La chiesa del Purgatorio ad Arco è una delle chiese che si trovano nel centro storico della città di Napoli.
Il Purgatorio ad Arco

Ma attenzione, quella del Purgatorio ad arco, non è semplicemente una delle tante chiese del centro storico della città della sirena Parthenope, ma è un complesso museale estremamente amato dai napoletani.
Si tratta, infatti, non solo dell’imponente chiesa seicentesca all’interno della quale hanno lavorato i grandi nomi della pittura napoletana come Massimo Stanzione, Andrea Vaccaro e Luca Giordano che l’hanno resa un vero e proprio gioiellino barocco, in Via dei Tribunali.
Con essa vanno ricordati la Chiesa sottostante e la Sagrestia dagli armadi lignei, senza dimenticare il Museo dell’Opera.
Il suo nome e la sua storia
Come spesso accade nel nome di una chiesa, si ritrovano la sua storia e le sue origini; cosa che avviene anche in questo caso.
La Chiesa è dedicata alla Vergine e, nello specifico, a Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. Si fa riferimento – in pratica – alle anime purganti e soprattutto a quello delle anime pezzentelle, culto da sempre vivissimo nel popolo partenopeo.

La menzione dell’Arco, invece, è legata alla presenza in passato nella zona di un torrione ad arco a quattro entrate, che risalirebbe all’età romana.
E’ il culto verso quelle anime che non hanno nessuno che si i di loro.
La struttura monumentale
Chiesa superiore, chiesa inferiore o ipogeo, sagrestia e museo dell’opera, ne costituiscono la struttura monumentale.
Nata nel 1616 per volere di un gruppo di nobili famiglie tra le quali anche i Carafa e i Caracciolo, già precedentemente organizzate nella Congregazione laica dedita ai bisognosi della città, la chiesa ed il sottostante ipogeo erano concepite per ospitare i defunti appartenenti alle famiglie più povere, a corpi anonimi in cerca di degna sepoltura, genti senza fissa dimora per le quali si cercava di creare un dignità probabilmente perduta in vita.
La chiesa superiore è un gioiello barocco con stucchi e marmi policromi, come la stessa corrente seicentesca comandava. Da essa, attraverso una rampa di scale, si accede al sottostante ipogeo che, nel concreto, si rivela essere una seconda chiesa.
E’, quest’ultima, la grande novità: non un ipogeo come già presenti nelle altre chiese del vicereame, ma una chiesa, con tanto di altare maggiore e cappelle laterali, ma più austera e lontana dalle decorazioni barocche della struttura superiore, che fosse in linea con la concezione cimiteriale degli ipogei.
Purgatorio ad Arco: la sagrestia

Sagrestia e l’oratorio dell’Immacolata che ospitano il museo dell’opera, completano la struttura monumentale.
Dipinti, paramenti sacri, argenterie, realizzati per l’Opera Pia della struttura nel corso dei secoli.
L’Opera Pia del Purgatorio ad Arco, oggi è una Onlus attiva e operante, rimasta fedeli a quelli che, circa quattrocento anni fa, furono i principi ispiratori.
Il rapporto dei napoletani con la morte
Il rapporto che ognuno di noi ha con la morte, non può essere finalizzato a poche e semplici parole.
Non sempre, infatti, le parole riescono a spiegare il dolore e il vuoto che segue la perdita di una persona cara. A questo, il popolo napoletano ha trovato un’alternativa: i gesti, le azioni che sostituiscono le parole.
Gesti e azioni che si esplicano con la cura di anime di defunti, affinchè dal Purgatorio arrivino presto al Paradiso.
Gesti che si esplicano soprattutto con il più semplice dei gesti affettuosi: le carezze. Una carezza ad un teschio, un momento intimo con quel che resta o che si vuole fare restare come la sua riproduzione marmorea, di una persona che non è più.
Ed ecco che la Chiesa di Santa Maria del Purgatorio ad Arco diventa ‘A chies’ d’e cape ‘e morte ‘ la chiesa dei teschi, come quelli bronzei realizzati su basamenti in pietra, presenti lungo via dei Tribunali, del teschio alato all’interno della chiesa stessa, o il teschio di Lucia, nobildonna napoletana morta d’amore, un teschio che è velato e incoronato.

Ed ecco che il popolo napoletano, nel suo vivere, vive nel culto dei morti, un culto, una cura, un’attenzione che tiene vivo un legame non solo con persone care ormai scomparse, ma anche con chi non si è mai conosciuto. Come le anime pezzentelle, anime anonime e abbandonate che aspettano un’attenzione, un fiore, una preghiera.
Sitografia
https://cultura.regione.campania.it/-/associazione-archivio-fotografico-parisio
https://fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-santa-maria-delle-anime-del-purgatorio-ad-arco?ldc


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