San Matteo evangelista è il patrono della città di Salerno, ma prima di giungere nel capoluogo campano le sue sante reliquie attraversarono diversi centri della regione. Da Velia a Capaccio, passando per Casal Velino e Rutino: un viaggio lungo i secoli e lungo il Cilento, agli albori di un culto millenario che lega indissolubilmente l’evangelista ai salernitani. Ripercorriamolo tappa dopo tappa!
Da pubblicano ad evangelista
San Matteo, secondo la tradizione cristiana, fu uno dei dodici apostoli di Gesù Cristo. In origine era un pubblicano, ovvero un esattore delle tasse, che cambiò vita in seguito all’incontro con il Messia. In alcune fonti il suo personaggio viene accostato a quello di Levi. Ma San Matteo è noto soprattutto per l’attribuzione di uno dei quattro vangeli ufficiali riconosciuti dalla Chiesa, insieme a quelli di Giovanni, Luca e Marco.
Nell’iconografia più comune il personaggio di San Matteo è sempre affiancato da un angelo (o meglio un uomo alato), suo attributo. É uno dei quattro soggetti del cosiddetto “tetramorfo“, una raffigurazione che ricorre sia nel Vecchio Testamento (nella visione del profeta Ezechiele) che nel Nuovo, in special modo nel libro dell’Apocalisse. Il tetramorfo, con le sue quattro figure, è stato quinto utilizzato come simbolo dei quattro evangelisti: il leone per Marco, il toro per Luca, l’aquila per Giovanni e, per l’appunto, l’angelo per Matteo.
Nella storia dell’arte sono molto le raffigurazioni di San Matteo affiancato da un angelo, intento a fornirgli l’ispirazione per scrivere il vangelo. Ma celebre è anche la tela di Caravaggio “Vocazione di San Matteo” in cui il protagonista della nostra storia è rappresentato ancora in veste di pubblicano mentre conta dei soldi.
Il lungo viaggio delle reliquie di San Matteo
Dopo la morte di Cristo, Matteo operò il suo apostolato nel Medio Oriente e in Etiopia fu martirizzato. Le sue venerate spoglie furono portate prima in Bretagna e poi a Velia, città romana erede della greca Elea e oggi corrispondente all’incirca al territorio di Ascea, intorno al V secolo. Qui furono sepolte per circa quattro secoli fino a quando il monaco Atanasio le rinvenne, decidendo di spostarle nella vicina Casal Velino.
Secondo una tradizione consolidata le reliquie dell’evangelista furono collocate nell’attuale chiesetta di San Matteo a Casal Velino, la quale sorge sull’antica chiesa greca di San Zaccaria. Da lì furono poi spostate a Rutino dal vescovo Giovanni da Paestum e poi a Capaccio, nella chiesa cattedrale.
Furono i longobardi infine a traslare le reliquie di San Matteo a Salerno, per difenderle dalle continue incursioni dei saraceni nei territorio a Sud del capoluogo. Giunsero a Salerno il 6 maggio del 954 d.C., inizialmente collocate nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. Fu solo Roberto il Guiscardo, il duca normanno, a trovare la loro definitiva collocazione nell’erigendo Duomo della città, consacrato da Gregorio VII nel 1084.
Da quel momento si instaura un fortissimo legame tra San Matteo e la città di Salerno che raggiunge il suo culmine due giorni all’anno: il 21 settembre e il 6 maggio, giorno in cui le sue spoglie fecero trionfale ingresso in città. E l’evangelista è presente addirittura sullo stemma della città, a rafforzare ulteriormente una storia d’amore che dura oramai da più di mille anni.
Bibliografia
A. CAPANO – P.F. GIULIANI MAZZEI, La traslazione delle reliquie di san Matteo da Casal Velino a Capaccio e a Salerno. Analisi di un percorso tra agiografia e storia, Edizioni Il Saggio, 2019.
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