Tre sirene per tre capitali europee. Non è il nome di un nuovo stravagante programma televisivo, ma una strana parentela che lega le città europee che hanno legato la propria storia alla figura mitologica della sirena.
Parliamo infatti della capitale della Danimarca, della capitale della Polonia e dell’ex capitale delle Due Sicilie: tutte città legate all’acqua, elemento che rappresenta la vita per eccellenza.
E la Sirena, a sua volta, rappresenta la maternità, con le sue forme femminili e con la sua funzione protettiva o generatrice delle città.
Partenope, Ligea e Leucosia: le sirene di Napoli, Castellabate e Lamezia Terme
Si conoscono tre versioni del mito.
Partenope sarebbe infatti la prima di tre sorelle sirene, come raccontato nell’Odissea. Erano donne dalle fattezze mostruose e simili agli uccelli.
Dalle profondità del mare giunsero sulle rive di Napoli e, con il loro canto, ammaliavano e catturavano i naviganti. Almeno finché non passò Ulisse, che riuscì a resistere al canto delle sirene dopo essersi fatto legare ad un albero della nave.
Le tre sorelle, disperate per essere state vinte, decisero di suicidarsi buttandosi giù da una rupe: Partenope finì nei pressi dell’isolotto di Megaride, oggi il Castel dell’Ovo (anche se pare che la sua tomba sia sotto San Giovanni Maggiore); Ligea finì sulle coste del fiume Okinaros (oggi si chiama Bagni), nei pressi di Lamezia Terme, e fu sepolta proprio lì ed oggi c’è una statua che la ricorda; Leucosia finì invece dalle parti di Castellabate ed il promontorio in cui è sepolta prese il nome di Punta Licosa.
Il mito di Partenope e Vesuvio è invece molto simile ad un altro che coinvolge il vulcano.
La sirena era in realtà una ragazza e Vesuvio un centauro. I due erano molto innamorati ma Zeus, che desiderava unirsi a Partenope, decise di eliminare il concorrente d’amore trasformando Vesuvio in una montagna.
Partenope, distrutta dal dolore, si suicidò gettandosi in acqua, ma il suo cadavere fu portato a riva e si trasformò nell’isolotto di Megaride. Ed attorno a lei nacque una città meravigliosa.
Il terzo mito lo racconta Matilde Serao: Partenope e Cimone erano due ragazzi greci molto innamorati, ma che non potevano sposarsi a causa di un divieto delle famiglie. Decisero così di fuggire sulle coste della Campania, che all’epoca era colonia greca. Diedero origine a ben 12 figli e fondarono la città di Napoli.
Syrenka, la combattente di Varsavia
La sirena di Varsavia è una guerriera, degna rappresentante del popolo polacco. La sua immagine è praticamente onnipresente in città: la si può trovare sui tombini, sulle cassette dei lampioni, nei graffiti ed addirittura anche sui cartelli stradali. Anche se la sua rappresentazione più famosa è legata alla statua della Syrenka, che si trova a Piazza della Città Vecchia.
Chiedere la storia della sirena di Varsavia ad un polacco è di per sé un’esperienza: ogni persona conosce una versione diversa della leggenda e pretende che sia l’unica interpretazione corretta.
Le storie hanno però la struttura sempre comune: si racconta che, nella notte dei tempi, una sirena che nuotava nel Mar Baltico si sia avventurata nel fiume Vistola, il corso d’acqua sul quale è nata Varsavia. Un giorno, stanca della lunga nuotata, si fermò nei pressi della città vecchia e si mise a cantare, ma fu catturata da un mercante spietato che la esibì al mercato come un fenomeno da baraccone.
Un giovane pescatore si commosse vedendo piangere la giovane sirena e decise di liberarla. Lei, per ringraziarlo, decise di rimanere a vivere a Varsavia per difendere la città da ogni uomo malvagio. Ed infatti, sin dal XIV Secolo, anno della sua prima apparizione nella araldica cittadina, è rappresentata con spada e scudo.
Copenhagen, la tormentata
A quanto pare la famiglia delle sirene è abbastanza prolifica. E pare che la sirena di Copenhagen sia la sorella di quella di Varsavia. Rispetto a Syrenka, però, pare che la parente danese sia tanto famosa quanto sfortunata.
La statua, che oggi è il simbolo indiscusso della città, fu posizionata nel 1913 da Carl Jacobsen, il figlio del fondatore della birreria Carlsberg, in omaggio alla favola della Sirenetta inventata dal suo connazionale Hans Christian Andersen: il racconto della donna-pesce che, per amore, decide di sacrificare la sua vita per camminare sulla terraferma e raggiungere l’uomo dei suoi sogni, con un tragico finale. Una storia che sicuramente attinge ad un patrimonio culturale di stampo greco-orientale.
Anche la statua della Sirenetta non se l’è vista bene nella sua vita: è stata decapitata tre volte, le sono stati amputati almeno quattro volte gli arti e, nel 2003, un pazzo decise addirittura di farla saltare in aria con una carica esplosiva. Ma la statua è puntualmente stata restaurata ed è tornata ad osservare il mare sul suo scoglio.
Si tratta anche di uno dei monumenti più copiati al mondo, con ben tredici copie sparse fra i cinque continenti: ci sono sirenette a Vancouver, Madrid, Giardini Naxos, Seoul e diverse altre città.
Non solo Europa
Il simbolo della donna-pesce non è legato solo alla cultura europea, ma è diffuso in tutto il mondo in leggende dalle trame assai simili.
Ad esempio in Nuova Zelanda è famosa la storia di una tale Pania, una donna-pesce che, ogni giorno, saliva sulla terraferma e di notte tornava nella sua casa sul fondale del mare. A causa delle continue scorribande fuori dall’acqua, fu rinnegata dal suo popolo e, per amore, decise di vivere fra gli uomini. Poi si pentì e, improvvisamente, scappò di nuovo nel mondo che davvero le apparteneva.. Praticamente il contrario del nostro buon Colapesce, il ragazzo che, innamorato del mare, lasciò la terraferma per trasformarsi in un pesce e girovagare nei mari di Napoli e Sicilia da ben 4000 anni.
Il simbolo della Sirena era utilizzato anche dai cavalieri Templari e da ordini religiosi, come si evince in una piccola raffigurazione di una donna con due code di pesce nel Duomo di Milano, oppure anche in simboli sparsi nelle chiese di tutta la Valle d’Orcia.
Per ultima, la Sirena è diventata addirittura moda: è infatti il simbolo di Starbucks, la catena americana di caffè. Doveva infatti essere un logo di un locale bello ed ammaliante, proprio come il canto della sirena.
Una somiglianza fra Colapesce e le sirene c’è: anche loro si sono date un gran da fare per popolare le coste di tutti i continenti. Chissà se, nei mari più profondi, non si organizzino riunioni di sirene.
-Federico Quagliuolo
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