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Le zeppole di San Giuseppe

Perchè le zeppole si chiamano così?

Povero San Giuseppe!

Una notte un angelo gli andó in sogno e gli ordinó di scappare per mettere in salvo il suo piccolo Gesù dal momento che il re Erode stava per fare una strage di innocenti. Giuseppe sveglió Maria, annunzió la partenza, fece prendere il Bambino dalla culla, preparó l’asinello, e partì per l’Egitto. Lasció la sua bottega di falegname. E per sopravvivere in un paese straniero si mise a friggere frittelle.

Da allora il giorno di San Giuseppe (che cade il 19 marzo) si mangiano le zeppole. Questa è la leggenda del santo frittellaro.

L’origine del dolce

Le zeppole, peró, sono un dolce partenopeo di antichissima origine. Il nome istesso racconta questa vetustà. Le zeppole si chiamano così dacchè nelle cucine partenopee s’è cominciato a dare alle frittelle la forma di una serpe, come se fosse una “S”, e così il nome viene dal latino “serpula”. Una serpe avvolta su se stessa.

Ma la storia – che è antica quanto buona – non è così semplice. Comincia, infatti, nell’antica Roma, al tempo in cui si festeggiavano le Liberalia, cioè le feste in onore delle divinità del vino e del grano: Bacco e Sileno. Quella giornata era dedicata al vino ed alle frittelle di frumento, che venivano fritte nello strutto bollente.

Continua, poi, con le cerimonie per la fine dell’inverno, cioè con i famosi “riti di purificazione agraria”, nei quali, in molti paesi meridionali, vengono accesi grandi falò e preparate abbondanti quantità di frittelle.

Ma poi vennero le monache ed i conventi e allora si disse che la frittella – ormai divenuta zeppola di San Giuseppe – era nata nel convento di San Gregorio Armeno.

Non tutti furono d’accordo e altri sostennero che le zeppole erano nate in quello di Santa Patrizia. Tuttavia c’è anche chi ne attribuisce l’invenzione alle monache della Croce di Lucca o a quelle dello Splendore. Qualcun altro, invece, parla di un’invenzione da strada rimaneggiata da Don Paolo Pintauro già inventore della sfogliatella.

Comunque e dovunque sia stato che la “pasta crisciuta” si fece zeppola, resta il fatto che la prima zeppola di San Giuseppe che sia stata messa su carta risale al 1837. Ne scrisse il celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, nel suo storico trattato “La Cucina Teorico Pratica”.

E comunque e dovunque sia stata inventata la zeppola, resta il fatto che io da stamattina non faccio che pensare a loro malgrado questi giorni di clausura. E così sia. Cù bbona salute!

Alessandro Basso

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