Maestosa, austera, suggestiva: la fontana dell’Ercole di Sessa Aurunca spunta all’improvviso, in una piazzetta fra il Castello Ducale e le stradine medievali della città.
Oggi è il simbolo della città e dei suoi progressi urbani e tecnologici, ma nasconde anche un riferimento alla storia dell’antica città conosciuta dai Romani. Il protagonista della scultura non è infatti casuale: Ercole era il nume che tutelava l’antica Suessa.
Non è un caso, d’altronde, se il simbolo di Sessa Aurunca è proprio il leone Nemeo.
La fontana dell’Ercole: una storia antichissima
Quando Suessa era una delle città della Campania Felix, tanto famosa da essere citata spesso anche da Cicerone, fu un centro importante dell’arte: ospitò il secondo teatro più grande della Campania e fu sede del culto di Ercole, tant’è vero che il semidio era anche il nume che proteggeva la città ed aveva un grosso tempio a lui dedicato che oggi probabilmente giace sepolto sotto la collina.
Il culto di Ercole, in realtà, era una caratteristica di tutte le città della Magna Grecia e, non a caso, viene dalla cultura greca. Questo culto, che celebrava i valori della forza e della virilità: le sue dodici fatiche sono infatti il simbolo dell’eterno conflitto fra l’Uomo e la natura.
L’episodio raccontato sulla fontana dell’Ercole di Sessa Aurunca si riferisce all’uccisione del leone di Nemea, la prima fatica del semidio.
Il leone era uno dei mostri figli del gigante Tifeo ed Echidna e terrorizzava Micene e Nemea: era dotato di una pelle invulnerabile ad ogni colpo e infatti resistette sia alle frecce scoccate dall’arco che ai colpi di un ulivo, che fu staccato da terra e usato come clava per picchiarlo.
Allora Ercole decise di strangolarlo con le sue stesse mani e, una volta soffocato, lo scuoiò e ne fece un mantello che lo avrebbe protetto dalle armi di tutti gli uomini.
Una fontana nata su una porta
La fontana dell’Ercole fu costruita nel 1825 per festeggiare una ricorrenza storica, ovvero l’inaugurazione dell’acquedotto pubblico voluto da Ferdinando IV di Borbone che riuscì a rifornire l’intera città di acqua corrente come non avveniva dai tempi degli antichi romani.
La scultura fu creata da Angelo Solari, uno scultore casertano che fu padre del più famoso Tommaso Solari, a sua volta autore di numerosissimi monumenti in città, fra cui i leoni di Piazza dei Martiri e la statua di Carlo d’Angiò.
Prima di questa piazzetta, però, c’era una porta d’ingresso all’antica città: si chiamava con l’eloquente nome di “Porta del Macello” e la prima notizia certa che abbiamo risale al 1558, quando il duca spagnolo di Sessa Aurunca, Lope de Herrera, decise di ristrutturare la zona. Di questa storia abbiamo ancora oggi un’ultima testimonianza: ci sono infatti ai lati del muro che circonda la fontana due piccole lapidi con iscrizioni antiche, posizionate lì nel 1638.
Durante gli anni del Viceregno Sessa Aurunca ebbe un periodo di grande fermento: era infatti una delle città più importanti dell’entroterra campano, sede di numerose famiglie nobiliari (infatti Sessa era governata dai Sedili nobiliari, proprio come Napoli) e casa elettiva di Gonzalo di Cordoba, l’eroe nazionale spagnolo che conquistò il Regno di Napoli. Fu lui il primo “Duca di Sessa”, un titolo nobiliare che esiste ancora oggi.
Ancora oggi, dopo il restauro, la fontana dell’Ercole di Sessa Aurunca è esattamente quel legame perfetto fra il mondo antico e la città moderna, in una continuità che solo l’arte riesce a regalarci.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Sergio Cascella, Il teatro romano di Sessa Aurunca, Marina di Minturno, 2002
Cronostoria della fontana
Regione Campania – Progetto “Bandiera blu del litorale domitio”
Da Ercole a San Michele