Simbolo di Napoli e della città di Acerra, per la quale è proprio un vero e proprio emblema oltre che un culto vero e proprio e nella quale vanta i natali ed un museo a suo nome, Pulcinella è la maschera che incarna i pregi e i difetti per eccellenza dei napoletani.
Le caratteristiche di Pulcinella
Scaltro, furbo, malinconico, pensieroso, in cerca di un’occupazione che lo soddisfi, il napoletano più famoso al mondo va oltre la pizza, il mandolino e gli spaghetti rigorosamente mangiati con le mani, fa attenzione a non sporcare gli abiti che indossa e che lo caratterizzano: larga casacca bianca che porta sopra i larghi pantaloni (bianchi anch’essi), viso generalmente semicoperto da una maschera nera che mette in risalto il grosso naso e gli zigomi pronunciati, alzati quasi come da un grande sorriso e che simboleggerebbe gli antichi culti agrari.
Dietro quella maschera ci potrebbe essere qualsiasi napoletano, uomo o donna che sia. Dietro quella maschera si nasconde un mondo, quello napoletano e della provincia del capoluogo campano che spesso, non senza fatica, cerca di emergere.
Le origini della maschera di Pulcinella
La maschera di Pulcinella, il cui significato è “piccolo pulcino“, pare abbia origini lontane, presumibilmente tra il 1300 e il 1500.
Tradizione orale tramanda che il nome sia legato a Paolo Cinelli, attore acerrano che lo interpretava, ma non mancano teorie che ne legano il nome all’acerrano Puccio d’Aniello e il nome “Pulcinella” ne sarebbe una storpiatura dialettale.
Il rapporto col teatro
Formatosi all’interno della Commedia dell’arte e nato dalla penna di Silvio Fiorillo, si è svincolato presto dal teatro delle maschere e il personaggio sopravvisse grazie ai burattinai che spesso mettevano in scena i suoi scontri con Arlecchino e i drammi amorosi in cui erano coinvolti lo stesso Arlecchino con la storica fidanzata Colombina, di cui Pulcinella era segretamente innamorato nonostante la moglie Zeza.
Un indiscutibile simbolo di Napoli
La sua immagine iconica, soprattutto mentre calca i palcoscenici anche fuori dai confini della Campania, ha contribuito alla conoscenza e alla diffusione della cultura napoletana e al suo affermarsi nel mondo. Senza tradire l’iconografia tradizionale con la quale si è fatto conoscere e senza rinunciare alla tradizione contadina prima e napoletana poi dalla quale proviene, Pulcinella ha saputo rappresentare Napoli e legarla a sé in maniera indissolubile.
La sua maschera, gli spaghetti e il mandolino, hanno spesso come sfondo luoghi simbolo della città di Napoli come il Castel dell’Ovo, con il mare alle sue spalle.
Una cartolina della città che, se da un lato può sembrare convenzionale, in realtà altro non è che il vero volto della città coi suoi monumenti, il suo mare, i suoi colori e che permette ai napoletani di riconoscersi nella loro maschera carnevalesca.
Ricca è infatti la presenza di diversi Pulcinella in città: da attori di strada che cercano una foto coi turisti, al busto porta fortuna che si trova nel centro storico cittadino, in cui è fatto obbligo accarezzargli il nasone.
Gli interpreti più famosi
Grandi nomi della prosa napoletana del XX sec. hanno indossato le sue vesti: Eduardo De Filippo, Massimo Troisi e colui che, al giorno d’oggi è considerato l’Ultimo Pulcinella: Massimo Ranieri.
Senza mai tradire le sue origini contadine, partendo dalla provincia di Napoli fino ad arrivare al cuore della città, Pulcinella è un personaggio intriso in ogni napoletano e che ha intriso ogni napoletano in sè.
Conclusioni
Quali conclusioni si possono trarre?
È tra le maschere più famose al mondo e nel mondo.
È l’unica a vantare un museo, è l’unica maschera che s’impossessa della persona senza lasciarla, fino a quando non ne sceglie una nuova su cui poggiarsi e di cui appropriarsi.
È in continua evoluzione come in evoluzione continua è la città di Napoli coi suoi abitanti, pur rimanendo fedele sempre alle sue origini e alle sue tradizioni.
È la maschera in cui ogni napoletano, suo malgrado, si ritrova. Forse proprio per questo, nelle pose più svariate, non è difficile trovarlo nelle case dei Napoletani.
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