Nel 1561 a Napoli ci fu un terremoto. Tra gli altri, gravi danni furono arrecati al monastero delle Lateranensi in Vico Carboni. Proprio per questo, le monache decisero di trasferirsi presso quella che era stata un tempo la dimora del duca di Montalto. Nasce così uno dei luoghi di culto più incantevoli della nostra città: il complesso di Regina Coeli.
Santa Maria Regina Coeli: un gioiello del barocco napoletano
Nel corso dei secoli, esso fu costantemente arricchito di opere d’arte, tanto da divenire una delle testimonianze più grandiose del barocco napoletano. La chiesa si erge in Vico San Gaudioso nel cuore del nostro centro storico, e vi si accede tramite una doppia rampa di scale che conduce al pronao spettacolare, affrescato dal pittore fiammingo Loise Croys.
Alla destra della facciata c’è il campanile ottagonale, che svetta su via Pisanelli. L’interno a navata unica con cappelle costituisce una preziosissima testimonianza, composita e unica nel suo genere, di numerosi lasciti artistici. Contribuirono alla sua decorazione, infatti, nel corso del tempo, Massimo Stanzione, Luca Giordano, Micco Spadaro, Lorenzo Vaccaro e tanti altri. Nella chiesa è custodita anche una delle rarissime rappresentazioni della Madonna in fasce, realizzata in cera da artigiani napoletani del Seicento.
Vero e proprio luogo di pace e meditazione, poco distante dalla frenesia delle viuzze del centro, è il chiostro. Ampio e arioso, fu prospettato nel 1682 dall’architetto Picchiatti e reca una splendida fontana al centro del viale e una notevole varietà di piante.
Nel 1812 il complesso passò alle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Con loro, il convento si dotò di un attrezzatissimo laboratorio, i cui alambicchi sono ancora oggi conservati, e di una vera e propria farmacia. Venivano infatti qui preparati, sfruttando la varietà di erbe coltivate nello stesso monastero, un gran numero di medicamenti naturali che venivano poi utilizzati nell’Ospedale degli Incurabili.
Beatrice Morra
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