Francesco I di Borbone potrebbe essere soprannominato come “il re invisibile”. Un fatto strano, se pensiamo che la sua dinastia ancora oggi è super discussa, fra le figure ingombranti di Ferdinando IV e Ferdinando II. Questa cosa non dovrebbe meravigliare: fu un uomo timido che non amava affatto gli affari politici. E fece il più possibile per non apparire in pubblico.
E le vere passioni, più che il governo, furono la botanica e l’agricoltura, discipline che studiò per tutta la vita.
Fu anche il padre di Teresa Cristina, l’imperatrice napoletana del Brasile.
Un re nell’orto
Napoli era uno dei centri europei più vivaci nel campo della botanica ed ospitò alcuni dei migliori luminari d’Italia sin dal ‘700. La cultura della natura appassionò il giovane Francesco sin da quand’era bambino, dato che amava passare le sue giornate fra gli orti reali cercando la compagnia dei migliori scienziati del Regno, da Vincenzo Petagna al suo coetaneo, Michele Tenore, il primo direttore dell’Orto Botanico di Napoli.
D’altronde, lui nemmeno doveva diventare re: era il secondo figlio di Ferdinando IV, ma il fratello maggiore, Carlo Tito, morì ad appena 3 anni. E sulla testa del tranquillo e taciturno Francesco cadde una corona pesantissima che lo costrinse ad assistere il padre nelle attività politiche. Per sua fortuna, Ferdinando non aveva alcuna intenzione di mollare il trono di Napoli. (Ferdinando IV è stato il nono re più longevo del mondo!).
La sua passione per la natura lo portò a scrivere anche diversi trattati scientifici sull’agricoltura e sulla botanica.
Un carattere debole
Forse è il nome Francesco a portar male nella dinastia Borbone: come il più famoso nipote, Francesco II, anche il primo ebbe un regno brevissimo, caratterizzato da una guida debole e intrighi politici.
Non è una cosa strana, se si guarda ai genitori: si racconta che Ferdinando IV fosse un padre severissimo e la madre, l’autoritaria e austera Maria Carolina D’Asburgo, era ancora più oppressiva del marito. Il giovane Francesco fu strappato dagli studi di botanica e costretto, sin dai 18 anni, a partecipare alle lunghissime riunioni del Consiglio di Stato alle quali assisteva in rigido silenzio e controvoglia. E guai a contraddire il padre: Ferdinando IV diventava una furia incontenibile.
Fu silenzioso e ubbidiente anche quando gli furono affidate alcune occasioni di governo in Sicilia, quando Napoli passò nelle mani dei francesi.
Simpatie liberali e il tradimento del padre
L’unico momento in cui Francesco I si mise contro il padre fu in occasione della rivoluzione del 1820, quando Ferdinando I, ormai anziano, fu costretto ad aprire il primo parlamento d’Italia. Il figlio, con gran sorpresa, si schierò a favore dei moti carbonari che chiedevano una monarchia costituzionale, ma non volevano cacciare i Borbone. Il padre rimase silenzioso. E questo non deponeva affatto bene.
Ferdinando I partì infatti a sorpresa in Austria per un affare segreto subito dopo aver giurato sulla Costituzione, gettando tutta Napoli nel panico. Poco dopo ritornò in Italia a capo di un esercito di 50.000 soldati per invadere Napoli e riprendersi il trono, mandando a morte tutti i rivoltosi e mettendo il figlio, Francesco I, nella strana posizione di erede al trono e capo provvisorio di uno Stato invaso.
Gli austriaci facevano il bello e il cattivo tempo sull’Italia intera e non avevano intenzione di vedere “indebolito da un parlamento” un prezioso alleato come il Regno delle Due Sicilie, sottratto all’influenza della Spagna.
Timido e sospettoso
Alla fine Francesco I diventò re nel 1825, quando il padre morì dopo 65 anni di regno. Durante gli appena 5 anni di governo riuscì a deludere tutti: cercò disperatamente di svincolarsi dallo strapotere che gli Austriaci avevano a Napoli, ma non ci riuscì. Finì allora in una rete di complotti della nobiltà napoletana che temeva di perdere i privilegi a causa delle simpatie liberali del re. E allora, per tener salva la pelle, diventò molto più severo, addirittura più del padre. Così finì per scontentare anche tutti gli intellettuali napoletani che aveva appoggiato appena 5 anni prima.
Alla fine Francesco I, che già non sopportava la politica, decise di ritirarsi a vita privata, lasciando il governo di fatto ai suoi ministri di fiducia e dedicandosi alle sue passioni nei giardini rigogliosi del Real Bosco di Capodimonte gestiti dal brillante botanico tedesco Friedrich Dehnhardt, amico del re.
Questo suo disinteresse verso l’amministrazione portò anche ad eventi atroci commessi dai suoi sottoposti, come la repressione delle rivolte in Cilento nel 1828: il marchese Ferdinando Del Carretto fece radere al suolo la città di Bosco e fucilare tutti i rivoltosi senza aver avuto alcun consulto con il re.
Gli unici affari in cui interveniva in prima persona erano le questioni culturali e sulle infrastrutture (in Calabria durante il suo regno furono costruite buona parte delle arterie stradali ancora esistenti). Ad esempio la Biennale Borbonica fu voluta proprio da Francesco I.
Ironia della sorte, poco prima della morte Francesco I passò a Torino per stringere un’alleanza con Vittorio Emanuele I di Savoia, organizzando il matrimonio fra la giovane Maria Cristina e il figlio Ferdinando, che invece fu un re dal carattere esuberante, l’esatto opposto del padre. E così, trent’anni dopo, l’Unità d’Italia diventò un vero e proprio affare di famiglia.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
Silvio De Majo, Biografie Napoletane, Edizioni Belle Epoque, Napoli, 2017
Pietro Calà Ulloa, Il Regno di Francesco I, Roma, 1870
Harold Acton, I Borboni di Napoli, Giunti, 1997