Nel cuore della città c’è una immaginaria linea divisoria che separa la città antica sopravvissuta al risanamento e quella nuova, che invece fu costruita nell’800. Questa linea è rappresentata da Spaccanapoli, il decumano inferiore che sopravvive dai tempi della Magna Grecia e raccoglie, nel suo chilometro, una storia lunghissima e millenaria.

Si chiama così perché, vista dal belvedere di San Martino, il tracciato della strada sembra tagliare a metà il panorama urbano di Napoli, con vicino la caratteristica e gigantesca chiesa di Santa Chiara.

Spaccanapoli
Spaccanapoli, da Santa Chiara al Centro Direzionale: connette tutta la storia di Napoli

Spaccanapoli: un nome per riassumere tantissime strade in fila

La strada ha avuto tantissimi nomi e, fra tutti, “Via spaccanapoli” non è mai esistito. Oggi il tratto centrale e più famoso è intitolato all’abruzzese (ma napoletano d’adozione) Benedetto Croce, uno dei massimi filosofi del ‘900.

Questo nome lo guadagnò negli anni ’60, “sfrattando” un uomo meno famoso, ma non meno geniale. Parliamo di Mariano Semmola, un luminare che scelse di vivere a Napoli per tutta la sua vita, rifiutando numerose offerte dall’estero, con lo scopo di formare i futuri medici napoletani.

Se infatti avessimo cercato spaccanapoli nelle mappe di fine ‘800, l’avremmo trovata come “Via Mariano Semmola“. Oggi, invece, la stessa strada si trova a Rione Alto, in piena zona ospedaliera. Prima ancora

Il decumano inferiore fu anche l’unico dei tre decumani a subire diversi interventi di allungamento, sia sul lato Pignasecca che sul lato Forcella. Ad oggi potremmo dire che la grande strada individuata come “Spaccanapoli” parte da Via Pasquale Scura, nei Quartieri Spagnoli. Il decumano, invece, comincia poco più avanti, con la piccola Strada Maddaloni, prosegue con Via Domenico Capitelli, la parte superiore di Piazza del Gesù Nuovo, Via Benedetto Croce, Piazza San Domenico Maggiore, Piazzetta Nilo, Via San Biagio dei Librai, si interseca con Via Duomo e arriva a Via Vicaria Vecchia.

napoli nel 1878
Napoli nel 1878: si riconosce perfettamente Spaccanapoli. Mancano il Centro Direzionale e Corso Umberto, oltre al grattacielo di Via Medina

Un concentrato di arte senza pari (a spese dello spazio)

Non è un caso che i decumani siano il cuore dell’area nominata “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO. Nella motivazione si legge che il territorio ha “una continuità con le sue origini greche, che si riscontra non solo nella frequentazione mai interrotta dei luoghi, ma anche nella stratificazione delle costruzioni, che ancora oggi ci fanno scoprire reperti romani sotto il letto. Per fare un rapido esempio, a Spaccanapoli sono stati rilevati più di 20 pozzi di acqua potabile risalenti all’epoca romana, tutti coperti dai palazzi e non più recuperabili.

In realtà la strada come la vediamo attualmente è figlia dell’ondata edilizia che colpì Napoli durante il periodo aragonese e finì solamente circa 200 anni dopo, nel XVII secolo. I visitatori della Napoli “città gentile”, come fu definita nel medioevo, raccontano infatti di giardini pensili e strade larghissime. Si potrebbe dire che è l’esatto opposto di quanto si vede oggi.
Il mito dei “vicarielli” di Spaccanapoli nacque infatti proprio durante il viceregno, quando l’edilizia non ebbe alcun controllo, salvo il periodo di Pedro di Toledo.

Napoli greca spaccanapoli
Una ricostruzione del decumano inferiore della Napoli greca

Una rapida passeggiata a Spaccanapoli

Se partissimo in una rapida passeggiata cominciando da Via Pasquale Scura, troveremmo subito il palazzo Maddaloni, che fu di Diomede Carafa duca di Maddaloni e, dall’altro lato della strada, il palazzo Doria d’Angri, appartenuto ad una famiglia di origine genovese. Il palazzo diventò però famoso per essere il luogo in cui visse Garibaldi dopo l’occupazione di Napoli nel 1860, come ricorda una targa.

Non dobbiamo nemmeno fare due passi che, entrando a Via Capitelli (che un tempo era Vico Quercia per la presenza di un albero, dettaglio che ci fa intendere come fosse diversa in passato la strada), troviamo la bottega di ottica più antica d’Italia, con la lapide che ricorda il suo geniale creatore. Ed ancora, eccoci a Piazza del Gesù Nuovo, un tempo Piazza Oberdan e ancora prima Piazza Trinità Maggiore. Un tempo, al centro della Piazza, c’era anche una statua di Filippo V di Spagna, ma fu abbattuta nel 1707 dagli austriaci.

