A molti sarà capitato almeno una volta nella vita di entrare nell’allegro chiostro di Porta di Massa.
Sede della facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II dal 1961, il Chiostro ha visto generazioni di studenti correre frettolosamente tra un’arcata l’altra, o fermarvisi a chiacchierare, quando un raggio pigro di sole scintilla sulla cupola maiolicata della Chiesa adiacente e si riflette sull’erba irregolare, e nell’aria si sente sempre qualcuno suonare.
Ma qual è la sua storia?
La Chiesa di San Pietro Martire
Esso nasce come prolungamento della Chiesa di San Pietro Martire, che si affaccia su piazzetta Ruggiero Bonghi. Fondata dagli Angioini nel lontano 1294, la Chiesa fu affidata all’ordine monastico dei domenicani, e subì nel corso del tempo varie ristrutturazioni, soprattutto in seguito ad un incendio e un terremoto che avvennero a pochi anni di distanza nel XV secolo.
Gli stucchi settecenteschi oggi coprono l’antica struttura rinascimentale. A croce latina, la Chiesa presenta sette cappelle per lato, di recente restaurata. Dall’università possiamo alzare gli occhi verso la splendida cupola maiolicata, realizzata nel 1609 dal frate e architetto Giuseppe Nuvolo.
Il Chiostro di Porta di Massa
La costruzione del Chiostro fu commissionata dai domenicani all’architetto Giovanni Francesco Di Palma.
Fu lui che progettò la struttura quadrangolare, con otto arcate per lato, organizzò la disposizione delle fontane nel chiostro e decise di posizionarne al centro una esagonale in marmo.
Ma, soprattutto, ideò un ingegnoso sistema idrico che raccoglieva l’acqua ogni parte del convento e alimentava le fontane stesse, mentre lo zampillio di quella centrale proveniva dal lontano Acquedotto della Bolla, il più antico di Napoli.
I frati domenicani resero il chiosco un centro pulsante di arte e cultura della nostra città. A partire dal XVII secolo, fu fondata l’Accademia di San Pietro Martire, che riuniva un cenacolo di artisti e intellettuali nelle mura del convento, il più illustre dei quali fu il poeta e filosofo Onofrio Riccio.
Dopo la tragica, luttuosa parentesi della peste del 1656, il convento ritornò alla consueta vivacità intellettuale, ospitando spettacoli e commedie. Sinché, nel 1808, per volontà di Giuseppe Bonaparte, il monastero fu soppresso e, fino al 1961, anno nel quale fu adibito a sede dell’Università, l’edificio divenne… una officina di tabacchi.
Strano a dirsi, vero?
Se sei uno studente che frequenta abitualmente il Chiostro di Porta di Massa, pensaci, ogni volta che ti accendi (o vedi qualcuno accendersi) una sigaretta.
Beatrice Morra
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