“A Pordenone si fa festa, a Napoli si muore. Vado a Napoli”
Forse a qualcuno sarà già capitato di sentire questa frase, forse altri l’avranno letta proprio su questo strano oggetto nero che si trova all’altezza del ponte della Sanità.
Fu Re Umberto I, quando nel 1884 a Napoli scoppiò una violentissima epidemia di colera, a recarsi immediatamente in città: paradossalmente proprio Napoli non regalava affatto buoni ricordi al Re, essendo stata il teatro del primo dei tanti attentati alla sua vita.
Mentre la città piangeva i suoi 7.000 morti, Umberto era infatti atteso a Pordenone come ospite d’onore per l’inaugurazione del nuovo padiglione di un cotonificio. Con sorpresa di tutti, però, il Re d’Italia pare abbia annunciato la sua assenza con un telegramma in cui veniva riferita la famosa frase scolpita oggi nella pietra. In realtà la lapide è molto probabilmente un falso storico e il re non disse mai questa frase.
Umberto I di Savoia arriva a Napoli
Una certezza l’abbiamo: Umberto I giunge per davvero a Napoli dall’8 al 12 settembre 1884, la cronaca dell’epoca afferma che si sia recato in tutti i ricoveri per i colerosi per portare conforto ai malati.
L’epidemia di colera a Napoli, però, non fu di certo sconfitta con la sola presenza del Re: ci riuscì il medico napoletano Luciano Armanni, uomo tanto sconosciuto quanto geniale che, con i suoi metodi innovativi, riuscì a combattere la diffusione della malattia. Non dimentichiamo anche altri uomini straordinari come Giuseppe Buonomo, che aprì un ricovero nella Sanità.
Un tempo, alla base della stele, c’era un bassorilievo che ritraeva Umberto I in mezzo ad alcuni malati, ma è stato rubato diversi decenni fa e se ne sono perse le tracce.
Umberto, però, volle portare a termine tutti i suoi impegni da regnante e, una volta lasciata la città di Napoli, andò a Pordenone per visitare i luoghi in cui era stato invitato. E questa storia è testimoniata da una lapide anche nel cotonificio di Pordenone.
Un falso storico
La storia, quindi, prende una piega strana: il Re, pare, non abbia mai detto queste parole e il monumento sarebbe stato realizzato attribuendo ad Umberto una dichiarazione falsa.
A raccontare quest’inaspettato risvolto della storia ci ha pensato Tiziano, appassionato di storia di Pordenone, che ha rinvenuto un trafiletto del giornale “Il Tagliamento”.
P.S.
Proprio per questo episodio, la stampa italiana diede ad Umberto I l’appellativo di “Re Buono“.
-Federico Quagliuolo
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