Secondo per antichità solo a Castel dell’Ovo, Castel Capuano è stato per secoli il prestigioso palcoscenico sul quale si sono alternati numerosi protagonisti della tormentata storia di Napoli. Costruito inizialmente come dimora reale, è stato teatro di saccheggi e razzie, ma anche di feste e cerimonie, nonchè di torture e di processi giudiziari.
Le origini: il periodo normanno
Voluto da Gugliemo I, figlio di Ruggiero il Normanno, Castel Capuano (così chiamato perchè situato a poca distanza dalla porta che dava sulla strada per Capua (per l’appunto Porta Capuana) – nell’attuale Piazza Enrico de Nicola) fu finito nel 1154: si tratta, perciò del secondo maniero più antico partenopeo (dopo Castel dell’Ovo).
Per il tutto il periodo normanno, in aderenza alle esigenze del tempo, che non consentivano nemmeno ai potenti di trascurare le più elementari misure di sicurezza, ebbe il ruolo di reggia fortificata; poi, con l’avvento degli Svevi, esauritosi il saccheggio effettuato dalle milizie tedesche, Federico II affidò a Giovanni Pisano l’incarico di adattarlo alla funzione di una residenza fuori dell’ordinario che, pur tenendo conto delle necessità di difesa militare, contemplasse la sontuosità indispensabile a una dimora reale. Il Pisano dovette fare un lavoro eccellente, se è vero che i cronisti dell’epoca ne magnificarono il risultato e se è pur vero che non c’è storico, oggi, che si astenga dal rilevare la munificenza del monarca ghibellino.
Il periodo angioino ed aragonese: da reggia a tribunale
Nel successivo periodo angioino, mentre i sovrani erano comodamente alloggiati nel Maschio Angioino, il vecchio maniero ospitò prevalentemente principi relai, alti dignitari e personaggi illustri di passaggio (vi dimorò, fra l’altro, nel 1370, anche Francesco Petrarca, come legato di Clemente VI) e divenne una sorta di lussuoso ritrovo per feste, conviti e celebrazioni importanti, come quella, per esempio, relativa al matrimonio di Carlo di Durazzo, di cui ogni libro di storia napoletana illustra dettagliatamente lo sfarzo. Tornò brevemente, con Ladislao, alla sua originaria funzione di reggia e subì tutti gli assedi, le occupazioni e le liberazioni che coinvolsero anche gli altri castelli napoletani, fra cui l’assedio che fu promosso da Alfonso il Magnanimo per catturare Giovanna di Durazzo, rifugiatasi fra le sue mura per sottrarsi alla collera del nobile aragonese (il quale, adottato in un primo tempo dalla vecchia regina, fu poi ripudiato per impedirgli l’ascesa al trono). Ripetutamente ristrutturato, sia all’interno che all’esterno, il castello, durante il periodo in cui don Pedro de Toledo ebbe il governo di Napoli, fu destinato ad accogliere tutte le corti di giustizia sparse per la città; i sotterranei, invece, furono adibiti a carcere e, conformemente alla mentalità del tempo (che reputava perfettamente “legali” gli interrogatori effettuati con tenaglia, pinze, corde e altri attrezzi disumani), disposero anche di una “confortevole” camera di tortura.
Le scoperte degli scavi post-risorgimentali
Nel 1858, nel corso di scavi effettuati presso le fondamenta del castello, furono trovati frammenti di iscrizioni lapidee. Ciò confermerebbe che in epoca greco-romana, nell’area in cui fu edificato Castel Capuano, esistevano edifici di utilità pubblica, e specificamente il “Gymnasium”. Furono rinvenute anche tombe con vasi di terracotta e lapidi con iscrizioni latine, il che fa presumere che successivamente il sito fu adibito a cimitero. Altre tombe vennero scoperte durante gli scavi effettuati nel 1913 con una serie di oggetti minori di epoca romana.
Castel Capuano oggi: da tribunale a museo
A Castel Capuano la Corte d’Appello e il Tribunale sono rimasti fino al novembre 1995 quando i settori penali di entrambi gli uffici giudiziari e quelli della Procura della Repubblica, furono trasferiti nella nuova sede del Centro Direzionale. Nel 2007 è toccato al settore civile e nell’ottobre 2010 a quello amministrativo della Corte.
Attualmente il castello è ad ingresso libero ed è possibile ammirare tante bellezze dei suoi interni: il Salone della corte d’Appello, ricco di affreschi; la Sala dei Busti di marmo dei più illustri avvocati dell’antico foro napoletano e la Cappella della Sommaria.
L’architettura del castello
L’ingresso principale di Castel Capuano è sormontato dallo stemma di Carlo V, re di Spagna, al cui fianco è collocata un’epigrafe che ricorda il motivo e la data di alcuni lavori di ristrutturazione. Prima di destinare il complesso a sede per uffici giudiziari, infatti, l’amministrazione vicereale provvide ad effettuare un rifacimento più o meno radicale privandolo delle caratteristiche di sapore “militare” e trasformandolo in una sorte di imponente palazzone dallo stile imprecisabile. Il suo aspetto, da allora, è rimasto pressochè identico: le modifiche più appariscenti, intervenute successivamente, si limitarono alla eliminazione delle arcate esterne, alla trasformazione dei balconi in finestre e all’apposizione, su tre lati, di un largo marciapiede. Questi lavori di “maquillage”, che non intaccarono le strutture portanti, furono eseguiti dopo l’unità d’Italia e i Savoia subito ne approfittarono per apporre anche il loro stemma (ma era una mania del tempo: Napoli fu letteralmente sommersa, nel volgere di pochi anni, dai riferimenti a una dinastia completamente estranea alla sua storia e alle sue costumanze).
Si accede al castello, oggi, tramite un largo corridoio con copertura a volta che conduce in un vasto cortile circondato da portici, le cui arcate sono rette da pilastri tanto possenti da sfidare tutti i terremoti verificatosi a Napoli (in effetti, non risulta che il grosso edificio sia stato scalfito dai ricorrenti movimenti tellurici); dopo di che, attraverso un ampio scalone, si giunge al primo piano, dove sono collocati il Salone della Corte d’Appello e la bella Camera della Sommaria. Il primo conserva affreschi con allegorie delle province del Regno di Napoli (la Campania, la provincia dei Marsi, la provincia dei Vestini, la provincia dei Picentini, la provincia degli Irpini e la provincia della Lucania); la seconda, invece, contiene sei pregevoli dipinti attribuiti a Pedro de Ruviales raffiguranti la “Salita di Cristo al Calvario”, la ”Crocefissione”, la “Discesa dello Spirito Santo”, l’”Ascensione”, il ”Giudizio universale” e la “Deposizione”.
Infine, sul retro del castello, addossata alla parete che fronteggia Porta Capuana, è possibile prendere visione della fontana del Formiello. Completamente rifatta nel 1583 da Michele de Guido, che vi appose gli stemmi del vicerè Pedro d’Aragona e del re di Spagna Filippo IV; sembra che vi fosse anche una statua di questo re, che sarebbe poi stata asportata, non si sa bene in riferimento a quali vicissitudini. La fontana è detta del Formiello, o Formello, perchè era alimentata dalle acque dell’omonimo acquedotto.
Fonti: “I castelli di Napoli”- Gennaro Ruggiero (1995)
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