La liberazione di Napoli dal regime fascista (a seguito delle Quattro Giornate, 27-30 set. 1943) comportò notevoli cambiamenti nella città: non solo dal punto di vista politico-economico, ma anche culturale. A tal proposito, un nuovo quotidiano partenopeo sostituì i precedenti e prese il nome, non a caso, de “Il Risorgimento”, a indicare una rinascita che il popolo napoletano, straziato dalla guerra, auspicava ormai da anni. Il giornale fu pubblicato dall’ottobre del 1943 al 1950.

“Il Corriere di Napoli”, “Il Roma”, “Il Mattino”, “Il Giorno”: i quotidiani napoletani

Prima della creazione della rivista “Il Risorgimento”, tra i quotidiani scritti e pubblicati a Napoli vi fu il “Il Corriere di Napoli“, nato nel 1888 grazie alla collaborazione di Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao con Matteo Schilizzi (già proprietario de “Il Corriere del Mattino“). Il giornale fu pubblicato dal 1^ gennaio 1888 al 1892, quando subentrò al suo posto quello che tutti noi partenopei, ancora oggi, leggiamo: “Il Mattino”.

Il Mattino” nacque dalla volontà dei coniugi Scarfoglio e Serao di avere un giornale “tutto loro” (che la Serao decise, poi, di abbandonare in seguito all’allontanamento da Scarfoglio). Fu così che divenne la prima donna nella storia del giornalismo italiano a fondare autonomamente una testata giornalistica, “Il Giorno” (1904).

Durante il fascismo “Il Mattino” supportò il regime fascista a tal punto che ne fu impedita, con la Liberazione, la ripresa della pubblicazione. Solo nel 1950 il giornale riprese vita, grazie a un accordo tra il Banco di Napoli e la Democrazia Cristiana.

Infine, tra i quotidiani partenopei del XIX-XX secolo, vi era anche “Il Roma”, ben più anziano rispetto ai precedenti menzionati: nacque nel 1862, quando i garibaldini e i mazziniani napoletani partirono alla volta della capitale per far sì che venisse annessa al Regno d’Italia (obiettivo raggiunto solo otto anni dopo con la Breccia di Porta Pia). Negli anni del fascismo ne venne impedita la pubblicazione, che ricominciò, anche in questo caso, nel 1950.

La storia de “Il Risorgimento”

Il popolo napoletano si affidò, per i primi sette anni del Dopoguerra, alla lettura del giornale de “Il Risorgimento”. I proprietari e finanziatori furono il Banco di Napoli e l’armatore Achille Lauro, mentre la direzione andò a Paolo Scarfoglio (figlio di Edoardo), Emilio Scaglione (precedentemente direttore de “Il Roma”) e Adolfo Omodeo (storico e politico siciliano).

Dal 1944 il direttore fu il giornalista e politico Floriano Del Secolo, che condusse le redini della rivista per i due anni seguenti. Nel 1946 decise di dimettersi dato il mancato supporto di un organismo del governo militare anglo-americano, il Psychological Warfare Branch, incaricato di controllare e supervisionare i mezzi di comunicazione di massa italiani. Questo, infatti, notò che “Il Risorgimento” pubblicava anche articoli del Partito Comunista, orientamento politico ovviamente rinnegato dagli Angloamericani. In ogni caso, fu proprio nel biennio 44-46 che la rivista riuscì ad essere la più venduta del meridione.

Successivamente, il direttore divenne Corrado Alvaro, giornalista e politico calabrese. Il suo operato, però, durò pochi mesi: venne accusato di aver impresso al giornale napoletano un eccessivo orientamento di sinistra e costretto ad abbandonare la testata.

Infine, tra il 1948 e il 1950 vi furono i giornalisti Raffaele Cafiero e Carlo Nazzaro. L’ultimo numero de “Il Risorgimento” uscì il 31 ottobre 1950. Da quell’anno in poi, i quotidiani pubblicati a Napoli ricominciarono ad essere esclusivamente “Il Corriere di Napoli” e “Il Mattino”, di proprietà del Banco di Napoli, e “Il Roma”, di proprietà di Achille Lauro.

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