Il nostro viaggio parte dalla chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, alle porte del decumano maggiore, in via dei Tribunali, nel cuore del centro storico napoletano.
Andremo alla scoperta di un lungo percorso sotterraneo, ci spingeremo nelle cavità più profonde, fino a toccare con mano la Storia, la Leggenda e l’Archeologia che avvolgono questo luogo.
Secondo un’antica leggenda, intorno al VI secolo d.C., nel cuore della città Partenope, si aggirava di notte un enorme maiale, il quale emetteva grugniti terrificanti; le persone del luogo, spaventate, ben presto cominciarono a pensare che dietro la figura di quel maiale si celasse il diavolo in persona.
Giunse così in aiuto la Madonna, la quale andò in sogno al vescovo Pomponio, con l’ordine di costruire una chiesa a Lei dedicata sui resti di un tempio pagano; così fu e da quel giorno il maiale sparì per sempre.
“Vedrete i segni del passaggio degli antichi Greci e dei padri Latini, tracce di incalcolabile pregio… Qui il santo Pomponio volle dedicare un tempio alla Vergine.. ero presente quando il Fanzago riedificò la basilica e i resti del culto di Diana vennero alla luce, frutto di scienza, lunghi studi di uomini giunti dopo di me… vedrete e buon viaggio”.
La cripta della Pietrasanta
Giunti nella cripta della basilica dopo aver superato una prima rampa di scale, incontriamo Carlo Celano, o per meglio dire, una fedele ricostruzione digitale dello studioso napoletano del seicento, che ci dà così il suo benvenuto.
Vera protagonista del nostro viaggio è sicuramente la tecnologia; al Lapis ci sono schermi e laboratori multimediali, tele viventi, proiezioni e attività in 3D a cura di “Phantasya” un’azienda partenopea leader in Italia e non solo nelle ricostruzioni 3D di siti archeologici, nello sviluppo di realtà virtuale e di progetti di restauro digitale.
Ed è proprio la proiezione di un bellissimo mosaico di epoca romana all’interno di Lapis a catturare subito la nostra attenzione; riccamente variopinto e realizzato con materiali pregiati, probabilmente apparteneva ad una lussuosa domus di qualche ricco patrizio. Il mosaico originale si trova sotto l’altare della basilica, ma ad oggi non è possibile visitarlo.
Non si fa in tempo a contemplare tale meraviglia che in poco tempo si è presi da un senso di dolore: resti di ossa umane sono conservate in un piccolo ambiente, in fondo alla sala; siamo di fronte ad un ossario di epoca tardo seicentesca, posto sotto le scale della basilica, dove erano raccolte le ossa di bambini nati morti, o morti poco dopo la nascita.
Un fiume di storia
Il nostro cammino prosegue, e via via la storia della Basilica si intreccia sempre più con quella della città; altre rampe di scale ci conducono sempre più vicino al cuore di questi ambienti, ad una profondità di circa 40 metri; durante la discesa, ci imbattiamo in numerose bacheche, al cui interno sono custoditi oggetti antichi ritrovati dagli speleologi, i quali, come un libro aperto, raccontano eventi e personaggi che hanno vissuto parte della loro vita in queste cavità sotterranee.
Un fiume millenario di Storia scorre silenzioso, il passato qui è scandito da una linea del tempo a ritroso; per un momento torniamo con la mente al 1943 grazie alla prima bacheca, la quale mostra al suo interno la copertura di una macchina da scrivere di un soldato insieme ad un mortaio; resti ritrovati in ambenti che in passato fungevano da ricoveri durante la guerra.
Più avanti ancora, è possibile ammirare gli strumenti utilizzati nel 1600 per la riedificazione della basilica; la “smarra” in particolare era un utensile utilizzato dai cavatori per ridurre in minimi pezzi i blocchi di tufo che poi venivano portati in superficie.
Se ad oggi è possibile godersi questa esperienza ricca di emozioni all’interno del Museo Lapis Pietrasanta, immersi nella Cultura e nella Storia della nostra città, bisogna ringraziare caldamente un gruppo di imprenditori napoletani. Infatti l’Associazione Pietrasanta Polo culturale Onlus e monsignore Vincenzo De Gregorio, rettore della Basilica, grazie al duro lavoro e ingenti investimenti per oltre un milione e mezzo di euro, dopo quindici lunghi anni hanno restituito a napoletani e non, questa culla di meraviglie archeologiche fino a poco tempo fa preclusa al pubblico ed esposta al degrado e ad abusi di ogni genere.
“Essere riusciti a dare nuovamente un’anima a Lapis è un miracolo, è la dimostrazione che quando le forze buone si mettono insieme si possono otterrebbe risultati straordinari ” ha dichiarato il cardinale Crescenzio Sepe.
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La Basilica fu fatta erigere nel 533 sui resti di un tempio romano da San Pomponio, vescovo di Napoli, e fu la prima chiesa in tutta la città ad essere dedicata alla Vergine.
A causa dei danni provocati dai frequenti terremoti, si decise di abbatterla e, grazie a un eccellente lavoro di riedificazione, la basilica fu completamente ricostruita in chiave barocca da Cosimo Fanzago tra il 1656 e il 1678. Nel 1803 il complesso venne adibito a caserma dei pompieri, ma i bombardamenti della seconda guerra mondiale colpirono gravemente la struttura religiosa, tanto da richiedere un ulteriore restauro portato a termine nel 1976.
L’appellativo “Pietrasanta“, e non Lapis, le fu attribuito verso il 1623 perché al suo interno era custodita una pietra con una croce incisa su cui era stata collocata pochi anni prima un’immagine della Vergine, che si riteneva procurasse indulgenza a chi la baciava.
Di Andrea Andolfi
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