La lunga strada di sabbia

Pier Paolo Pasolini, tra il giugno e l’agosto del 1959, percorre l’Italia guidando una Fiat 1100. Parte da Ventimiglia, seguendo la costa occidentale dello stivale, arrivando fino al più meridionale comune siciliano, per risalire poi la costa orientale e terminare la corsa a Trieste. Il viaggio era stato commissionato dalla rivista “Successo”, che avrebbe pubblicato il diario di bordo di Pasolini, intitolato “La lunga strada di sabbia“. L’itinerario in Campania prevedeva Napoli, le isole, la Costiera amalfitana e il Cilento.

Napoli: lungomare Caracciolo e Castel dell’Ovo

Pasolini, appena arrivato a Napoli, cena al Ristorante Ciro al Borgo Marinari, ancora oggi presente. Lo scenario che accoglie il poeta è quello maestoso del Castel dell’Ovo, insieme all’universo di personaggi che affollano il ponte che porta all’isolotto di Megaride. A impressionare Pasolini sono soprattutto i ragazzini che si tuffano in acqua per raccogliere le monete lanciate dai turisti, si tratta dei bambini “sommozzatori”, già citati da Raffaele Viviani in Pescatori nel 1925.

Ne “La lunga di strada di sabbia”, suggestivo è il racconto della notte napoletana di Pasolini. L’insolito reporter sceglie di non andare a dormire, in quanto preferisce “girare come un pazzo”, muovendosi tra caffè e giardini, sbirciando i flirt dei marinai e la vita borghese notturna. Si convince addirittura ad aspettare l’alba, mentre va avanti e indietro sul lungomare Caracciolo, vedendo finalmente il Vesuvio alla luce del giorno.

La lunga strada di sabbia
Castel dell’Ovo – Napoli

Ischia e Capri

Spinto anche dal romanzo “L’isola di Arturo” di Elsa Morante, ambientato a Procida, Pasolini visita anche le isole campane. L’opera aveva vinto nel 1957 il Premio Strega e curiosamente Pasolini inserisce un dialogo sul premio, all’inizio della sezione de “La lunga strada di sabbia” dedicata al Sud Italia. Pasolini era stato finalista del premio nel 1959, vinto quell’anno da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

“Sono già tutto, laggiù, nel meridione, all’isola di Arturo”.

La lunga strada di sabbia

A Ischia, Pasolini racconta di Ischia Porto e Casamicciola, descritte come luoghi molto diversi tra loro. Qui a colpire il poeta sono gli Ape Calessini, chiamati nel diario di viaggio “motocarrozzelle”, descritti come calessini dei coolies cinesi attaccati a una Vespa, fatti di legno compensato e provvisti di tappetini, bracciali e cuscinetti. Nell’isola Pasolini incontrerà Luchino Visconti e pernotterà all’albergo Savoia di Casamicciola.

A Capri irrinunciabile è la visita alla Grotta Azzurra, ma è un dettaglio logistico a conquistare l’attenzione del poeta. Si nota infatti come ci sia una sorta di prelazione da parte di un barcaiolo nel trasportare i turisti a Marina Grande, con gli altri barcaioli che recitano un omertoso silenzioso in assenza del privilegiato.

La lunga strada di sabbia
Verso Capri

Costiera amalfitana e Cilento

Pasolini lascia poi Napoli per dirigersi verso la Costiera Amalfitana. Attraversa la periferia napoletana, Castellammare e poi Sorrento, che non riconosce nella “Surriento” citata nelle canzoni napoletane, poiché troppo diversa da Napoli e caratterizzata da grandi alberghi che pacificamente si godono il bel clima.

Amalfi viene descritta come una grande città diventata nei secoli un umile paese, ma comunque felice. Un semicerchio sul porto, riassume poeticamente Pasolini ne “La lunga strada di sabbia”.

Il poeta sale poi fino a Ravello, adocchiando anche Scala, arrampicandosi tra vigneti e fichi d’India, lungo colline “più verdi del verde”. Sono i Monti Lattari, che salgono verticalmente dal mare verso il cielo, con le caratteristiche coltivazioni a terrazza. A Ravello, Pasolini è colpito dalle strade nobili, che gli ricordano la ricchezza della Lombardia e del Veneto, e dallo sproporzionato numero di chiese di un paese così piccolo. Un tempo Ravello aveva un’elevata densità abitativa, gli ricorderà un frate locale.

Ravello è per il poeta “uno sperone sospeso nel vuoto”. Visita Villa Cimbrone, dove ammira, dalla Terrazza dell’Infinito, il golfo da Amalfi a Salerno. Un luogo, per Pasolini, “deputato all’estasi”.

