Francesco Del Giudice insegna che c’è una passione, un fuoco che arde nell’animo del pompiere e che lo spinge a dominare ogni pericolo minaccia la città: In impetu ignis numquam retrorsummai arretrare dinanzi alla furia del fuoco, è il motto proprio dei Vigili del Fuoco napoletani.

La tradizione dei Pompieri a Napoli è la più antica e gloriosa d’Italia grazie alla genialità di Francesco del Giudice, che, a distanza di quasi due secoli, rimane un esempio di eccellenza.
Fra tutti quei geniali rivolgimenti dell’animo che portarono i più illustri uomini a donare le proprie vite per il bene dei propri concittadini, Francesco del Giudice decise di abbracciare una scienza ancora acerba: la tutela dei cittadini dal fuoco, lo stesso fuoco che, nel passato, distrusse intere città ed eliminò dal corso della Storia scritti, libri e testimonianze di chissà quanti segreti delle civiltà antiche che mai saranno conosciuti.

Il primo corpo di pompieri d’Italia

I suoi primi lavori si possono recuperare nell’anno 1848, quando era già diventato Ingegnere e Direttore degli “Artigiani Pompieri” di Napoli, corpo fondato nel 1806, il primo d’Italia: si tratta, infatti, di una serie di volumi nei quali sono proposte numerose soluzioni modernissime per combattere gli incendi, partendo dai consigli sui migliori materiali di costruzione per gli edifici ed arrivando addirittura a consigliare un abbigliamento per i pompieri assai simile a quello attuale, con caschetto, mascherina e tuta ignifuga.

Il libro che Francesco del Giudice scrisse per indicare tutte le regole dell’istituzione dei pompieri

Le invenzioni di Francesco Del Giudice che salvarono migliaia di vite

Ma non si ferma qui: del Giudice arrivò ad immaginare anche che in un futuro, con città sempre più grandi e con incendi sempre più difficili da spegnere, sarebbe servito un pronto intervento rapido ed efficace: bisognava realizzare una camionetta per i vigili del fuoco.
Si trattava di una semplicissima carrozza che trasportava una enorme caldaia a vapore, capace di creare una pressione necessaria a far funzionare una moderna pompa idrica.

E ancora: in che modo bisogna gettare l’acqua sul fuoco?
Pubblicò allora un libro che indicava gli studi sui metodi migliori per spegnere rapidamente gli incendi e per salvare le persone intossicate dai fumi: anno 1851. Le sue pubblicazioni furono tanto moderne e visionarie da essere ancora studiate ben 165 anni dopo la prima stampa.

Come tanti uomini dell’800 che resero Napoli capitale delle scienze e del diritto, Francesco del Giudice non volle tradire nemmeno il suo cognome: era infatti anche un raffinatissimo giurista, tanto da permettergli di compilare il primo regolamento nazionale dei pompieri, che vinse un concorso indetto a Bologna.

Un po’ come Mary Somerville, il suo busto nella Villa Comunale, dallo sguardo austero ed orgoglioso, è preso a pallonate dai bambini, vandalizzato più di una volta con graffiti di innamorati, ignorato completamente dai passanti nel migliore dei casi: c’è anche una via dedicata alla sua memoria proprio nel cuore di Napoli, a Via dei Tribunali, assieme alla caserma dei Pompieri di Via Del Sole. 

Le medaglie sulla divisa di Del Giudice: si notano sia quelle borboniche che quelle italiane, una rarità unica.

Francesco Del Giudice e una iscrizione non veritiera

L’iscrizione nella villa comunale, però, non è del tutto veritiera: del Giudice non fu il fondatore del corpo dei pompieri, ma il direttore per oltre quarant’anni. Fu tanto intelligente, apprezzato ed onesto nella sua professione che fu probabilmente uno dei pochissimi pubblici dirigente borbonico a sopravvivere all’Unità d’Italia assieme a Friedrich Dehnhardt: mantenne la carica di Direttore per oltre quarant’anni, attraversando tutti gli stravolgimenti della Storia che portarono dal Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia.
Una volta annesso il Sud Italia, infatti, avvenne una vera e propria rivoluzione nelle più alte cariche delle istituzioni napoletane, che furono tutte assegnate a Piemontesi o fedelissimi di Cavour, come affermò Liborio Romano in persona.

Del Giudice, invece, si salvò dall’epurazione: amato dai Borbone e dai Savoia, il suo mandato finì solo nel 1878, con una carriera che cominciò sotto re Francesco I di Borbone e finì sotto i primi giorni di Umberto I: l’eccellenza non ha mai avuto bandiera politica.

Forse la damnatio memoriae è un po’ il triste destino degli eroi: come nel mondo tanti pompieri innominati si sono sacrificati per strappare uno sconosciuto dalla morte fra le fiamme, così molti uomini sono oggi in vita grazie a del Giudice. Ma semplicemente non lo sanno.

Attenzione: non va confuso con un altro Francesco Del Giudice, cardinale del ‘600.

-Federico Quagliuolo

Grazie a Michele La Veglia per le preziosissime dritte sulla storia!

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