I muri di Salerno danno voce ad Alfonso Gatto, poeta e scrittore del ‘900. La sua città natale oggi lo ricorda in un modo particolare: facendo scoprire o ricordare le sue parole a chiunque cammini per le sue strade.
Una forma di Street Art dedicata ad Alfonso Gatto
L’ultima luce del tramonto spegne il cielo dai suoi colori, mentre mi incammino verso la zona più popolare di Salerno. Mi addentro nel lustro dei negozi ed il chiasso della folla e scorgo in una stradina secondaria, Vicolo S. Bonosio, una frase dipinta sul muro
“Forse l’amore è sempre un altro amore
e l’odore al ricordo un altro odore,
di là dove nei muri a voce a voce s’accostano le case,
dove al buio fresco dei baci la stradina è stretta”.
Ce n’è un’altra e un’altra ancora, tutte firmate con lo stesso nome: “Alfonso Gatto”.
È una particolare forma di street art quella che orna i vicoli di Salerno, le frasi sono segnate in corsivo, con tratto sottile, come appena scritte su pagina bianca.
Da un’iniziativa realizzata dalla fondazione presieduta dal nipote del poeta Filippo Trotta con la direzione artistica di GreenPino alias Pino Roscigno, le parole dell’autore vivono tra le strade della sua città natale, quella che ne accompagnò l’adolescenza burrascosa.
La storia di Alfonso Gatto
Per la difficile condizione economica della propria famiglia di marinai, Alfonso Gatto dovette abbandonare gli studi. Compì svariati lavori per poter coltivare nonostante gli impedimenti l’amore per la letteratura.
Una passione che finalmente si concretizzò con l’uscita del giornale “Campo di Marte”, fondato con la collaborazione con Vasco Pratolini. Si trattava di una rivista che avrebbe dovuto educare la popolazione all’arte, difendendola dal regime fascista, ma che durò solo un anno a causa di polemiche.
Antifascista e coinvolto attivamente nella lotta politica, scrisse in seguito per i giornali Rinascita e L’Unità, evidenziando il proprio legame con la poesia ermetica e pascoliana e in particolare i propri ideali comunisti. Dopo i non pochi fallimenti ebbe modo così, a poco a poco, di esprimere la propria arte che sarà ricordata e resa eterna.
Sepolto alla sua morte proprio a Salerno, sulla lapide sono riportate le parole del suo amico Eugenio Montale: “Ad Alfonso Gatto per cui vita e poesia furono un’unica testimonianza d’amore”.
Così dopo anni la carta che sussurra solo ad un attento e ormai poco comune lettore si fa muro che urla. Lettere sbiadite dal tempo divengono manifesti sotto gli occhi fino a qualche attimo fa distratti di chi, come me, cammina per le strade assorto nei propri pensieri.
Laura d’Avossa
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