L’umidità del mare crea giochi di magia e si trasforma, al contatto con il monte Accellica, nella catena dei monti Picentini, in nuvole e poi in abbondanti piogge. Le gocce d’acqua, cadendo dal cielo, come in una danza vaporosa, lambiscono le verdi cime e scivolano piano piano, ma inesorabilmente, sulla roccia calcarea e in tante cavità carsiche che fanno precipitare l’acqua verso le viscere della terra, per poi essere restituita dalla roccia sottoforma di torrenti e nuova vita.
Questo articolo nasce da lunghe chiacchierate e racconti durante un trekking di due giorni sul Monte Accellica, alto 1660 metri, con Marco Cuozzo, studente di ingegneria idraulica di Salerno, che ha scritto una tesi sulle fonti di Acerno, e Giuseppe Cuozzo, che lavora in montagna, soprattutto nella sistemazione dei castagneti e che di recente ha ottenuto la certificazione di “Guida ambientale escursionistica” rilasciata dall’AIGAE, l’Associazione Italiana Guida Ambientale Escursionistica. Giuseppe inoltre collabora anche con il Duomo Trekking, che organizza molti trekking nel salernitano, avellinese e ad Acerno.
Con noi c’erano anche i loro amici e il medico Andrea Cappetta, originario di Acerno, che mi ha trasmesso l’amore per questo territorio.
Il Monte Accellica e la sua flora
Il monte Accellica (in dialetto locale “Acellica”) ha due vette, la sud e la nord, ed in mezzo vi è uno strapiombo roccioso dove si trova una strada ferrata, oggi dismessa. Tra le due vette c’è anche il nevaio più duraturo del Sud Italia, grazie all’esposizione a nord.
Il monte, come tutta la zona intorno ad Acerno, è estremamente verde. In basso si trovano foreste di castagni selvatici, in alcuni casi lasciate a bosco e in altri casi innestati, per poter avere frutti migliori in quanto i frutti delle castagne selvatiche sono troppo piccoli e non sono buoni per uso alimentare.
Gli alberi non innestati vengono utilizzati per il legno, mentre gli altri, che danno ottimi frutti, vengono utilizzati a scopo alimentare.
Salendo di quota si trovano cerri, aceri, ontani e carpini. Si pensa che il nome di Acerno, il paese sotto l’Accellica Sud, venga dal latino “Acernus“, che voleva dire legno di acero.
Nel sottobosco si trovano funghi, origano, fragoline, da cui si fa la famosa fragolata di Acerno, mentre nel fondovalle, in località Vella, si coltivano le patate perché vi si trova un terreno molto umido che mantiene bene la siccità. Il sottobosco è anche ricco di fiori come margherite, violette e gigli.
Salendo di quota la foresta diventa di faggi e sulla cresta vi sono zone rocciose con prati fioriti. Il monte Accellica, con le sue due vette, è anche chiamato “la regina dei Picentini”.
Il monte Accellica, una vista a 360 gradi sulla Campania meridionale
Facendo il giro della vetta si vedono, a 360 gradi: la Piana del Sele, il Cilento, Punta Licosa, Salerno, la Costiera Amalfitana, il Vesuvio, il Terminio nell’avellinese, Lago Laceno e gli Alburni.
Per raggiungere la vetta dell’Accellica Sud si parte sia da Acerno che da Giffoni Valle Piana, presso la località Piani di Giffoni grazie ai sentieri Cai. Non lontano vi è anche il Sentiero Italia che passa da Montecorvino Rovella e Serino. In cima al monte Accellica vi è anche un bivacco dove si può campeggiare all’aria aperta. Sono sentieri per esperti, quindi da fare con persone che li conoscono bene o con buone mappe Cai, perché ci si può perdere e i pendii sono scoscesi.
Il monte Accellica e le sue sorgenti
Dal versante acernese del monte Accellica, vi sono due sorgenti, ad un’ora dalla vetta, in cui ci si può rifornire di ottima acqua sorgiva.
