Il teschio di Pompei – raffigurato in un mosaico e oggi conservato al Mann – è uno dei mosaici più famosi e apprezzati.

Pompei – da cittadina romana a patrimonio Unesco

Gli scavi dell’area archeologica di Pompei non finiscono ancora di rivelare e sorprendere, scoprire ed entusiasmare.

Cittadina romana ai piedi del Vesuvio, il grande vulcano che domina il golfo e la città della sirena Parthenope, è ricordata soprattutto per essere stata completamente distrutta dell’eruzione del 79 d.C.

Scavi archeologici di Pompei – foto dell’autrice

Prima dell’eruzione era una cittadina estremamente viva e fiorente, che viveva di artigianato e commercio. La presenza di un grande anfiteatro, conferma una vita sociale fatta anche di spettacoli ed attrazioni.

Ma l’eruzione, la nube che si sprigionò, la lava che la travolse, distrusse la cittadina, come ci racconta Plinio il Giovane.

La scoperta e gli scavi

Risale alla fine del ‘500 la scoperta della cittadina, ma gli scavi inizieranno solo nel 1748.

Gli scavi – ancora oggi – dopo oltre 250 anni dal loro inizio, non possono dirsi conclusi.

Scavi archeologici di Pompei – foto dell’autrice

Ancora oggi la cittadina divenuta Patrimonio Unesco il 6 dicembre del 1997 – il sito Unesco le affianca inoltre le cittadine di Ercolano e Torre Annunziata, le cui aree archeologiche insieme a quella della stessa Pompei, offrono un patrimonio storico unico – continua a sorprendere e a regalare emozioni ad archeologi, storici e turisti.

In particolare le pitture e i mosaici, che offrono non solo uno spaccato sui gusti e – perchè no – il quotidiano della vita di persone vissute in un tempo lontano da noi e che, grazie a ricerche, scoperte, supporti informatici, non solo sembrano rivivere nei nostri giorni, ma soprattutto ci catapultano nel loro tempo.

Il teschio di Pompei

E’, tra i mosaici, uno tra i più noti, se non addirittura il più famoso.

teschio di pompei - il mosaico
Il mosaico del teschio di Pompei al Mann – Immagine di Pubblico Dominio – Eventuali Crediti al link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Memento_Mori_con_teschio_(vita)_appeso_a_un_filo_tra_la_ruota_della_fortuna,_109982,_01.JPG

Conservato al Mann, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, rappresenta proprio un teschio al centro della scena che si propone allo sguardo dello spettatore.

Teschio di Pompei: ovvero Memento Mori

Noto anche come Memento Mori di Pompei (che letteralmente significa Ricordati che devi morire) l’opera è stata ritrovata nel 1830 in un’officina(?) o conceria (?) di Pompei.

L’iconografia è semplice e complessa al tempo stesso: al centro c’è il teschio, simbolo indiscusso della morte, legato con un filo ad una squadretta lignea e col mento poggiante su ali di farfalla – la farfalla è simbolo dell’anima – e una ruota a simboleggiare la fortuna umana.

Ai lati penzolano una porpora rossa avvolta ad una lancia – la porpora è un colore regale e la lancia un’arma usata in battaglia, mentre a destra del mosaico, una coperta sotto ad un sacchetto intorno ad un pezzo di legno, simboli della semplicità.

La lettura iconografica rimanda alla tradizione dell’antica Roma di celebrare il rientro dei generali vincitori e ammonirli dall’essere sopraffatti da ricchezze e simili.

Sitografia di riferimento

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