La città di Napoli vanta tanti e svariati primati. Tra questi anche i progressi nel campo della medicina e nella ricerca scientifica. Memoria storica di quando Napoli era una Capitale, come recita letteralmente la stessa lapide in marmo apposta all’ingresso, è il Museo delle Arti Sanitarie e Storia della Medicina.
Un tuffo nel passato: la storia della medicina a Napoli
Situato in un’ala storica, originariamente destinato da Maria Longo ad accogliere le Pentite, ex prostitute convertite che assistevano le malate di sifilide, ripercorre e racconta la storia della medicina napoletana e della ricerca scientifica nel corso dei secoli.
Noto soprattutto per la Farmacia degli Incurabili, questo polo museale nasce da Collezioni private di strumenti, libri e oggetti medici. Come moderna Wunderkammer scientifica in cui si affastellano a perdita d’occhio memorabilia e meraviglia.
È l’Associazione “Il Faro d’Ippocrate” a trasformare questo luogo in un vero e proprio percorso museale, ricevendo il riconoscimento come museo di interesse regionale nel 2011.
Da San Giuseppe Moscati ai grandi medici napoletani: le figure leggendarie del Museo delle Arti Sanitarie
Quasi nascosto dall’intricata rete di vicoli del centro storico e antiche architetture in rovina, il Museo delle Arti Sanitarie e Storia della Medicina si snoda attraverso tre piani e grandi figure della Scuola Medica Napoletana, come Domenico Cotugno, Domenico Cirillo, Ferdinando Palasciano, Giovanni Ninni e Giuseppe Moscati. Un itinerario di visita rigorosamente scientifico, che non disdegna di cedere il passo alla fede nei momenti critici, come testimonia un’antica scultura raffigurante una Madonna con bambino appartenuta a San Giuseppe Moscati, cui il medico-santo era devoto.
Tesori nascosti: strumenti antichi e farmacie storiche
Oltre mille oggetti che offrono uno sguardo sulle origini della farmacologia, passando dall’alchimia alla chimica farmaceutica, lungo una straordinaria evoluzione delle pratiche mediche.
In un vicolo che trasuda abbandono, tra ombre e pieghe del tempo. L’ingresso sembra sorretto da tubi metallici, rivelandone, proprio come un ammalato incurabile, la fragilità di chi tenta ancora di reggersi in piedi. Sulle impalcature arrugginite, un banner in PVC, con velleitaria ostinazione, cerca maldestramente di indicare una presenza quasi dimenticata: Museo delle Arti Sanitarie, si legge, come un grido soffocato tra l’indifferenza e l’oblio. Varcato il portale in piperno, un intreccio di reti da cantiere arancioni, pietre e barriere affollano il grande cortile d’ingresso.
A catturare lo sguardo è l’imponente scalone in piperno, sul lato sud: una doppia rampa di scale che affonda le radici nell’architettura cinquecentesca.
Museo delle Arti sanitarie: prima dell’Istituto di Aversa
Questo luogo attraversa tutte le fasi storiche più importanti della medicina, anche i periodi bui. A ricordarcene il cosiddetto “pozzo dei pazzi”, simbolo della presenza dei malati mentali agli Incurabili, che soggiornarono all’interno del Complesso fino alla fondazione del manicomio di Aversa in epoca murattiana. Privo di funzione idrica, il pozzo rievoca un passato oscuro, legato a pratiche terapeutico-punitive, forse guidate dal Maestro dei pazzi, Giorgio Cattaneo, detto Mastro Giorgio.
Oggi, parte del monastero delle Pentite, che nel corso dei secoli divenne sede della “rationalia” dell’Ospedale, ospita il Museo delle Arti Sanitarie e Storia della Medicina.
L’idea di istituire un museo all’interno degli Incurabili risale a tempi più remoti: già alla fine del XIX secolo, infatti, esistevano tracce di percorsi museali all’interno dell’ospedale. Uno dei principali promotori di questa iniziativa fu il socio bibliotecario della Reale Accademia Medico-Chirurgica di Napoli, che trasferì la sua biblioteca negli spazi accademici accanto alla storica farmacia, arricchendo la collezione già esistente.
Il Museo fu inaugurato ufficialmente il 23 marzo del 2010, durante l’anniversario della fondazione dell’Ospedale. Oggi questo luogo è custode di antichi strumenti chirurgici, stampe, libri, che testimoniano la grandezza della Scuola Medica Napoletana e della storia sanitaria del Meridione.
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