Dalla vetta sud non è possibile raggiungere la vetta nord a causa di un crepaccio e della zona in cui d’inverno si crea il nevaio. La ferrata che vi era un tempo è attualmente dismessa. Per raggiungere la vetta nord si deve quindi passare per il sentiero che parte da Giffoni, Serino o da Montella.
In queste zone si trovano lupi, cinghiali, volpi, lepri, falchi, falchetti. Alcune guide esperte dicono di aver avvistato anche aquile.
La roccia è di natura dolomia e calcarea e in alcuni punti vi sono degli inghiottitoi di natura carsica, quindi bisogna prestare attenzione. Questo tipo di roccia fa sì che sia una zona piena d’acqua, tanto che dal monte Accellica nasce il fiume Calore Irpino che diventa affluente del Volturno. Essendo che l’Accellica, uno dei monti più maestosi della zona, fa da barriera per l’umidità che arriva dal mare, l’umidità condensa e diventa nuvole e tanta pioggia.
L’acqua poi si perde in mille rivoli e viene raccolta negli inghiottitoi carsici filtrando nelle profondità della terra per poi fuoriuscire da qualche altra parte come fiumi o torrenti. Tanto che esiste nelle vicinanze addirittura un sentiero nelle vallate intorno ad Acerno chiamato Sentiero delle Acque, dove si attraversano numerosi punti in cui riaffiora l’acqua dal nulla o si costeggiano numerosi torrenti.
Acerno, sotto il monte Accellica, non a caso è conosciuto come il “paese delle cento acque“. Il paese che sta proprio nel cuore del Parco Regionale dei Monti Picentini è quindi una delle zone più ricche d’acqua della Campania. Tanto che le sorgenti d’acqua acernesi riforniscono in parte anche la costiera amalfitana.
Gli inghiottitoi dei monti Picentini
Uno degli inghiottitoi in cui finisce l’acqua, al confine tra Acerno e Bagnoli Irpino, si chiama “grotta di Strazzatrippa”, perché la leggenda vuole che, in passato, per entrare si dovesse strisciare e una persona sovrappeso si sarebbe graffiata la trippa. In realtà non si può entrare perché, non solo è altamente pericoloso, in quanto è un inghiottitoio e si restringe permettendo solo il passaggio dell’acqua, ma anche quando non piove si rischia di precipitarvi dentro e lasciarci le penne. Poco distante, più a valle, vi è un’altra apertura nel terreno chiamata “Grotta degli Angeli“.
In generale, il territorio di Acerno è ricco di grotte, alcune furono utilizzate durante la seconda guerra mondiale come rifugio dai bombardamenti e da chi doveva nascondersi.
A valle dell’Accellica, sul versante di Giffoni, vi è una grotta molto grande, chiamata la “Grotta dello Scalandrone”.
I sentieri del Cai sotto il monte Accellica
Il Cai di Salerno, per tradizione, il 31 dicembre sale sulla vetta dell’Accellica per festeggiare l’anno nuovo che arriva.
Anche il Duomo Trekking di Salerno che organizza escursioni nel Cilento, a Lago Laceno, in Costiera Amalfitana, organizza escursioni sul Sentiero delle Acque di Acerno. Il Comune, le associazioni locali e il Forum dei Giovani di Acerno, stanno tentando di far conoscere tutti i sentieri del Cai della zona e, soprattutto in estate, organizzano escursioni su tutto il territorio acernese, dove vi sono almeno una ventina di percorsi.
Questi sentieri nascono da esigenze lavorative storiche dei lavoratori del passato e di oggi, come per esempio per la raccolta delle castagne, del legno o per il trasporto a valle del carbone realizzato in montagna. In passato vi erano anche sentieri che collegavano i tratturi per la transumanza. Questi sentieri, in assenza di strade, erano anche utilizzati per raggiungere luoghi dove si raccoglievano funghi, fragoline e altri prodotti del sottobosco. Un tempo questa zona impervia era anche frequentata dai briganti.
