Il cornicello napoletano è un oggetto iconico, cult, antico e contemporaneo al tempo stesso. Un oggetto di cui non si può fare a meno.
Recita un vecchio detto attraverso le parole di Eduardo De Filippo: “essere scaramantici è da ignoranti, non esserlo porta male!”
Breve storia del cornicello
Un oggetto dalle origini lontanissime. Secondo una tradizione ben radicata, lo si farebbe risalire all’antico Egitto considerando anche i rapporti tra la città e la terra che fu dei faraoni. Attenzione, però, non si tratta di un rimando effettivo, ma di un rimando alle usanze scaramantiche dell’Egitto e l’uso di oggetti scaramantici, anche dalla forma fallica che, seppure alla lontana, rimandano al cornicello.
Ma è l‘arte statuaria romana ad imprimere, probabilmente suo malgrado, un segno importante all’iconografia del corno.
La raffigurazione delle nudità, in particolare quella degli uomini e degli organi genitali sempre scoperti, sebbene provenissero dall’arte greca, diventano simbolo di vita, fertilità, ma soprattutto di virilità.
Il Medioevo: il momento della realizzazione
E’ nel periodo medioevale che il cornicello prende vita così e arrivato ai giorni nostri e così come lo conosciamo noi.
Un oggetto dalla forma fallica, ma con tre caratteristiche fondamentali: vuoto all’interno, duro e appuntito, ma a patto che la punta sia storta. e che sia di buon auspicio.
Proprio per il buon auspicio, le prime realizzazioni vengono fatte con un “materiale magico“, capace di scacciare malocchio e demoni, proteggendo chi lo indossa: il corallo.
Il corallo puro è rosso e il rosso è il colore della passione, del fuoco, della vita. Ne consegue che diventa l’oggetto più desiderato da indossare per le donne in stato di gravidanza: portatrici di vita a seguito dell’atto sessuale legato alla virilità dell’uomo.
Ieri, oggi e domani
Dal Medioevo ai giorni nostri, la potenza del corno non si è mai esaurita.
Un ornamento particolare che rappresenti forza, potenza, protezione, ma soprattutto scaramanzia.
Non dev’essere acquistato, ma rigorosamente “regalato ed attivato” ruotando la punta nel palmo della mano.
E se si rompe, nessun timore: ha semplicemente esaurito la sua forza ed il suo compito.
Napoli, capitale del cornicello
Oggi la realizzazione dei corni a Napoli è quasi seriale. Ne esistono di tutte le dimensioni e colori, nei più svariati materiali, fatti a mano e possibilmente in terracotta o in produzioni seriali.
La forma non tradisce mai l’originale, la testa può variare: si trovano infatti corni coronati, corni con sopra personaggi iconici napoletani; su di essi possono essere incise delle scritte per personalizzarlo: pensieri, emozioni, date e non è difficile trovare anche raffigurato l’asso di bastoni delle carte da gioco napoletane.
Se chiedete ad un napoletano verace che cos’è un corno, di certo vi risponderà: ‘a bbona ciorta!‘ Sì, la buona fortuna. Quello che per consuetudine e per intercalare, ogni napoletano augura salutando: ‘Statt’ bbuon’ o ancora ‘a Maronn’ t’accumpagn!’ ed anche ‘cu na bbona ciorta!’ . Un augurio di buona vita, accompagnato da un’accarezzata al più famoso dei portafortuna napoletani: ‘o curniciell!
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