Napoli, la città dalle circa cinquecento chiese, ha un passato religioso che va ben oltre il cristianesimo. Un passato che si inoltra in culti misterici, importati qui da diverse parti del mondo. Proprio nel ventre di Napoli, si diffuse enormemente uno dei più importanti culti dell’antichità, un culto che si sviluppò intorno alla figura di un dio proveniente dall’oriente: Mithra, il dio che assicura il ritmo della vita.
La fede in Mithra, destinata ai soli uomini, viene da lontano; essa infatti ha origine indiana e persiana. Ma come e quando arrivò questa fede in area mediterranea?
Il culto iniziò a diffondersi in quest’area intorno al IV, V secolo a.C., mentre, secondo Plutarco, si sarebbe insediato maggiormente intorno al I secolo a.C. negli apparati militari romani attraverso dei corsari cilici deportati da Pompeo in territorio greco.
Napoli, città dai mille volti, adottò ampiamente questo culto. Ma dove si svolgevano questi riti, i cosiddetti misteri? Ampie cavità sotterranee hanno fatto da co-protagoniste all’interno dei riti dedicati al misterioso dio orientale. Una di queste cavità è stata trovata nei pressi di Via Duomo, i cui resti vennero alla luce quando venne distrutta, durante la Seconda Guerra Mondiale, la chiesa di Santa Maria del Carmine ai Mannesi. E’ stato possibile identificare il luogo come un mithreo, grazie alla presenza di un bassorilievo nel quale viene rappresentato il dio nell’atto di sacrificare un toro.
Altri sono i mithrei ritrovati in città, tra questi vi è quello della Crypta Neapolitana, traforo costruito in epoca romana sotto la collina di Posillipo. Anche in questo caso l’identificazione è stata possibile grazie al ritrovamento di un bassorilievo in marmo, rappresentante sempre il dio nell’atto dell’uccisione del toro sacrificale. A questa grotta inoltre sono legate altre leggende, come quella che vede protagonista Virgilio Mago, il quale avrebbe costruito la galleria in una sola notte, grazie anche all’aiuto di spiriti da egli stesso invocati.
Un altro mithreo era presente in una gigantesca cavità nei pressi di piazza dei Martiri, oggi adibita a parcheggio. Purtroppo le altre grotte della zona hanno subito una sorte eguale, se non peggiore; comprese quelle platamoniche, note sin dall’antichità per le particolari attività ludiche che vi si svolgevano al loro interno.
Dobbiamo però spostarci poco da Napoli per trovare un mithreo di straordinaria importanza: quello di Santa Maria Capua Vetere. Al suo interno si sono conservati molti affreschi; oltre a quello del dio, anche la volta celeste ricoperta di stelle che adorna il soffitto, motivo simbolico oggi ricorrente all’interno di molte logge massoniche.
I riti esoterici connessi a questo culto prevedevano un simbolismo che ricordasse la morte e la rinascita del dio. E’ anche per questo infatti che i futuri adepti, prima dell’iniziazione, dovevano purificarsi, trascorrendo un lungo periodo di preparazione. Il rito, che ovviamente comprendeva anche un giuramento di segretezza, consisteva nella rappresentazione della morte del dio e prove di costanza e coraggio.
I misteri mithriaci comprendevano sette livelli di iniziazione, sebbene i primi tre non dessero pieno accesso alle dottrine segrete, ma lasciassero un ruolo di servitori per quelli di rango superiore. Per ogni grado di iniziazione vi era un rituale diverso, contraddistinto inoltre da un determinato animale e da un pianeta associato. Ad esempio il primo stadio era quello del Corax (Corvo), animale che eseguiva gli ordini di Mithra; il pianeta associato in questo caso era Mercurio.
Mithra è un dio antichissimo, tanto è vero che se ne ritrovano tracce persino all’interno dei Veda, i più antichi testi della religione indiana; ma anche all’interno dell’ Avesta , testo sacro dello Zoroastrismo, antichissima religione-filosofia persiana.
A causa di ciò, il culto di Mithra fu osteggiato e perseguito dai Cristiani, i quali infatti distrussero gran parte dei mithrei esistenti all’epoca. Proprio per questo motivo un ritrovamento di un mithreo costituisce sempre un’importantissima scoperta. Interessantissimo inoltre è considerare come un dio, molto più antico rispetto alla tradizione cristiana, fosse venerato in un giorno a noi molto noto, il 25 dicembre.
Questo ci dovrebbe indurre ad una riflessione: chi siamo? Dove andiamo? Da dove veniamo?
– Gaia Borrelli
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