Nonostante possa sembrare assurdo a prima lettura, è tutto vero: nel marzo del 1562 a Napoli i baci erano vietati. In quel periodo, i Napoletani si ritrovarono a fronteggiare una bizzarra legge che proibiva i baci in pubblico, con una pena per i trasgressori parecchio estrema: la morte. Il 9 marzo 1562 (la data sembra quasi una premonizione), un banditore annunciò in piazza la legge voluta da Re Filippo II e il viceré Pedro Alfán de Ribera, lasciando i cittadini sbalorditi. Questo divieto, che potrebbe apparire meno sconcertante dopo la pandemia di COVID-19 che ci ha tenuti per mesi bloccati in casa, ha suscitato numerosi dibattiti tra gli storici, i quali hanno elaborato nel corso degli anni diverse ipotesi. Tra tutte due sono quelle maggiormente accreditate.
I baci a Napoli vennero vietati per proteggere le donne vittime di violenza
La prima ipotesi suggerisce che la legge mirasse a proteggere le donne vittime di violenze e aggressioni, creando una netta distinzione tra gli approcci innocenti e gli atti violenti. La legge, infatti, potrebbe essere stata una risposta alle lotte cittadine sul tema al fine di ridurre i frequenti episodi di violenza che si verificavano in città. È risaputo che nel XVI secolo la violenza sulle donne era particolarmente diffusa e non solamente tra le fasce meno abbienti della società. Le donne spesso subivano discriminazioni e violenze, con limitate protezioni legali a loro disposizione. Questo però non accadeva soltanto all’interno delle mura domestiche. La società dell’epoca, fortemente patriarcale, lasciava che le donne vivessero in contesti in cui la violenza domestica era spesso tollerata, se non completamente ignorata.
La seconda ipotesi degli storici riguarda l’epidemia di peste
L’altra teoria propone una motivazione igienico-sanitaria, collegando la legge a epidemie di peste a Venezia e Torino. Le città erano state messe in ginocchio dal virus e i timori che la malattia si diffondesse anche nel Regno di Napoli non erano del tutto infondati. Solo tre anni dopo, infatti, la città fu colpita dalla stessa epidemia che decimò la popolazione di quasi la metà.
Proprio la connessione tra la rapidissima diffusione della malattia e i baci potrebbe aver giustificato la punizione estrema. Le fonti non forniscono chiarezza su quanto la legge fosse rispettata o punita. Tuttavia, ciò che è certo, è che presto cadde nell’oblio e tutt’oggi non abbiamo testimonianze di esecuzioni. Questo, secondo gli storici, indica forse la natura transitoria dovuta al timore di un’epidemia imminente.
Agli occhi della storia, nonostante il tentativo di affrontare problemi sociali e sanitari dell’epoca, la legge del 1562 può apparire assolutamente assurda. Tuttavia, mentre la sua logica può sfuggire, rimane comunque un esempio intrigante di come società passate abbiano affrontato sfide complesse con approcci che oggi ci appaiono inusuali.
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