Maiori: uno dei più incantevoli comuni della Campania e tra le più amate mete della costiera amalfitana.
Con le sue sabbie vulcaniche e i suoi scorci caratteristici, comprende nel suo territorio parte dei monti Lattari, e secondo la leggenda fu fondata dalla dea Maia, che nella mitologia romana rappresentava l’abbondanza e la fecondità.
Il suo nome originario era, però, Rheginna Maior, necessario a distinguerla dalla vicina cittadina di Rheginna Minor (oggi Minori).
Nell’842 nacque la Confederazione degli Stati Amalfitani, di cui Maiori entrò a far parte. Ogni città che vi aderì aveva un ruolo specifico nell’amministrazione della confederazione: ad esempio Maiori fu sede dell’ammiragliato e del fondaco del sale. La Confederazione si trasformò, nel 872, nella più antica repubblica marinara, quella di Amalfi.
Fu proprio in questo periodo che iniziò la fortificazione di Maiori: furono costruiti bastioni, fortezze e castelli, molti dei quali sono oggi ancora in piedi.
L’arrivo dei normanni
Dopo l’anno mille le sorti dell’Italia Meridionale dipesero in maniera sempre più forte dai guerrieri normanni, inizialmente mercenari al soldo dei vari potenti sul territorio e in seguito veri e propri conquistatori.
E fu proprio durante l’invasione normanna di Maiori che venne costruita la Torre Salicerchio, oggi ancora in piedi; era una torre di avvistamento necessaria per dare l’allarme in caso di incursioni piratesche.
La vita antica di costiera, infatti, era costellata da regolari e non propriamente gradite visite dei pirati: è per questo che di torri come quella di Salicerchio se ne possono trovare tantissime.
Però noi, oggi, ci vogliamo fermare proprio qui, proprio a questa torre specifica: perché lei, tra le tante? Perché a Maiori?
Paisà
Facciamo un salto in avanti nel tempo, dalle atrocità piratesche alle atrocità contemporanee della seconda guerra mondiale.
Nell’Italia del 1946, tra le rovine delle nostre martoriate città, la disperazione ancora viva del conflitto e le miserie del contraccolpo morale ed economico, veniva girato un film che avrebbe fatto la storia del cinema nostrano.
Il nome sulla sedia del regista era quello di Roberto Rossellini, tra gli sceneggiatori figuravano Pratolini e Fellini e il titolo della pellicola era Paisà. Fellini stesso, nella sua autobiografia, racconta che la sua produzione fu possibile grazie ad un americano arricchitosi con la distribuzione negli USA della precedente opera di Rossellini, Roma città aperta. Pare che l’uomo avesse visionato in Italia il film, da soldato, e avesse deciso, incantato, di portarlo nel suo paese d’origine.
Paisà è un film a episodi, girato con attori prevalentemente non professionisti, e racconta l’avanzata delle truppe alleate dalla Sicilia al Nord Italia. Gli episodi sono sei, ambientati rispettivamente in Sicilia, a Napoli, a Roma, a Firenze, in un monastero sull’Appenino e infine lungo il delta del Po, oltre la linea gotica.
Il capolavoro di Rosellini merita senz’altro la visione integrale, ma noi oggi citeremo due episodi: il quinto e soprattutto il primo. Essi sono infatti stati girati entrambi a Maiori – l’episodio del monastero in una chiesa del luogo, e l’episodio “siciliano”, il primo… proprio nella Torre Salicerchio.
Joe e Carmela, l’America e l’Italia
Siamo nel luglio del 1943. Gli anglo-americani approdano in Sicilia per dare inizio alla conquista dell’isola. Un gruppo di soldati americani giunge in una chiesa dove gli abitanti di un paesello vicino si sono rifugiati al riparo dai bombardamenti. Fra questi c’è una ragazza, che è in cerca dei suoi parenti. Si chiama Carmela, e non avendo niente da perdere ed essendo sola si offre di guidarli in direzione dei tedeschi evitando i campi minati. Durante il tragitto, i soldati e la ragazza trovano un castello incustodito – la Torre Salicerchio!– e vi si stabiliscono.
Quasi tutti i soldati escono in ricognizione; soltanto uno, Joe, rimane in compagnia di Carmela. Tra i due inizierà un frustrantissimo e tenerissimo tentativo vano di comunicazione, tra poche parole italiane e inglesi smozzicate dall’uno e dall’altro e tantissimi fraintendimenti. Non vogliamo dirvi come finirà la loro storia: vale la pena scoprirlo da soli.
Rossellini e la costiera
“Gli abitanti della Costiera sono dei pazzi, degli ubriachi di sole. Ma sanno vivere valendosi di una forza che pochi di noi posseggono: la forza della fantasia”.
Questa citazione del grande regista italiano è famosissima; non solo con Paisàegli amò e scelse Maiori e più in generale la costiera. Vi girò infatti altre scene per i suoi Il miracolo, L’amore, La macchina ammazzacattivi, Viaggio in Italia.
Seguendo tantissimi altri attori e registi dell’epoca, sia italiani e che stranieri, Rossellini rese la costiera anche cornice dei suoi travagli e delle sue gioie personali – ad esempio la sua tormentata storia d’amore con Anna Magnani, insieme alla quale si rifugiava spesso in una casa di pescatori dalle parti di Furore; oppure la frenetica corrispondenza con l’altra sua grande amante, Ingrid Bergman.
Gli abitanti di Maiori e di tutta la costiera ricordarono per molti anni la gentilezza e la stravaganza di quel grande regista romano, e oggi vi si tiene ogni autunno Il Premio Internazionale Roberto Rossellini, che permette a giovani studenti di cinema e registi esordienti di realizzare cortometraggi sostenendoli con un contributo economico cui si accede per concorso.
Beatrice Morra
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