Alcuni dei sentieri presenti nel comune di Acerno attraversano anche aree dal valore storico, come quella dove vi sono i ruderi del castello longobardo chiamato “Oppidum”, ma anche la zona delle vecchie cartiere e ferriere.
Foreste, castagneti e piatti tipici
I terreni sotto i castagni sono pieni di una vera e propria foresta di felci che vengono tagliate a settembre per permettere una facile raccolta delle castagne nel mese di ottobre. Questo perché le castagne cascano a terra, spesso ancora nei ricci in cui sono contenute, in contemporanea alle foglie in autunno. Il terreno, una volta pulito, permette di individuare più facilmente le castagne.
La castagna di Acerno ha un’ottima resa di sapore e di resistenza nel tempo, che permette di conservare il prodotto a lungo.
Dalla castagna si ottengono due prodotti lavorati: le castagne Pestate e le castagne del Monaco. In una prima fase, uguale per tutti e due i prodotti, le castagne vengono seccate e affumicate con legno di castagno. Le castagne Pestate vengono poi sbucciate, in modo tale da poter essere utilizzate macinate in qualunque momento per fare la farina di castagne che viene utilizzata dalle aziende dolciarie, nelle pasticcerie o a casa per preparare i dolci. Le cosiddette castagne del Prete o Monaco, invece, mantengono la buccia e vengono ammorbidite con dell’acqua. Queste castagne possono poi essere mangiate in qualunque momento.
Un piatto che racchiude in sé molti dei sapori di Acerno, sono i Pappoli, degli gnocchi piccolissimi, conditi con castagne, porcini e fagioli. Il dolce tipico è invece la Pasticella, chiamata anche “calzoncello”, un piccolo tondo di pasta sfoglia fritto ripieno di un impasto di farina di castagne, cacao, liquore strega, anice e caffè. Fuori viene ricoperta con un po’ di zucchero a velo.
I dintorni di Acerno sono poi famosi per il tartufo nero.
Le nuove generazioni ed il ritorno alla campagna
In questi ultimi anni, le nuove generazioni di Acerno stanno lavorando molto per riscoprire il territorio e favorire la nascita di un turismo naturalistico.
Per molti decenni, le persone emigravano verso la città e la terra veniva vista al massimo come un fattore produttivo, peraltro anche molto faticoso. Ora, invece, le nuove generazioni sono attratte da stili di vita diversi e dalla riscoperta del rapporto con la natura.
Vi è anche un rinnovato interesse per l’agricoltura, che senza rinunciare alle nuove tecnologie e alla ricerca, viene però vista in un’ottica di maggiore sostenibilità.
Molti giovani comprendono come l’agricoltura non sia un fenomeno scollegato dai cicli naturali e da uno stile di vita sostenibile. Questo sta riportando molti ragazzi ad avere un legame con la terra e a concezioni filosofiche in cui il rapporto con la natura e con il proprio territorio è centrale. Molti giovani sono attratti dai ritmi meno frenetici della campagna, non rifiutano il mondo tecnologico, ma ne rifuggono gli eccessi.
Trovando un nuovo equilibrio tra la scienza e la natura, in cui la scienza diventa uno strumento per vivere meglio e senza però schiacciare le persone in modelli di vita frenetici e precostituiti. Molti dei ragazzi di Acerno raccontano di come vivere a contatto con la natura permetta di avere più tempo per pensare alle cose davvero essenziali per se stessi e per gli altri, e in generale, dia più tempo per chiedersi quale sia il senso dell’esistenza. Inoltre, raccontano, insegna anche ad accontentarsi delle piccole azioni quotidiane e a saper fermarsi e osservare davvero le cose.
Sitografia
caisalerno.it
https://www.ilduomotrekking.it
www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/castagna-acerno.html
www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/fragolata_acerno.html
Questo articolo nasce da lunghe chiacchiere con Marco Cuozzo, Giuseppe Cuozzo, Andrea Cappetta durante due giorni di trekking sul monte Accellica
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