Provvidenza! Buona Speranza!  Matilde Serao  dedica questa leggenda ai bimbi di ogni paese, di ogni casa, a tutti i bimbi che di sera attendono quieti quieti l’inizio di una lunga e bella storia, un racconto incantato che li possa far volare lontano, un’incredibile favola che riesca a far spalancare quegli occhioni sognanti, sino a che il sonno non li faccia diventare piccoli piccoli. Così che da sotto le coperte calde l’inverno sembra meno freddo, la fame meno forte, la morte meno sovrana. Ed è proprio nel silenzio delle sere che la Leggenda prende vita, risorge dai miti più lontani e viaggia nei secoli: sempre nuova, seppur antica; sempre vera, seppur magia. Lasciatevi trasportare ora in una Napoli senza tempo, a che servirebbe riportare una data, un anno, un periodo storico? Ai bimbi non interessano le cifre, per loro la vita è tutta una Poesia. Chiudete dunque gli occhi e immaginate l’odore del pane, ascoltate il rumore delle onde infinite sugli scogli di Mergellina, le musiche del centro, le danze in ogni piazza, in ogni vicolo, immaginate la Napoli ridente di tutti i giorni e innamoratevene. Ed è in questa Napoli indefinita, eterna, senza età, che la Storia della Provvidenza, della Buona Speranza, viene ricordata, è qui che di bocca in bocca viaggia, fino alle nostre orecchie, fino ai nostri ricordi.
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Paradiso vista mare-Napoli -Foto di Gaia Borrelli
Vi era un Uomo molto strano, alto alto, lungo lungo come mai un uomo può essere lungo, così alto che il popolo diceva che egli era cresciuto nell’umido e che la mamma aveva avuto gran cura di innaffiarlo, quasi che egli fosse un alberello e non un uomo. Una figura così esile che le gambe danzavano nei calzoni troppo larghi e le braccia secche e lunghe parevan due aste di un mulino. L’uomo tanto strano aveva capelli folti e scuri, occhi profondi come pozzi e veniva vestito sempre con un lugubre soprabito nero. Quest’uomo non si sapeva da  nessuno chi fosse. Girava giorno e notte per le strade della città: figura che al lume dei lampioni assumeva proporzioni inverosimili e che di giorno pareva uno spettro che avesse smarrito la via del Cimitero. L’uomo si fermava sotto tutte le porte, sotto tutti i balconi e ripeteva sempre la sua allegra cantilena Provvidenza! Buona Speranza! Conosceva tutte le case dove vivevano dei bambini e dai quei cuori gentili si lasciava lanciare una moneta, Provvidenza! Buona Speranza! Ripeteva, e poi andava via. Solo gli animi egoisti e cattivi, che non hanno mai voluto bene ad alcuno non lasciavano nulla, e sotto quelle case l’uomo non si fermava. Il suo grido si sentiva da ogni stanza, da ogni giardino o soffitta e tutto d’improvviso diveniva felice, gioioso! Provvidenza! Buona Speranza! E così Il lavoro pareva meno duro e ogni mamma, vigile al pensiero del figlio lontano, lo sognava felice, e riprendeva a sperare. L’uomo conosceva tutti i bimbi delle strade: Nel Borgo di Santa Lucia, dove i piccoli sono scuri, magri e nervosi,  Buona Speranza si fermava a guardare i loro tuffi nel mare, agitava il bastone e acclamava i più bravi, e quando questi salivano dalle rocce bianche ridevano e giocavano con lui. Al calare della notte restava sulle soglie delle Chiese, dove giacciono in terra a dormire, arrotondati come cani, tante miserabili creaturine senza tetto, l’uomo se li portava in grembo e riscaldandoli con il pesante cappotto sgualcito, rimaneva immobile al freddo, a riposare sugli scalini. Era insolito il talento di Buona Speranza di intendere e capire il linguaggio fatto dai balbettii dei più piccini, e le domande spesso incoerenti dei più grandetti. I bimbi comprendevano lui, che non era compreso dagli uomini.
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Piazza Del Gesù- Napoli -Scatto di Valeria Sironi
Un pomeriggio l’uomo sparì nel nulla e non si seppe più niente di lui, si racconta che mentre la città riposava nell’ora della siesta, egli la salutò disperato, mandando baci infiniti, lanciandosi a terra e strappandosi i capelli nella polvere, per poi rialzarsi e partire. Un ultimo sguardo alla città che lo aveva tanto amato, prima temendolo ed infine rendendolo parte stessa di questo popolo che ha un’anima sola. Si narra che tornò in Svezia, nel suo regno lontano, e che in realtà fosse stato un medico in una sua vita passata, esiliato e cacciato per aver amato la figlia del Re, ed essere stato amato da lei. Che sia vera oppure no la leggenda di Buona Speranza le Mamme di Napoli non lo sanno, eppure l’annuncio del suo grido serve ancora a calmare gli strilli dei piccoli impertinenti, ad asciugare le lacrime dei più piccini e a far sognare i bimbi di tutte le strade, di tutti i paesi, di tutte le case. -Arianna Giannetti  

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