Ogni napoletano ha una goccia di Genova nel sangue. Non è retorica, ma le conseguenze della presenza fortissima dei mercanti genovesi a Napoli che, da più di 1000 anni, frequentano il centro della città e nello specifico troviamo una testimonianza del loro passaggio in “Via Loggia di Genova” nel Borgo Orefici. L’hai già vista sulle nostre targhe?
Da Genova a Napoli: una società chiusa
I mercanti genovesi a Napoli hanno anche una chiesa a loro dedicata dalle parti di Via Medina: si tratta della chiesa di San Giorgio dei Genovesi, costruita dalla ricchissima comunità genovese presente a Napoli sin dai tempi del Ducato, quindi intorno al X secolo.
I genovesi diventarono però stanziali in città durante i tempi della Regina Giovanna I, quindi circa 600 anni fa. Questo fa di Napoli una delle più antiche logge genovesi del mondo.
Napoli e Genova, infatti, spesso si sono incontrate in momenti ricchi di cultura, importanti, epocali: i segni della cultura ligure a Napoli sono numerosissimi e trovano la loro massima manifestazione sulla facciata della chiesa dedicata al popolo della Superba.
Nomen omen, dicevano i latini: la famiglia genovese più potente di Napoli portava il cognome di “de Mari“: venuti dai mari, lo stesso Mediterraneo che lega Napoli e Genova.
Ed ancora, chi ha come cognome Pallavicini, Sauli, Spinola, Doria, Grimaldi, Ravaschieri o Lomellini, sappia che nelle sue vene scorre un antichissimo sangue della Liguria, giunto a Napoli circa cinque secoli fa.
I primi genovesi sbarcati a Napoli, infatti, decisero di organizzare matrimoni tali da preservare l’origine genovese del cognome, poi questa usanza si perse nei secoli.
I Genovesi a Napoli: fra banche e attività commerciali
Nel 1615 fu poi Antonio Serra, scrittore di uno dei primi trattati di economia al mondo, che spiegò quanto furono importanti i genovesi per Napoli, criticando l’incapacità dei napoletani di diventare bravi imprenditori: “i napoletani vogliono solo lavorare d’intelletto: diventano magistrati, avvocati o medici, altrimenti muoiono di povertà. Non hanno spirito imprenditoriale e tutte le industrie napolitane sono gestite da fiorentini, pisani, bergamaschi e genovesi. Le banche che producono, invece, sono tutte di proprietà di famiglie genoane”
I genovesi erano infatti espertissimi banchieri e commercianti, temuti anche dagli arabi per la loro astuzia e bravura: Napoli ed il Sud Italia, con i bellissimi campi di grano della Campania, erano il luogo perfetto per stabilire le proprie attività commerciali. Per non parlare delle attività bancarie: quasi tutte le opere pubbliche realizzate a Napoli dai viceré spagnoli, compresa Via Toledo, furono finanziate con i soldi dei banchieri genovesi, che furono il motore dell’economia napoletana fino all’arrivo dei Borbone.
Passararono solo cent’anni e gli stessi genovesi che arrivarono a Napoli per fondare le loro attività economiche diventarono migliaia, tutti insediati nei dintorni di Via Medina e presso l’antica Loggia dei Genovesi, creata dalla Regina Giovanna nel porto. Le famiglie di origine genovese divennero così ricche ed influenti da stabilirsi definitivamente a Napoli, tanto da essere considerate del tutto famiglie napoletane: nel 1600 molti cognomi liguri iniziarono ad apparire fra le più alte cariche politiche nel vicereame di Napoli e di lì i genovesi napoletani non si distinsero più dai “veri” antichi partenopei.
Una convivenza fruttuosa
Da commercianti di passaggio a cittadini di Napoli, i genovesi crearono in città quel ceto borghese e mercantile che diventerà il centro dell’economia nei secoli futuri.
In secoli di coesistenza fra genovesi e napoletani, i carruggi diventarono vicarielli, il grifone sposò la sirena ed un rapporto di amicizia interessata diventò prima convivenza, poi questione di famiglia. Ed oggi, nei cognomi di tanti napoletani e nel bel simbolo di Genova che campeggia sulla facciata di una chiesa abbandonata di Via Medina, si rafforza ogni giorno il legame fra i due popoli del mare.
-Federico Quagliuolo
P.S.
Un napoletano discendente da una famiglia genovese che cambiò la storia di Napoli e dell’Italia? Francesco Del Giudice, il papà dei Pompieri.
Chiesa di San Giorgio dei Genovesi
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