Avellino, 29 novembre 1981. Una sparatoria nel parcheggio di un ristorante a Mercogliano spezzò la quiete della serata e ferì gravemente uno dei volti più noti del giornalismo italiano, Luigi Necco

Luigi Necco

Storico cronista sportivo della Rai. Vittima di un agguato camorristico, Necco fu colpito alle gambe da tre colpi di pistola, un chiaro segnale intimidatorio da parte della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

necco

“90° Minuto”

Il giornalista, noto per i suoi collegamenti ironici e appassionati da Napoli nella trasmissione “90° Minuto”, non si limitava a raccontare il calcio: scavava, denunciava, esponeva pubblicamente fatti scomodi. E fu proprio una di queste denunce a costargli l’attentato.

Pochi giorni prima dell’agguato, Necco aveva raccontato in diretta televisiva un episodio imbarazzante: il presidente dell’Avellino Calcio, Antonio Sibilia, aveva fatto visita in carcere al boss Raffaele Cutolo, portandogli in dono una medaglia d’oro. Il gesto, trasmesso e commentato pubblicamente da Necco, suscitò grande clamore. Ma non fu senza conseguenze.

L’ordine

L’ordine dell’attentato partì, secondo le ricostruzioni giudiziarie, da Vincenzo Casillo, noto come “‘o Nirone”, braccio destro di Cutolo. L’intento era chiaro, punire Necco per aver “osato” accostare la camorra ai potenti locali, mettendo a nudo rapporti e legami tra sport, politica e criminalità.

L’attentato fu eseguito in perfetto stile camorristico. Necco stava uscendo da un ristorante a Mercogliano, in provincia di Avellino, quando fu avvicinato da tre uomini armati. Lo colpirono alle gambe e fuggirono. Fortunatamente, il giornalista sopravvisse, ma le ferite furono gravi. Fu ricoverato d’urgenza e costretto a un lungo periodo di riabilitazione.

Un giornalista che non si è mai piegato

Nonostante la violenza subita, Luigi Necco non smise mai di fare il suo lavoro. Continuò a raccontare il calcio e la società napoletana con la sua cifra inconfondibile: schiettezza, passione, ironia. Il tentativo di metterlo a tacere fallì, anzi, ne rafforzò la determinazione.

Negli anni successivi, Necco condusse programmi di successo e si dedicò anche alla divulgazione culturale e archeologica. Morì nel 2018, a 83 anni, lasciando un ricordo indelebile nel panorama giornalistico italiano.

La sua vicenda resta un simbolo di quanto possa essere pericoloso raccontare la verità in territori dominati dalla criminalità. Ma anche della forza di chi sceglie di non piegarsi mai.

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