Basta guardarci intorno per trovare il famoso palazzo D’o Gas (che non ha nulla a che fare con la Napoletanagas, ma fu la casa di Edgar Degas) e per innamorarci del bugnato della chiesa del Gesù nuovo, costruita dagli eretici Sanseverino con l’intenzione di creare il “palazzo più grande e bello di Napoli“, sfidando le altre famiglie nobiliari che, proprio nel XV secolo, cominciarono a costruire palazzi sempre più grandi sul tracciato di Spaccanapoli. L’architetto Novello da San Lucano realizzò una meraviglia, ma i Gesuiti la trasformarono in chiesa.

Di fronte c’è, maestosa ed eterna, Santa Chiara e il suo chiostro mozzafiato. Fu costruita dal re Roberto d’Angiò detto “il Saggio” e, nei suoi 800 anni di vita, resistette a guerre e carestie, ma non alle bombe degli americani. Risorse nel 1953 ed oggi la guardiamo con lo stesso aspetto voluto da Re Roberto. Pochi anni dopo a 100 anni dalla morte di Ferdinando II, con tanti carteggi, diventò anche l’ultima dimora di tutti i Borbone di Napoli

Santa Chiara anni 70
Santa Chiara negli anni ’70

Inizia Via Benedetto Croce

Come una immersione senza fine in un mare di tesori, l’inizio della parte più famosa di Spaccanapoli è un fiume di palazzi storici ricchi di dettagli raffinatissimi in piperno e in marmo, dal Palazzo Carafa della Spina, che ha un portone monumentale stupendo, a Palazzo Venezia, la sede dell’ambasciata della Serenissima.

Piazza San Domenico Maggiore è un salotto elegante e bellissimo, con la sua chiesa che domina l’intera piazza e l’obelisco del santo, voluto dal popolo napoletano dopo la peste del 1656.
L’intera piazza, ai tempi dei Greci, doveva invece ospitare un tempio e diverse botteghe, oltre a case con giardino. Le dimensioni della strada erano di almeno 10 o più metri.

La bellezza continua a travolgerci a Piazzetta Nilo e subito dopo a Largo Corpo di Napoli, mentre camminiamo sotto la statua del Dio che guarda i passanti da tremila anni. Questo è un punto magico della città, oltre ad essere un contatto diretto con l’antichissimo Egitto.

Subito dopo il Nilo, Spaccanapoli cambia un’altra volta nome. Ora si chiama San Biagio dei Librai e ci accoglie con un palazzo murato e inabitabile. Ebbene, qui nacque nel 1476 Gian Pietro Carafa, il futuro Papa Paolo IV.

Via San Biagio dei Librai - Vincenzo Migliaro
Via San Biagio dei Librai – Vincenzo Migliaro (1927). Si intravede la scalinata di San Nicola al Nilo, mentre le signore entrano nel palazzo Carafa.

La chiesa di San Nicola al Nilo è molto particolare, perché è rialzata rispetto al terreno e presenta una targa che esclude le botteghe dalle “immunità ecclesiastiche”, raccontando una storia di privilegi antichissimi. Di fronte c’è invece il palazzo di Diomede Carafa, con una facciata grigia e bianca che ancora oggi cattura l’attenzione. Al suo interno c’è la copia del cavallo che Lorenzo de’ Medici donò ai Carafa.

Non si può calare l’attenzione nemmeno un secondo: fra colonne romane incastrate fra i palazzi e la vista delle botteghe di San Gregorio Armeno, non ci devono sfuggire altre due targhe che raccontano la nascita di Giambattista Vico, il leggendario storico napoletano, e di Roberto Bracco, il mancato Premio Nobel.

Siamo quasi arrivati alla fine, ma dobbiamo prima farci catturare da Palazzo Marigliano e dalla targa che racconta la “Congiura della Macchia”, quando i nobili napoletani nel 1701 cercarono di rovesciare il governo spagnolo, in completa decadenza, a favore degli austriaci. La macchinazione fu soffocata nel sangue, ma gli austriaci arrivarono in città. Oltre a regalarci le graffe, portarono avanti una dominazione violenta e corrotta.

Palazzo Carafa
Palazzo Carafa

Fra Forcella e tribunali

La strada di Spaccanapoli arriva a Via Duomo e cambia di nuovo nome: ora è Via Vicaria Vecchia, che ospitava il palazzo del Vicario e portava al tribunale di Napoli, che è rimasto a Castel Capuano fino alla costruzione del Centro Direzionale.

Ed oggi, ancora carichi di turisti, residenti e lavoratori, bancarelle, negozi e bed and breakfast, Spaccanapoli è quel punto della città in cui si incontra, come spesso accade a Napoli, l’antica Grecia con il mondo moderno.

-Federico Quagliuolo

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Riferimenti:
Alfredo D’Ambrosio, le strade di Napoli antica nella città moderna
Gino Doria, Le strade di Napoli
http://whc.unesco.org/en/list/726
https://www.storiacity.it/guide/42-spaccanapoli

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