Libero Bovio è stato uno dei più grandi maestri dell’epoca d’oro della canzone napoletana ed ha goduto per anni di grandissima fama internazionale che lo ha reso celebre in tutto il mondo.
Quando camminava per le strade di Napoli con l’immancabile sigaretta tra le labbra ed il cappello sulla testa, tutti lo riconoscevano e gli scambiavano segni di affetto e ammirazione, sempre ricambiati. D’altronde la buona educazione non gli mancava, grazie ai consigli del padre Giovanni Bovio, importante filosofo ed uomo politico, e della madre, Bianca Nicosia, insegnante di pianoforte, che lo fece entrare nel mondo della musica indirizzandolo verso lo stile classico di Beethoven e Bach. Ma il giovane Libero era attratto maggiormente dalla canzone napoletana e cominciò ad apprezzare ben presto il genio di alcuni dei suoi più importanti interpreti come Gambardella e Di Capua.
La sua passione per la musica ed il teatro lo spinsero inevitabilmente ad amare sempre di più Napoli, la patria delle arti, alla quale dedicò numerose canzoni con testi talmente tanto commoventi e toccanti da colpire profondamente tutti coloro che le ascoltavano: “O Paese d’ ‘o sole“ e “Lacrime Napulitane” sono solo alcune delle tante canzoni dedicate alla sua città natale.
Ma il suo tema preferito era sicuramente l’amore struggente e malinconico che sin dai tempi antichi caratterizzava i componimenti partenopei. La più bella e famosa di tutte è forse “Reginella“, interpretata egregiamente alcuni anni dopo dal grande Roberto Murolo, anche se non si può certo dimenticare “Signorinella“, che unisce in un canto di dolore la lontananza da Napoli e la perdita della ragazza amata.
I protagonisti delle vicende, che si svolgevano spesso tra le piazzette ed i vicoli popolari napoletani, erano perlopiù persone della piccola borghesia desiderose di un riscatto sociale o bloccate in un pessimismo sentimentale che rispecchiava anche lo stato d’animo del poeta.
Per oltre trentacinque anni le sue canzoni portarono Napoli sulla vetta del mondo, facendo risuonare nella testa di tutti le sue dolci parole, fin quando un male incurabile non lo confinò in casa per oltre un anno portandolo alla morte. Nonostante i dolori fisici e l’impossibilità di muoversi continuò a comporre versi, dedicando il suo ultimo componimento (“Addio a Maria”) alla moglie che gli era rimasta accanto fino alla fine dei suoi giorni.
–Valerio Iovane
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