Quando San Francesco d’Assisi fondò un convento tra i briganti

Immaginate San Francesco d’Assisi, nell’inverno del 1222, mentre attraversa i boschi dell’Irpinia diretto al Gargano. È stanco, fa freddo, e il bosco di Folloni è infestato dai briganti. Eppure, proprio lì il santo decide di fermarsi e lasciare alcuni frati con un compito apparentemente impossibile: convertire i malviventi e fondare un convento. Sembra una follia, ma funzionò. Quel luogo oggi è il Convento di San Francesco a Folloni, monumento nazionale e cuore spirituale di Montella, un paese di poco più di 7.000 abitanti che custodisce tesori inaspettati.

Perché Montella è uno di quei luoghi dove ogni pietra racconta una storia. Situata a circa 560 metri di altitudine nel cuore dell’Irpinia meridionale, tra il monte Terminio e il fiume Calore, questa cittadina ha attraversato tremila anni di storia lasciando tracce che pochissimi conoscono. E alcune sono davvero uniche al mondo.

Montella dall'alto

Montella dall’alto. Fotografia di Federico Quagliuolo, uso riservato

Tremila anni in poche righe: da guerrieri sanniti a contea rinascimentale

La storia di Montella inizia con i Sanniti, quelle tribù irpine che intorno al 500 a.C. si insediarono qui e che diedero filo da torcere a Roma per decenni nelle celebri guerre sannitiche. Quando i Romani finalmente prevalsero, intorno al 130 a.C., riorganizzarono tutto il territorio: un cippo trovato in località Chianola porta ancora incisi i nomi dei magistrati che divisero le terre, tra cui Gaio Sempronio Gracco. Ma il vero salto di qualità arriva nel Medioevo: i Longobardi, arrivati nel VI-VII secolo, capiscono subito l’importanza strategica di questo territorio a cavallo tra il Principato di Benevento e quello di Salerno. Montella diventa sede di un gastaldato, una delle circoscrizioni più importanti, con tanto di castello sul Monte che ancora oggi domina il paesaggio. La prima menzione scritta risale al 762, in un documento del duca di Benevento Arechi II.

Poi arrivano Normanni, Svevi, Angioini, e nel 1222 quel passaggio di San Francesco che cambierà per sempre l’identità del paese. Ma l’epoca d’oro è quella dei Cavaniglia, famiglia aragonese che dal XV secolo trasforma Montella in un centro culturale frequentato dagli accademici pontaniani. Nel 1445 il castello ospita re Alfonso il Magnanimo per una battuta di caccia. Non male per un paese di montagna. Il feudo passerà poi a diverse famiglie nobili – dai De Tolfa ai Grimaldi, dai Sauli ai D’Oria – fino alle leggi napoleoniche che aboliscono il feudalesimo all’inizio dell’Ottocento. Nel Novecento arriveranno la guerra (con Umberto di Savoia ospite più volte del convento) e poi, nel 1980, il devastante terremoto dell’Irpinia che cambierà per sempre il volto del paese.

L’unica giornea originale del XV secolo al mondo

Entriamo nel convento di San Francesco a Folloni e prepariamoci a rimanere a bocca aperta. Questo complesso, dichiarato monumento nazionale, conserva una biblioteca di 20.000 volumi, stucchi settecenteschi del maestro Francesco Conforto, e un pavimento maiolicato del 1750. Ma il vero tesoro si trova nel museo dell’Opera.

Nel 2003, durante lavori di restauro al mausoleo di Don Diego I Cavaniglia – glorioso capitano morto combattendo i Turchi a Otranto nel 1481 – accade qualcosa di straordinario. Riaperto il sarcofago dopo secoli, emergono le vesti funerarie del conte perfettamente conservate: una giornea in raso di seta cremisi con decorazioni in oro e argento, e un farsetto in damasco di seta. La scoperta ha rilievo internazionale: non erano mai stati rinvenuti prima esemplari originali di giornea, quella casacca che si indossava sotto l’armatura nel Quattrocento. È un unicum mondiale. Gli indumenti, restaurati con tecniche sofisticatissime, sono oggi esposti e rappresentano una testimonianza unica dell’abbigliamento nobiliare del XV secolo. Per gli appassionati di storia medievale, è come trovare il Santo Graal.

