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I leoni di Piazza dei Martiri nascondono una storia incredibile. Ci troviamo una delle piazze più conosciute della “Napoli bene“, frequentata giorno e notte da turisti e napoletani incantati dalla bellezza e dall’eleganza dei palazzi.

In diversi periodi dell’anno si colora con enormi palle di Natale o scritte che inneggiano all’Amore. La piazza ha origini antichissime, e nel corso degli anni ha cambiato spesso nome. Il cambiamento più significativo lo si ottenne con Ferdinando II di Borbone, che al seguito dei moti del 1848 decise di dedicare lo slargo alla Madonna della Pace. Dopo vari progetti vinse Errico Alvino che propose un maestoso monumento con tanto di colonna e ornamenti preziosi. Ma accadde l’imprevisto: la morte di Ferdinando II, la rabbia ancora latente dei rivoltosi, impedirono il completamento del monumento, lasciando così l’alta colonna di granito grigio da sola sul calar della sera.

Ma ecco che nel 1861 la questione si risveglia! Il sindaco allora in carica, Andrea Colonna di Stigliano, decise di far completare il monumento e di dedicarlo ai martiri napoletani. È così che arriviamo a ciò che vediamo oggi: un enorme colosso in marmo, una colonna che richiama alla pace, sormontata da una statua che inneggia alle Virtù dei Martiri, e poi ci sono loro: i leoni.

Il significato dei quattro leoni di Piazza dei Martiri

Quante volte vi sarete chiesti perché sono proprio quattro i leoni, e cosa significano?    

Nel monumento viene rappresentato il coraggio del popolo napoletano, ogni leone simboleggia un periodo, una rivoluzione, che ha visto i napoletani ribellarsi al potere e riprendersi la propria libertà. Fu costruito sulla base di un precedente monumento di epoca borbonica, la “Colonna della Pace”. Dopo l’Unità la piazza assunse invece una funzione di propaganda antiborbonica, ricordando con i 4 leoni tutte le insurrezioni fallite contro Ferdinando I e II.

Il primo, da tutti definito “il leone con la dinamite” è invece un leone morente (in copertina), che ricorda i caduti della rivoluzione napoletana del 1799.

Il secondo, il leone trafitto dalla spada, richiama i caduti carbonari del 1820.

Il terzo, il leone che con la grossa zampa mantiene lo statuto del 1848, rappresenta i napoletani morti nei moti dello stesso anno.

E infine, il leone indomito, l’unico dei quattro feroce e pronto all’attacco, che ricorda i caduti garibaldini del 1860.

Si potrebbe parlare anche di un leone mancante, un leone che avrebbe dovuto rappresentare i famosi “briganti” che combatterono contro l’Unità, per difendere la patria duo siciliana, ma che, ovviamente, non vinsero.

Questo monumento, che sorge tra i negozi chic della nostra città, viene spesso dimenticato. Le vetrine scintillanti accecano il napoletano, facendolo dimenticare della propria storia. La furia dei napoletani è stata addomesticata come un leone di marmo, leone di marmo che invece dovrebbe significare la nostra voglia di non arrenderci contro le difficoltà, leone di marmo, il sesto, che dovrebbe essere posto alla base del monumento per ricordarci che il tempo delle rivoluzioni non è finito, e che la nostra città possiamo riprendercela in ogni momento.

-Roberta Montesano

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