Sant’Aspreno : il primo Vescovo della Chiesa di Napoli

Si è ormai talmente assuefatti all’associazione di idee Napoli = San Gennaro che nessuno penserebbe mai che Napoli abbia avuto altri patroni, essendo infatti quello del miracolo del santo un evento davvero unico.

Non si conosce moltissimo della vita del santo, sappiamo che probabilmente egli visse sotto gli imperatori Traiano e Adriano, quindi nel I secolo d.c. . Nonostante la sua storia non sia giunta fino a noi con la stessa fama di quella del suo collega Gennaro, durante il periodo del Risanamento fu ritenuto quasi un sacrilegio l’abbattere la chiesa a lui consacrata.

Ma dunque chi era questo Aspreno? La sua vita è avvolta dalla leggenda, ma si sa le leggende, almeno in questa città, sono sempre da considerare almeno in parte veritiere. La storia vorrebbe infatti che Aspreno sia stato iniziato alla religione cristiana da San Pietro. Si dice che San Pietro fosse in viaggio da Antiochia verso Roma quando si fermò a Napoli, dove guarì una vecchia signora, la quale poi si convertì divenendo Santa Candida la Vecchia. Proprio questa signora avrebbe portato Aspreno al cospetto di San Pietro, poiché anche lui affetto da infermità. La leggenda vuole che anche Aspreno, a guarigione avvenuta, si sia convertito e che San Pietro, prima di partire per Roma, lo abbia consacrato Vescovo della Chiesa di Napoli, la quale si stava ingrandendo sempre più e aveva bisogno di una guida.

L’aura di misticità che circonda questa storia è innegabile e diventa ancora più forte se si pensa che l’altare dove sarebbe avvenuta questa consacrazione è conservata all’interno di una chiesa che si trova a Corso Umberto, la chiesa di San Pietro ad Aram. Inoltre la tradizione vuole che il bastone con cui Pietro abbia iniziato Aspreno al cristianesimo sia custodito tra i magnifici reperti del tesoro di San Gennaro.

Che ne è stato invece della chiesa consacrata al culto di Sant’Aspreno? Durante i lavori per il Risanamento il sindaco Ferdinando Colonna di Stigliano fece disporre che la dimora/chiesa di Sant’Aspreno non venisse demolita, ma bensì inglobata in quello che sarebbe diventato il Palazzo della Borsa. Questo luogo era infatti sacro poiché tra il popolo vi era la convinzione che lì avvenisse un miracolo.

In quest’ambiente ipogeo, che viene ritenuto la casa di Sant’Aspreno vi è un’altare rupestre sotto al quale è presente una piccola cavità. Per secoli gli abitanti di Napoli affetti da emicrania andavano nella casa del santo a farsi guarire mettendo la testa in questo foro. Ora questa particolarità del santo viene attribuita sia al fatto che egli fu decapitato per via della sua fede, sia al fatto che facesse penitenza con una pietra poggiata sul capo.

La leggenda moderna sul collegamento fra Sant’Aspreno e la nascita del medicinale Aspirina, invece, è una bufala, in quanto la stessa Bayer ha spiegato che il nome deriva dai principi utilizzati per realizzare il prodotto.

-Gaia Borrelli

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  1. Avatar Piero Di Stasio
    Piero Di Stasio

    Tutte le strade portano a Roma e se non proprio a Napoli, sicuro ci passano.

  2. Avatar Giuseppe Russo
    Giuseppe Russo

    Gentile Signora Gaia, la storiella dell’Aspirina Bayer con riferimento al nostro Sant’Aspreno e al chimico Raffaele Piria, che si ascolta tante volte da improvvisate guide per far colpo su turisti ignari e acritici, è del tutto priva di fondamenti ed appare persino svilente per la figura e la storia del nostro grande Santo.
    La stessa Bayer ha più volte dovuto chiarire le cose a riguardo: il nome commerciale dell’Aspirina deriva com’è noto da quello scientifico di una delle piante (la Spirea ulmaria, l’altra è l’albero di Salice) da cui il principio attivo si estraeva prima che il brevetto Bayer lo ricavasse per via sintetica, facendo a meno della pianta. E proprio da quest’ultima circostanza deriva il prefisso a- (l’alfa privativa di greca) oltre che, per una singolare coincidenza, dall’iniziale del prefisso acetil- un principio chimico associato per evitare alcuni effetti collaterali. Il termine conclusivo -ina, infine, era una consuetudine in campo farmacologico.
    Del tutto inesistente, quindi, è stato nella definizione del nome commerciale anche il ruolo del chimico Raffaele Piria (peraltro calabrese di Scilla e napoletano solo di studi) fondamentale per la scoperta del principio attivo, ma a partire dal solo salice (Salix alba, da cui il nome chimico esatto: acido acetil-salicilico), mentre la Spirea (che richiamerebbe il nome Aspreno) sarebbe entrata in gioco solo un decennio dopo per merito di scienziati tedeschi.
    Dunque “a-spir-ina” vuol dire sostanzialmente “farmaco a(cetil)-spirea” o tuttalpiù “farmaco senza la Spirea”, cosicché gli ignari Piria e Sant’Aspreno, pur spiacendomi da napoletano doc, non c’azzeccano nulla.
    Cordialmente.

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