Ma il convento custodisce anche altri primati. Gli scavi condotti tra il 2005 e il 2010 hanno portato alla luce una necropoli medievale francescana sotto il chiostro: 22 corpi databili dal 1190 al 1550, con le braccia incrociate sul petto e un cuscino di pietre. È l’unico esempio di questo tipo per tutto il Mezzogiorno d’Italia. Alcuni di quei resti potrebbero appartenere ai frati che accompagnarono San Francesco nel 1222. L’Istituto Suor Orsola Benincasa, insieme all’Università della Danimarca del Sud e alla Duke University americana, stanno ancora studiando questa scoperta eccezionale.

Le acque di Montella: quando un paese disseta mezza Puglia

Se c’è una cosa che rende Montella davvero speciale, è l’acqua. Anzi, le acque. Questo territorio è una vera e propria riserva idrica naturale, tanto che un poeta latino scrisse: “Ocelle fluminum Calor” – occhio dei fiumi, Calore. E non esagerava.

Dal monte Accellica, nel territorio di Montella, nasce il fiume Calore Irpino, principale affluente del Volturno. Ma non è tutto. Quattro grandi sorgenti – Peschiera, Pollentina, Prete e Bagno della Regina – alimentano nientemeno che l’Acquedotto Pugliese, portando acqua fresca e pulita a milioni di persone in Campania e Puglia. Un’infrastruttura che parte da qui, da queste montagne irpine, e arriva fino al Salento.

Poi ci sono le sorgenti dell’Acqua degli Uccelli ai piedi del monte Terminio, quelle delle Acque Nere, della Tufara, della Scorzella. Torrenti come lo Jumiciello, il Santa Maria che attraversa il paese, il Lacinolo. E quattro cascate: la Tufara, la Madonnella, quella del Fascio costruita in epoca fascista per convogliare le acque nell’acquedotto, e la cascata della Lavandaia (detta anche “la Pelata”), già presente nel I secolo a.C. e ancora attiva fino agli anni Cinquanta per alimentare un mulino.

Il sottosuolo è un dedalo di grotte, inghiottitoi e doline, fenomeni carsici che caratterizzano soprattutto la zona di Verteglia. La più grande è la Grotta del Caprone. Insomma, Montella è letteralmente costruita sull’acqua. E questa ricchezza non è solo geologica: è identità, storia, economia. Perché quando accendi il rubinetto in Puglia, c’è una buona probabilità che quell’acqua venga da qui.

Castagne DOC e un primato nazionale

Passeggiate per Montella in autunno e capirete subito qual è l’altra grande ricchezza del territorio: i castagneti. Oltre il 16% del territorio comunale – parliamo di quasi 13 chilometri quadrati – è coperto da castagneti. Non piante qualsiasi: qui si produce la Castagna di Montella, che nel 1987 ottiene un primato assoluto. È il primo prodotto ortofrutticolo in Italia a ricevere la denominazione di origine controllata (DOC), dieci anni prima del riconoscimento IGP del 1997.

A battersi per questo riconoscimento fu il barone Gennaro Abiosi, e aveva ragione da vendere. Le castagne di Montella sono documentate fin dall’Alto Medioevo e hanno una qualità che le distingue da tutte le altre. Si mangiano bollite (i valani), arrostite (le varole), secche in zuppa con i fagioli, trasformate in dolci, marron glacé, castagne del prete. La tradizione è così radicata che generazioni di montellesi sono cresciute con il ritmo delle stagioni scandito dalla raccolta.

