Piazza Nicola Amore: una miniera di storia!

Piazza Nicola Amore si trova proprio nel mezzo di corso Umberto I. Fu costruita negli anni 80 dell’ ‘800, nel pieno dei progetti di Risanamento della città.

E’ familiarmente conosciuta dai napoletani come ‘e quatto palazze, per i quattro palazzi identici che la incorniciano.

Piccola curiosità: al centro della piazza c’era la statua dell’allora sindaco Nicola Amore; venne spostata nel 1938 per non disturbare la passeggiata napoletana di Adolf Hitler in visita.

Quella che è oggi l’ombelico del rettifilo, nell’antica Neapolis era la zona portuale. Venne sfruttata fin dall’epoca greco-romana come punto strategico per le attività marittime.

Risultato: una miniera d’oro di resti archeologici, una storia sotterranea che riposava proprio sotto i nostri piedi.

Infatti già durante i lavori di Risanamento, vennero portati alla luce i resti di una struttura termale.

Con il successivo abbattimento della chiesa di Sant’Agatha degli orefici, che sorgeva poco distante dalla piazza, emerse invece una Nike acefala in marmo.

Soltanto negli ultimi anni però, in maniera del tutto inaspettata, un’altra porzione di questo mondo nascosto è stata svelata. Si voleva semplicemente ampliare la linea metropolitana ma il sottosuolo napoletano si è rivelato ancora una volta costellato di pezzi di storia.

Tra i tanti i ritrovamenti ricordiamo le cinque navi romane di epoca imperiale (I – III sec. d.C.) in Piazza Municipio:

Imbarcazioni romane a piazza Municipio

 

La fortificazione bizantina (costruita con i resti di un monumento di età imperiale) a piazza Borsa:

Resti di epoca augustea, riutilizzati per le mura bizantine

 

Ed infine, i ritrovamenti di piazza Nicola Amore, sui quali vorremmo soffermarci in questo articolo.

Nel 2003 iniziano i lavori per la fermata Duomo a piazza Nicola Amore e la zona si rivela subito ricca di importanti reperti di diversa epoca.

Spiccano i resti di un edificio pubblico di età augustea, una particolare pavimentazione e numerose lastre di marmo con incisioni in lingua greca.

Nel 2 d.C. Ottaviano Augusto istituì a Napoli i giochi isolimpici (chiamati anche Sebastà) per riprodurre le Olimpiadi greche. La città partenopea fu scelta perchè culla della cultura ellenica nella penisola italica. Augusto avrebbe allora dato inizio alla costruzione del suddetto edificio per ospitare i giochi.

Per quanto riguarda la pavimentazione, si tratterebbe dell’ingresso del Gymnasium: un tempio nel quale i giovani potevano allenare corpo e mente, praticare esercizi ginnici ed ascoltare le parole di filosofi e poeti.

Infine le incisioni in lingua greca ricordano i nomi dei vincitori delle Isolimpiadi e le varie discipline sportive praticate.

Scoperta eccezionale! Queste incisioni testimoniano l’importanza della lingua greca a Napoli, almeno fino al III sec. d.C.

Ipogei in mostra grazie al progetto dell’architetto Massimiliano Fuksas

 

I ritrovamenti di piazza Nicola Amore sono conservati nella Stazione Neapolis.

La Stazione Neapolis è un vero e proprio museo archeologico con accesso libero e gratuito, costruito proprio per ospitare i resti archeologici scoperti grazie ai lavori della metropolitana. Si trova alla fermata Museo della linea 1 della nostra metropolitana.

Da visitare assolutamente!

 

 

-Claudia Grillo

 

 

Diventa un sostenitore!

Storie di Napoli è il più grande ed autorevole sito web di promozione della regione Campania. È gestito in totale autonomia da giovani professionisti del territorio: contribuisci anche tu alla crescita del progetto. Per te, con un piccolo contributo, ci saranno numerosissimi vantaggi: tessera di Storie Campane, libri e magazine gratis e inviti ad eventi esclusivi!

  1. Avatar Luigi Bertino
    Luigi Bertino

    1) Che fine ha fatto la statua di Nicola Amore, dopo il 1938?
    2) E’ vero che Matilde Serao ha definito quel sindaco: “Il migliore che Napoli abbia mai avuto”?
    3) la società napoletana di oggi, ritiene che Nicola Amore debba continuare ad avere intitolata a sé una piazza, nonostante sia stato il responsabile della Strage di Pietrarsa, il 6 agosto 1863? Si ricordano brevemente i fatti: di fronte all’ennesimo sopruso del nuovo proprietario del Reale Opificio di Pietrarsa, tale sig. Bozza, qualcuno fece suonare la campana della fabbrica. Alcune centinaia di operai, abbandonato il posto di lavoro, si radunarono nel cortile, lanciando urla e parole di disapprovazione. Spaventato, il padrone si precipitò a richiedere l’intervento dei bersaglieri di stanza a Portici. I militari erano convinti che quelle persone fossero briganti, perciò quando arrivarono davanti allo stabilimento caricarono, baionetta in canna, menando fendenti e sparando ad altezza d’uomo. In quel caldo pomeriggio d’agosto, morirono 4 operai, mentre altri 20 furono feriti. Particolare macabro: molti dei morti e dei feriti furono colpiti alla schiena o alla nuca, mentre cercavano di mettersi in salvo. La responsabilità diretta della strage era del questore di Napoli: Nicola Amore. Costui, però, invece d’essere sollevato dall’incarico e sottoposto a processo come avrebbe meritato, fu così apprezzato dai Piemontesi da fare una rapida carriera: direttore di Pubblica Sicurezza, poi sindaco di Napoli e, infine, senatore del Regno. Mentre a costui è stata dedicata una piazza a Napoli, nessuno ricorda i nomi di quei quattro operai che a Pietrarsa persero la vita: Luigi Fabbricini, Aniello Marino, Aniello Olivieri e Domenico Del Grosso. Furono uccisi non in quanto briganti, ma solo perché difendevano un diritto sacrosanto dei lavoratori: quello al posto di lavoro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *