Palazzo doria d'angri
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Palazzo doria d'angri

Piazza Sette Settembre 28. E’ questo il civico di uno dei palazzi più monumentali di Napoli. Ma cosa collega il nome della piazza a questo splendido esempio di architettura settecentesca? Lo scopriremo presto, ma andiamo con ordine. Palazzo Doria D’Angri  ha un prospetto imponente a tre ordini , con un portale ,affiancato da coppie di colonne doriche, da cui si accede ad una galleria che sbocca in un cortile esagonale.La forma della pianta del palazzo è atipica, infatti è un trapezio. Sopra all’ingresso svetta un ampio balcone , con una vetrata proiettata direttamente su via Toledo.

Nel lotto sul quale si decise di realizzare il palazzo erano già presenti due fabbricati che poi sarebbero stati utilizzati come base per la successiva realizzazione dell’opera. Il primo fu acquistato da Marcantonio Doria nel 1749, mentre il secondo nel 1755. Difatti l’idea era quella di realizzare una ricca costruzione che occupasse anche il vecchio vicolo che divideva i due fabbricati preesistenti .
Dopo la morte di Marcantonio ,avvenuta nel 1760, le redini dei lavori furono prese dal figlio , Giovan Carlo Doria. Alla costruzione di questo Palazzo monumentale parteciparono diversi eminenti architetti , tra cui Ferdinando Fuga e Mario Gioffredo, sebbene la maggior parte del progetto sia stata ideata e portata avanti da Luigi Vanvitelli e, alla sua morte, dal figlio Carlo. Difatti al suo interno esso racchiude la perfetta dialettica tra stile tardobarocco e neoclassico tipica delle architetture del Vanvitelli.

L’ingresso si collega ai due cortili interni tramite una galleria ,la quale collega anche l’ingresso secondario su via Maddaloni, ingresso che portò anche a diatribe con i dirimpettai di Palazzo Maddaloni.

Per decorare gli interni del palazzo furono impiegati degli artisti di grande rilievo. Fedele ed Alessandro Fischetti assieme a Costantino Desiderio realizzarono l’affresco della galleria ovale ; nel resto del palazzo sono presenti affreschi di Giacinto Diano e Girolamo Starace. Lo stesso Fedele Fischetti inoltre collocò all’interno del palazzo tre quadri di Francesco Solimena.

Come accennato inizialmente, il palazzo si ricollega al nome della piazza che lo ospita per via di un avvenimento storico. Difatti esso ha fatto da sfondo a una vicenda molto importante del risorgimento , poiché Giuseppe Garibaldi , ospitato nell’appartamento nobiliare,il 7 settembre del 1860 si affacciò dal balcone d’onore per annunciare alla folla acclamante l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia. E’ proprio in ricordo dell’accaduto che  la piazza antistante il palazzo ha preso il nome di Piazza Sette Settembre e, su Via Toledo, è persino presente un’epigrafe commemorativa.

La bellezza di questo palazzo ,come, ahimè , quella di moltissimi edifici di prestigio dell’area partenopea, oggi è offuscata e poco apprezzata; difatti moltissimi oggetti d’arte e pregiati mobili sono andati perduti per via di numerose vendite all’asta. Oggi il palazzo ospita, nelle sue belle sale, eventi privati e congressi, sebbene il piano nobile sia stato messo in vendita da molto tempo .

Spero che quest’articolo possa aiutare a far conoscere un altro esempio magistrale del connubio arte-architettura della nostra città e che questo palazzo un giorno possa occupare nuovamente il posto che gli spetta nella categoria dei monumenti napoletani .

-Gaia Borrelli

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