Certo, nel 2008 è arrivato il cinipide galligeno del castagno, una piccola vespa cinese che ha fatto crollare la produttività. Ma la lotta biologica sta funzionando, e le castagne tornano ad essere protagoniste dell’economia locale, insieme ai latticini (il caciocavallo podolico, la ricotta, il fior di latte) e al tartufo nero che cresce nei boschi circostanti.

Palazzi, chiese e una casa comunale premiata

Alzate lo sguardo mentre camminate per le strade del centro. Palazzo Abiosi sulla piazza principale, con il suo giardino all’italiana di oltre 10.000 metri quadrati. Palazzo Bruni Roccia, della prima metà del XVI secolo, con un parco di 21.000 metri quadrati. Villa Elena, costruita in stile vagamente Liberty tra il 1899 e il 1900 da un emigrante di ritorno dagli Stati Uniti, con arredi e soffitti a cassettoni opera dell’ebanista Felice Cianciulli.

La Collegiata di Santa Maria del Piano, costruita tra il 1552 e il 1586, custodisce una porta lignea di noce scolpita e intagliata del 1583 che è un capolavoro. Il complesso del Monte, con il castello longobardo del X secolo e il monastero costruito tra il 1554 e il 1586, domina il paese dall’alto. Il Santuario del Santissimo Salvatore, sulla cima dell’omonima montagna, è meta di pellegrinaggio inserita negli itinerari giubilari vaticani.

E poi c’è la nuova Casa comunale, progettata dall’architetto Donatella Mazzoleni dopo il terremoto del 1980 e realizzata a partire dal 1999. Una struttura moderna che ha fatto parlare di sé: diversi edifici con funzioni differenti disposti intorno a una piazza-fulcro. La rivista specializzata ANANKE l’ha definita “un paradigma di ciò che la ricostruzione post-sisma del 1980 in Irpinia doveva essere e non è stata”. Un riconoscimento importante per un paese che ha saputo rialzarsi.

Montella, un paese per chi sa apprezzare la bellezza.

Montella non è un paese per chi cerca la mondanità. È un luogo per chi vuole scoprire, capire, respirare storia e natura insieme. È per chi vuole vedere l’unica giornea medievale originale al mondo, camminare dove camminarono i Longobardi, entrare nel convento che San Francesco fondò tra i briganti. È per chi vuole capire da dove viene l’acqua che disseta la Puglia, assaggiare castagne che hanno ottenuto il primo DOC ortofrutticolo d’Italia, perdersi nei boschi del Parco dei Monti Picentini.

Questo piccolo paese irpino ha attraversato tremila anni senza perdere la sua anima. Ha resistito a guerre, terremoti, cambiamenti epocali. E oggi continua a raccontarsi a chi ha voglia di ascoltare. Scoprirete che i luoghi più autentici sono quelli che non urlano la loro bellezza, ma la sussurrano. E una volta ascoltato quel sussurro, non lo dimenticherete più.


Fonti consultate

  1. Sito ufficiale Montella Net – Sezione Storia: https://www.montellanet.com/montella/storia.asp
  2. Wikipedia – Voce Montella: https://it.wikipedia.org/wiki/Montella
  3. Montella Net – I Longobardi: https://www.montellanet.com/montella/storia.asp?id=11
  4. Sistema Irpinia – Complesso Conventuale San Francesco a Folloni: https://sistemairpinia.provincia.avellino.it/it/luoghi/complesso-conventuale-san-francesco-folloni
  5. Francesco Scandone, “L’Alta valle del Calore. Montella antica e medio-evale e le sue costituzioni municipali”, Libreria Detken & Rocholl, Napoli 1911
  6. Salvatore Moscariello, “Montella tra note e immagini”, 1991
  7. Francesco Scandone, “L’Alta Valle del Calore. Il municipio di Montella, col suo feudo, nei tempi moderni incominciando dal dominio della Casa D’Aragona”, Napoli 1920

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