“Ma mi rialzo, corro su nel giardino, filo lungo tutto il viale, profumato da ubriacare, arrivo in fondo alla terrazza, sospesa nel cielo, con una fila di nobili teste di marmo, e una dolce ringhiera”.

La lunga strada di sabbia
La lunga strada di sabbia
Terrazza dell’Infinito – Ravello

La tappa successiva de “La lunga di strada di sabbia” è Minori, scendendo nuovamente verso la costa. Lungo la strada, il poeta decide di dare un passaggio a due giovani autostoppiste, intente a raggiungere Maiori a piedi per la festa cittadina. Si tratta presumibilmente della notte di Ferragosto, in quanto sono descritti i numerosi fuochi d’artificio del lungomare maiorese, per Pasolini “scoppi orrendi che dilaniano l’aria tranquilla”. Passa poi per Salerno, che non visita ma in cui promette di tornare.

Pasolini prosegue verso Sud, passando per Paestum e Agropoli, in cerca di un albergo, in piena notte. Distrutto dalla stanchezza, il poeta si ritrova a Vallo della Lucania, dove viene traghettato tra un albergo e l’altro da “un povero cristo” che cerca di aiutarlo. Camere però non se ne trovano, così Pasolini passerà la notte in macchina per raggiungere poi Maratea l’indomani e proseguire il suo viaggio.

I volti che incontra Pasolini

Nel 2020, ha ripercorso l’itinerario del poeta il cantautore napoletano Giovanni Truppi, con il suo diario di viaggio “L’avventura”. Nel suo report della Campania, Truppi inserisce il litorale domizio, i Campi Flegrei, Pompei (dove descrive un luna park per bambini, invece che gli scavi), il Sentiero degli Dei, Policastro, Scario e Sapri.

Rileggere oggi “La lunga strada di sabbia” di Pasolini è un facile esercizio per scavare nell’evoluzione della Campania, riafferrando ciò che non c’è più e ciò che invece c’è ancora. Dai bambini che si tuffano nelle acque per raccogliere le offerte dai turisti, alle gerarchie tra i barcaioli di Capri. Dalle eleganti e silenziose viuzze di Ravello, al chiasso dei fuochi d’artificio di Maiori.

Un’occasione di profonda autoanalisi di coscienza per il popolo campano, una insolita guida di viaggio per i visitatori della regione. Oltre a descrivere i paesaggi naturali, Pasolini, inoltre, viaggia attraverso l’incontro con gli abitanti dei luoghi, analizzando finanche le sfumature dei volti di ogni avventore.

A Napoli incontra “la furberia guappa e inespressiva” di chi “fa la faccia del cinque-e-tre-otto”. A Ischia un usciere gli mostra “un’affabulazione degna di Plauto”, mentre i camerieri di un albergo “devono sempre tristemente concludere, rovesciando indietro la testa, protendendo il mento e facendo un << pet >> con le la labbra come se dessero un bacio al niente fatale, al no che li tormenta.”

In Costiera a colpirlo è una giovane ragazza “già col viso della mamma”, che fa contrasto con un vecchio receptionist cilentano “ancora con la faccia adolescente, persa nel sonno”, che nel comunicargli la mancanza di camere disponibili “alza la testa, come fanno i cavalli per cacciare le mosche, e con le labbra fa un gesto come se baciasse”.

La lunga strada di sabbia
Capo d’Orso – Maiori

L’estate eterna in cui non succede niente

Pasolini riesce così, con “La lunga strada di sabbia”, a scattare la sua personale fotografia della variopinta Campania. Una terra di straordinaria bellezza, dove poter vivere un’estate infinita.

“Mi aspetta qualcosa di stupendo: quello che si aspetta quando si è ragazzi, il primo giorno di villeggiatura, e si ha davanti un’estate eterna.”

La lunga strada di sabbia

Un nuovo senso di pace che conquista il poeta, che però ha poco a che fare con la fantasia e la letteratura, ma più con la vita, il cui senso resta tranquillamente inafferrabile.

Ma mi occorrerebbe un libro, perché non è successo niente: sono successe solo quelle cose che appartengono solo alla vita, e muoiono dopo cinque minuti.

La lunga strada di sabbia

Bibliografia:

Pier Paolo Pasolini; La lunga strada di sabbia; 1959

Giovanni Truppi; L’avventura; 2021

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  1. Giancarmine Gentile Avatar
    Giancarmine Gentile

    Salve,

    Voglio esprimere il mio apprezzamento per questo interessante ripercorrere le tappe campane di un, altrettanto affascinante, periplo dell’Italia che fu.

    Complimenti.

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