Un pomodoro sabaudo che affaccia sulle rive della Costiera Amalfitana: se infatti la pizza è dedicata alla regina, il pomodoro non poteva non essere il re. Questa è la storia del pomodoro Re Umberto, meglio conosciuto come Fiascone, che è uno dei prodotti tipici campani dalla storia complicatissima: si tratta del padre del ben più famoso pomodoro San Marzano ed oggi è un prodotto che ha il riconoscimento e la tutela della Regione Campania.
Ed è incredibile che un prodotto così eccellente conta più morti e resurrezioni di Crilin in Dragon Ball.
Una scelta di marketing
Il pomodoro in Costiera comincia a spopolare nel XVIII secolo, sotto il regno di Ferdinando IV, complici l’influenza della Spagna e poi dei neonati Stati Uniti. L’uso del pomodoro entrò quindi nella cucina locale fino a diventare il re dei ricettari locali in poco tempo.
Per vedere il nostro Fiascone aspetteremo quindi il XIX secolo, quando cominciò ad apparire dalle parti di Tramonti e in breve tempo si diffuse in tutto il resto della Costiera. La scelta di chiamarlo “pomodoro Re Umberto”, che è ancora oggi uno dei nomi ufficiali del prodotto, fu per una questione di marketing per niente diversa dalla Pizza Margherita: se infatti la “regina delle pizze” doveva essere dedicata alla moglie del re, il “re dei pomodori” fu dedicato dagli agricoltori del posto ad Umberto I di Savoia, che visitò Napoli diverse volte.
Questa varietà amalfitana dell’ortaggio era infatti considerata estremamente pregiata e, complice probabilmente anche il nome accattivante, all’inizio del XX secolo ebbe il suo momento d’oro. Si tratta infatti di un ortaggio abbastanza semplice da coltivare, tant’è vero che il pomodoro si è salvato dall’estinzione grazie ai piccoli orti tradizionali di famiglia nella Costiera. Oltretutto i suoi grappoli producono molti pomodori, dai 5 ai 10.
La produzione industriale, però, è stata una scure per tantissimi prodotti tipici regionali. Potremmo raccontare la storia del suino nero casertano e della sua lotta per tornare alla ribalta come eccellenza regionale. Il pomodoro re Umberto ha fatto più o meno la stessa triste fine a partire dagli anni ’50, sostituito dai più commerciali ciliegini, poi dai datterini di Sicilia, oppure dal San Marzano che, paradossalmente, è un suo discendente.
Salviamo il pomodoro Re Umberto!
Il pomodoro Re Umberto dà il suo meglio nelle insalate, grazie al suo sapore molto intenso, la consistenza carnosa e la forma discreta, che ai meno esperti può sembrare una via di mezzo fra il più comune datterino e il ciliegino.
Oggi, grazie all’attività encomiabile dell’associazione ACARBIO, il pomodoro Re Umberto si è salvato dall’estinzione, ma è comunque una pianta molto rara. L’associazione costiera ha infatti diffuso gratuitamente i semi del rarissimo pomodoro, con tanto di organizzazione di crowdfunding per trovare fondi capaci di recuperare i semi necessari alle prime coltivazioni.
C’è anche un marchio nato da questa iniziativa, “Re Fiascone”: si tratta di un nome che conserva l’attributo regale e “depurato” dal nome sabaudo. Questo marchio nasce così per tutelare e rivendere un prodotto dal gusto regale, come d’altronde ci suggerisce anche il suo nome.
-Chiara Sarracino
Fotografia di copertina dell’assessorato agricoltura della Regione Campania
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