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Il bosco di San Silvestro faceva parte, insieme alla Reggia di Caserta, al Belvedere di San Leucio, a Vaccheria e a Carditello, delle Reali Delizie che la famiglia reale dei Borbone aveva fatto costruire nel territorio casertano.

Il bosco di San Silvestro si trova tra Montemaiulo e Montebriano ed era usato per attività ludiche, venatorie e agricole. Si trova proprio sopra la cascata del parco della Reggia, a cui è collegato tramite un sentiero, fornendo una scenografia spettacolare per chi osserva l’immenso parco della Reggia vanvitelliana.

All’interno del bosco passa anche un ramo dell’Acquedotto Carolino, che portava l’acqua alla Fabbrica della Seta del Belvedere di San Leucio.

Attualmente, il bosco di San Silvestro è una lecceta di 76 ettari.

Bosco di San Silvestro: La tenuta di San Silvestro, quadro di Antonio Veronesi. Olio su tela realizzato nel 1818 e conservato nel Palazzo reale di Caserta
La tenuta di San Silvestro, quadro di Antonio Veronesi

Il Bosco di San Silvestro e le sue origini medievali

Nella bolla di Senne, scritta dall’arcivescovo di Capua Senne, per Rainulfo, vescovo di Caserta, si citano le varie chiese presenti nel territorio casertano nell’XI secolo, tra cui una Ecclesiam Sancti Sylvestri, una chiesetta dedicata a San Silvestro. E’ probabile che abbia dato il suo nome a tutto il bosco che la circondava: di questa chiesa non sono stati trovati resti.

Ma gli eventi che hanno reso il bosco di San Silvestro importante nella storia della città di Caserta, si sono svolti con l’arrivo dei Borbone.

Il casino di San Silvestro fu costruito tra il 1797 e il 1801, su progetto dell’architetto ticinese Giovanni Patturelli, aiutante di Francesco Collecini, primo collaboratore di Luigi Vanvitelli. Patturelli era figlio d’arte e aveva già partecipato alla realizzazione dell’Acquedotto Carolino.  

La planimetria del casino di San Silvestro è caratterizzata da corte rettangolare chiusa su tre lati dai bracci dell’edificio ed è rivolto a sud. Tramite un portone, si accede nell’androne che immette nella corte ai margini della quale è situato un piccolo Giardino all’Italiana. 

Il casino di San Silvestro era dotato di ampie cantine sotterrane per la produzione del vino e stalle, mentre, salendo una scala con gradini in pietra e volta a botte, si arrivava al piano nobile, che era usato dal re per riposarsi dopo stancanti battute di caccia al cinghiale. Purtroppo le decorazioni originali sono andate perse a causa dei continui atti vandalici che il bosco di San Silvestro ha subito nel corso degli anni.

All’ingresso del bosco, furono costruite anche l’abitazione del guardiano, che oggi è la guardiola di accesso al bosco, la casa dell’Arco, che era l’abitazione del colono e fungeva anche da deposito di attrezzature per la caccia, e la pecoreria, dove trovavano ricovero le pecore. 

Nel corso del XIX secolo, in alcuni punti del bosco di San Silvestro, furono realizzati dei giardini pensili, furono allestiti finti ruderi con statue e viali che gli diedero un aspetto di gusto romantico. 

Vari apprezzamenti di terreno erano coltivati con uliveti, vigneti e frutteti che erano stati ricavati in radure e terrazzamenti.  Un frutteto misto era stato ricavato nei terrazzamenti dopo il casino di caccia.

I vigneti per la corte borbonica

Tra San Leucio e il bosco di San Silvestro, erano presenti sei vigneti. Uno era la vigna di San Silvestro, che era situata proprio nel bosco di San Silvestro e che attualmente è stata ripiantata. La vigna del Pommarello e della Torretta si trovavano affianco allo scalone d’accesso al Belvedere, altri vigneti erano l’Arcone e lo Zibibbo.

Particolare menzione merita la famosa vigna del Ventaglio, che si trovava in una radura a sinistra della strada che conduce al bosco di San Silvestro.

Il suo nome è dovuto alla particolare forma in cui i vigneti erano predisposti, ovvero in un semicerchio suddiviso in 10 settori e ognuno di loro era coltivato con un vitigno specifico, il cui nome era indicato su un cippo in travertino, posto all’inizio del vigneto. I dieci settori confluivano in uno slargo che corrispondeva al centro del semicerchio.

Il vigneto era stato realizzato sfruttando il naturale declivio del Monte Leucio verso l’adiacente collina del bosco di San Silvestro e rappresentava un connubio tra architettura e natura.

La vigna del ventaglio aveva una rendita di circa 80 botti di vino. Le dieci varietà erano: Lipari Rosso, Delfino bianco, Procopio, Piedimonte Rosso, Piedimonte Bianco, Lipari Bianco, Siracusa Bianco, Terranova Rosso, Corigliano Rosso, Siracusa Rosso. I vari vitigni non erano originari di Caserta, ma erano stati importati dalle varie zone del Regno. Il vitigno preferito da re Ferdinando IV era il Piedimonte, dal quale si produceva il famoso Pallagrello, vanto della corte borbonica.

Il bosco di San Silvestro: dopo i Borbone e oggi

Dopo l’Unità d’Italia, il bosco di San Silvestro subì un lento declino. Nel 1922 divenne proprietà del Demanio di stato e fu utilizzato da vari enti, subendo alterne vicende che hanno portato alla sua quasi distruzione. Dal 1983 è stato gestito dal Ministero per i beni culturali e nel 1993 è stato affidato al WWF che vi ha realizzato un’oasi con un centro di recupero della fauna selvatica e un museo naturalistico.

Bibliografia

Falcone, L., Caserta: guida alla città, Spring Edizioni, Caserta, 2021

Granata, F., Storia Sacra della Chiesa Metropolitana di Capua, volume 2, Forni, 1766

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