Da Parini a Totò : A’ Livella e la polemica antinobiliare.
Ci troviamo in un grottesco cimitero napoletano, due personaggi s’incamminano tra le ormai silenziose tombe lì ospitate. Un nobile e un netturbino. Entrambi rigorosamente morti. Che insolita coppia!
I due malcapitati hanno avuto la sfortuna ( soprattutto per il fiero nobile) di diventare vicini di tomba.
Questo è il contesto generale in cui si sviluppa la meravigliosa poesia “A’ livella” di Antonio De Curtis, in arte (ovviamente) Totò .
Una semplice poesia napoletana la cui frase principale ‘A morte ‘o ssaje ched”e?…è una livella’ si è ormai imposta come una massima o un proverbio.
Eppure la voluta leggerezza (accentuata dall’uso del dialetto) e la spontaneità del testo sembrano nascondere le sue profonde radici . A’ Livella infatti si pone in continuità con una serie di opere in cui forte è la polemica antinobiliare.
In questo mare magnum di testi Totò si rifà in particolare all’opera di Giuseppe Parini il “Dialogo sopra la nobiltà” . A distanza di duecento anni la questione non è poi così diversa. Protagonisti del dialogo sono anche in questo caso due cadaveri: quello di un borioso Nobile e quello di un Poeta. Come nel testo di Totò sono forzati coinquilini dello stesso sepolcro. Dopo aver contestato tutte le affermazioni antiplebee del nobile, il poeta riesce a sottrargli ogni sua certezza.
Nobile Fatt’in là mascalzone!
Poeta Ell’ha il torto, Eccellenza. Teme Ella forse che i suoi vermi non l’abbandonino per venire a me? Oh! le so dir io ch’e’ vorrebbon fare il lauto banchetto sulle ossa spolpate d’un Poeta.
Nella poesia napoletana, il protagonista si spoglia dei panni di poeta e presa una scopa da netturbino si appresta anch’egli a confrontarsi con un nobile, forse anche più adirato.
Qui la conclusione è però più amara. Per il netturbino, le incomprensioni che da sempre dividono nobili e poveri sono pagliacciate ‘ dei vivi e non si arriva in realtà ad una vera soluzione se non attraverso la morte. La morte livella, porta sullo stesso piano quello che le convenzioni sociali separano. Porta sullo stesso piano un nobile pieno di cognomi (utili solo a riempire la bocca) e un semplice netturbino che si chiama semplicemente Gennaro Esposito.
Insomma una questione aperta questa della nobiltà di cui addirittura Totò si è fatto portavoce. Per quanto lontano nel tempo ci possa apparire questo è in realtà un problema ancora attualissimo!
Illustrazione Lisa Nagisa
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al mondo di oggi figlio del nichilismo imperante c’è un deficit di aristocraticità enorme. Totò aveva regione ma lui era un marchese e sapeva cosa voleva significare avere il sangue blu
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