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Una nuova raccolta d’arte sulla figura di Gesù va ad aggiungersi al già cospicuo patrimonio culturale del monastero di santa Chiara. Accessibile dal chiostro maiolicato, la mostra “il cammino di Gesù tra noi” ospita 21 meravigliose opere d’arte contemporanea ritraenti scene della vita di Cristo. L’allestimento riesce a coniugare perfettamente antico e moderno: esso è posto presso la “sala del crocifisso”, nella quale troneggia, per l’appunto, un enorme e meraviglioso affresco di epoca angioina rappresentante la crocifissione.

affresco della crocifissione presente nella sala

La mostra è stata curata da Massimo Caggiano, collezionista, designer e cultore d’arte. I pezzi in esposizione sono per la maggior parte sue commissioni realizzate durante la pandemia. Un grande ex voto, è così che il Caggiano ha voluto definire la sua raccolta, donata per devozione al monastero di santa Chiara. Il curatore in tal modo ha voluto omaggiare la figura di Gesù, verso la quale sente un particolare legame:

“Con questo progetto espositivo è mio desiderio testimoniare l’amore e la vicinanza di Gesù alla mia persona […] desideravo da anni poter realizzare una mostra che potesse essere testimonianza della vita di Gesù tra noi ed ho colto nel momento del fermo forzato, dovuto alla pandemia, un’occasione per invitare e sollecitare più artisti a realizzare opere su momenti per me significativi della vita di Gesù”

Gesù
mostra “il cammino di Gesù tra noi”

Una raccolta d’arte nata per un atto di fede, devoluta al complesso monumentale di santa Chiara affinché la sua visione potesse stimolare i numerosissimi visitatori del chiostro a riflettere sulla vita di Gesù così come viene rappresentata nei vangeli. Non è un caso, infatti, che le varie opere siano affiancate da vari passi delle sacre scritture che descrivono le scene ritratte.

Le opere esposte sono un contributo di numerosi artisti, i quali hanno espresso, con tecniche e sistemi simbolici di volta in volta diversi ed originali, la loro personale rappresentazione artistica della vita del Gesù.

Stefano di Stasio, Nozze di Cana, 2020, olio su tela

La fortuna delle rappresentazioni neotestamentarie non ha eguali nella storia dell’arte e della letteratura. La tradizione evangelica ha sempre mostrato, nel corso della storia, un‘abilità comunicativa tale da instaurare con i suoi fruitori un rapporto intimo, alle volte estremamente personale. Questo peculiare potenziale espressivo ed universale delle sacre scritture è stato colto da numerosi studiosi: basti pensare ai primi capitoli del capolavoro di Auerbach, Mimesis, nei quali gli scritti del nuovo testamento sono considerati come una tappa estremamente importante per la comprensione della storia della letteratura occidentale.

Le sacre scritture hanno enormemente contribuito all’introduzione nella letteratura di elementi mondani, legati alle classi sociali meno abbienti, cosa non di poco conto in società dove la cultura era appannaggio delle classi dominanti. Forse è stata proprio la mondanità espressa nel racconto della vita di Gesù a rendere così popolare la tradizione evangelica. Nella sua eccezionalità, ma soprattutto nella sua mondanità e semplicità, la figura di cristo diviene paradigma del possibile percorso di redenzione dell’intera umanità.

Livio Scarpella, busto di cristo incoronato di spine, terracotta policroma

La dimensione dei vangeli nel corso delle epoche è sempre stata peculiarmente astorica: ogni società e ogni epoca ha rappresentato le sacre scritture avendo in mente elementi estetici legati alla propria cultura, rendendo così le vicende neotestamentarie elemento vivo della propria psiche collettiva. Gli esempi materiali di questa tendenza sono numerosissimi, basti pensare a come i diversi stili artistici si sono rapportati rispetto alle raffigurazioni religiose, rappresentandole di volta in volta con costumi e fattezze differenti a seconda di epoca e luogo della rappresentazione.

Un esempio di questa tendenza possono addirittura essere i pastori napoletani: le raffigurazioni presepiali sono infatti legate agli usi e costumi della Napoli del XVII – XVIII secolo, di certo non a quelle della Palestina del I secolo. Le opere esposte nella mostra “Il cammino di Gesù tra noi” sovente, per tecniche di realizzazione o elementi rappresentativi, riprendono ancora una volta questa tendenza, antica quanto il culto cristiano.

Paolo dell’Aquila, Verbum caro, panem verum verbo carnem efficit, olio su tela

Ancora una volta, tramite queste opere, le vicende del vangelo vengono rielaborate secondo le necessità della società odierna, avendo tuttavia un fermo sguardo anche verso le precedenti tendenze artistiche che si sono succedute nei secoli. Forse è questo uno dei più grandi successi della tradizione cultuale cristiana: il saper comunicare a tutte le epoche e tutte le civiltà un messaggio universale simile e capace di essere di volta in volta riattualizzato e rielaborato, tramite il potenziale immaginativo e la devozione di numerosi geniali artisti.

La mostra “Il cammino di Gesù tra noi” completa, in un certo senso, il percorso storico-artistico di santa Chiara, dando un meraviglioso contributo della devozione moderna ad un complesso cultuale così antico e così pregno di opere religiose spesso apparentemente diverse tra loro, tuttavia, nel messaggio comunicativo, simili indifferentemente dalle epoche di realizzazione.

-Silvio Sannino

Stefano di Stasio, Resurrezione, olio su tela

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