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Ci troviamo nella Stazione Vanvitelli, che porta al cuore del quartiere Vomero. Le sue uscite sbucano in quattro punti cardini di Piazza Vanvitelli arrivando con dei percorsi sotterranei alle stazioni delle funicolari. La stazione fu inaugurata nel 1993, ma solo nel 2004, in seguito a imponenti lavori entrò ufficialmente nell’itinerario delle stazioni dell’arte.

Le stazioni della metro sono i luoghi di passaggio per eccellenza, uno viene l’altro va, ma pochi hanno il tempo e la voglia di fermarsi ad osservare. Chi realizza una stazione della metropolitana, la vuole rendere sì un’opera d’arte, ma deve fare i conti con la fretta del visitatore che di tempo per osservare un quadro, non cel’ha.

E così Lorenzo e Michele Capobianco, con la consulenza di Achille Bonito Oliva, hanno studiato un modo per far sì che il passante, seppur di fretta, riesca a portarsi qualcosa dentro attraversando quelle mura. E così si arriva alla disposizione delle opere di otto maestri dell’arte.

Giulio Paolini

La più famosa è di certo la “Successione di Fibonacci” di Mario Merz che illumina la discesa con il suo neon: volenti o nolenti tutti i viaggiatori passano per le scale che conducono alle banchine, ed è la prima opera di cui si ricordano.

Opposto alle scale, accanto alle due uscite dal lato di Via Bernini, c’è un enorme masso sospeso e pronto a colpire la parete di vetro che lo imprigiona. E’ questa l’illusione che Giulio Paolini ha voluto creare per i viaggiatori.

Vettor Pisani

Sui corridoi che invece collegano il masso ai tornelli, si susseguono foto di architetture napoletane di Gabriele Basilico e Olivo Barbieri e immagini suggestive con frasi che richiamano pensieri profondi collegati al viaggio sotterraneo. La stazione Vanvitelli non smette mai di stupirci.

Isabella Ducrot

Arrivati sulla banchina della stazione Vanvitelli, quante volte il nostro sguardo si rivolge al treno in arrivo e mai alle nostre spalle. Infatti, appena scese le scale, mosaici dai colori sgargianti di Isabella Ducrot accolgono il viaggiatore ignaro che per ingannare l’attesa potrebbe deliziarsi con lo studio dei piccoli tasselli posti in armonia.

Infine un dettaglio: prima di abbandonare le grandi scale centrali della Metropolitana Vanvitelli per poi dirigersi o a destra o a sinistra, ci sono quattro cilindri neri per ogni lato di Gregorio Botta; avvicinatevi e scoprirete che la bellezza si trova al loro interno. Guardandovi dentro scoprirete che si riesce a vedere una nuova realtà: i luoghi che più spesso frequentiamo sono ricchi di dettagli e di segreti che possono rendere l’attesa della metropolitana, seppur lunga, almeno un po’ piacevole.

Disegno di Diana Damiani

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