Oggi il fiume Sarno è tristemente noto come il più inquinato d’Europa.
Eppure questo importante corso d’acqua vanta un storia millenaria, che l’ha visto al centro di racconti, leggende e raffigurazioni.
Aldilà del suo amaro primato, scopriamo la storia del fiume Sarno, dall’antichità fino ai giorni nostri.
La geografia del fiume Sarno
Il fiume Sarno, nonostante la sua brevità, lambisce numerosi territori della Campania.
Nasce alle pendici del monte Saro e attraversa ben tre province (Salerno, Napoli e Avellino) toccando 39 comuni differenti.
Costeggia anche i Monti Lattari, sfociando definitamente nel Mar Tirreno in corrispondenza dello scoglio di Rovigliano, nel golfo di Napoli.
Le principali foci che lo alimentano sono: Foce, Palazzo e Santa Marina.
Come raccontano le fonti, un tempo il suo bacino doveva essere molto più ampio, rendendolo completamente navigabile. Oggi non lo è più, a causa di diversi lavori di deflusso e di chiuse attuate nel corso degli anni.
La sua conformazione, inoltre, ha subito nei secoli diversi stravolgimenti anche a causa delle eruzioni del Vesuvio. I suoi detriti, infatti, hanno coperto alcuni suoi affluenti o deviato il corso del fiume.
All’origine del nome
Non tutte le fonti citano il fiume Sarno con il nome che attualmente si utilizza.
“Sarno” deriverebbe o dal monte Saro, presso cui ha origine, o dal popolo dei Sarrasti, che secondo la tradizione abitava in Campania prima ancora degli etruschi.
Altre fonti, invece, indicano il fiume con il nome di Draco (ma anche Dracontio, Draconcello).
Procopio di Cesarea, infatti, usa questo toponimo nelle “Storie delle Guerre di Giustianiano”, descrivendo la sanguinosa Battaglia dei Monti Lattari (combattuta tra l’esercito bizantino e gli Ostrogoti nel 552 d.C.) che iniziò proprio nei pressi del Sarno.
Forse l’appellativo proviene dagli odori che i ristagni del fiume emanavano in quegli anni, paragonabili al fiato pestilenziale di un drago.
C’è da dire, però, che fin dall’antichità il Sarno è sempre stato lodato per la salubrità delle sue acque, a differenza di oggi.
Un altro appellativo che compare nelle fonti è Veseri. Spesso e volentieri questi tre toponimi si sovrappongono.
Per alcuni, infatti, indicano il medesimo corso. Per altri, invece, rappresentano tre distinti corsi di diversa portata, alcuni dei quali (come il Veseri) sono successivamente scomparsi a causa delle eruzioni del Vesuvio.
Le raffigurazioni del fiume Sarno
Nel territorio campano esistono ancora testimonianze che rimarcano l’importanza che il fiume Sarno ha assunto nel corso della storia.
In molti casi il fiume viene impersonificato da un vecchio disteso e seminudo con a fianco dei simboli di prosperità (le foglie di papiro o anfore traboccanti d’acqua).
É ciò che si può ammirare sulla Fontana Helvius di Sant’Egidio del Monte Albino, oppure all’interno dell’Hospitium dei Sulpicii a Pompei.
Nel Museo Archeologico Provinciale dell’Agro Nocerino a Nocera Inferiore, invece, è custodita una maschera che presenta due fori per le corna: è il Dio Sarno.
Le principali fonti storiche
I più grandi letterati della storia hanno dedicato versi al fiume Sarno.
Virgilio, Stazio, Silio Italico, Lucano, Tito Livio, Cicerone e poi Procopio di Cesarea, Orlando, Sannazzaro: dall’antichità fino ai tempi recenti!
Ma anche pittori, incisori e importanti uomini politici sono rimasti affascinati dal Sarno e dai paesaggi che si scandiscono lungo il suo corso.
Aldilà delle tragica situazione ecologica in cui oggi versa il fiume Sarno, ricordare il passato e i suoi fasti può essere un felice esercizio di memoria, per riconoscere la grande valenza di questo fiume per tutto il territorio campano.
Fonti
- V. DEGLI UBERTI, Sul fiume Sarno, discorso storico-idraulico, Fernandes, 1844.
- S. C. NAPPO, La decorazione parietale dell’hospitium dei Sulpici in località Murecine a Pompei, in Mélanges de l’école francaise de Rome, 2001, pp. 839-895.
- G. Orlando, Storia di Nocera de’ Pagani, Editrice Gaia, 2018.
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