Cerere si nasconde in un semplice bassorilievo, inosservato dai più, in San Gregorio Armeno. Improvvisamente, mentre camminiamo per strada, ci ritroviamo di fronte quella che è la figura dell’antica sacerdotessa Demetra (o Cerere, appunto): sul capo una cesta ed in mano una fiaccola.

Proprio in quel luogo sorgeva il tempio a lei dedicato, di cui, ahimè, restano solo i resti di questo antico quanto prezioso bassorilievo. Simbolo vivo e fortunato di un antico culto o trasportato lì per caso in un secondo momento, sicuramente costituisce quella che è un’importante testimonianza di un rapporto molto forte e sentito della città con la divinità Demetra (nome con cui era conosciuta nell’antica Grecia, nota come Cerere dai romani).

Ma per quanto poco se ne sappia, il culto di tale divinità era veramente molto sentito dai cittadini napoletani, molto più di quanto si possa pensare: lei, infatti, si accompagnava, mano per la mano, alla fondatrice della città, Parthenope. Ad entrambe, nei mesi di ottobre e novembre, venivano dedicati dei giochi, le cosiddette feste Lampadiche.

Le due divinità sono indissolubilmente legate fra di loro, anche se non tutti lo sanno: Demetra aveva una figlia alla quale era molto legata, Persefone, la quale era affidata alle sue ancelle per proteggerla da Ade che la desiderava a tutti i costi. Le ancelle, però, fallirono miseramente nel loro compito e la rabbia della divinità per la sparizione della figlia non si fece attendere.

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Fotografia di Alessandro Genovese

Le dolci ancelle furono tramutate in mostri col corpo di uccello ed il capo di donna, le Sirene. Il loro destino era segnato, erano condannate per la vita ad aiutare la dea nella ricerca della figlia, ma ben presto riuscirono a prendere il sopravvento sulla situazione ed ognuna seguì la sua strada, di una in particolare ben conosciamo la via: Parthenope. La sirena si spinse molto oltre, fino ad arrivare ad un isolotto fra Posillipo ed il Vesuvio, dove spirò l’ultimo respiro.

Napoli, inoltre, era l’unica città in cui ancora riusciva a mantenersi in vita quello che era un antico culto greco: le antiche tradizioni erano infatti rimaste completamente inalterate solo nella nostra città. Molte giovani fanciulle, di nascita nobile, decidevano di dedicare la loro vita alla dea della terra e della fertilità, la dea della nascita, la dea che aveva insegnato la coltivazione agli esseri umani.

Il sacerdozio di Demetra non era accessibile a tutte: era riservato alle sole fanciulle vergini appartenenti alle famiglie aristocratiche più in voga dell’antica Napoli. Fin da piccole, le ragazze, trascorrevano la loro infanzia in collegi dove, dopo svariati anni, venivano iniziate a conoscere quelli che erano i culti più misteriosi della dea, era infatti un onore per queste fanciulle entrare a far parte di tale sacerdozio.

Di tale culto si è purtroppo tramandato ben poco, ma il suo fascino è ancora capace di catturare l’attenzione dei molti che incontrano il bassorilievo di Cerere mentre passeggiano per San Gregorio Armeno.

-Cristina Bianco

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