Furbo e semplicione, poltrone e attaccabriglie, pieno di bonomia e di malizia ,un misto di spirito, di cinismo e di causticità, pigro, goloso, ladro talvolta, ma con tanta naturalezza e di umore sempre uguale, spensierato, ottimista, ecco Pulcinella.
Le origini di Pulcinella
Maschera nata ad Acerra, un comune dell’hinterland napoletano, anticamente colonia romana come ci narra il poeta latino Virgilio nelle sue Georgiche. Pulcinella è nato dalla rappresentazione delle atellane, ancestrali spettacoli teatrali di origine tutta campana, in cui si metteva in scena il Maccus losco, lazzarone , invadente, lepido e a volte ladro e il Pappus saccente e fifone. Tale personaggio ha subito non indifferenti cambiamenti nel corso della sua evoluzione, da babbeo e un po’ pigro a interprete di grande vitalità e dinamismo, libero dalla monotona buffonata , pregante di tratti umani sentimentali e malinconici senza mai rinunciare ad irruenti commenti spiritosi tipici partenopei. Sarà proprio per tutto ciò che resta la maschera più amata dai napoletani.
Ma come si arriva proprio a lui? Qual è l’etimologia del suo nome? Una probabile ipotesi ci potrebbe ricondurre alla derivazione dal napoletano pollicino (pulcino) forse per la componente essenziale del costume, quali la maschera nera dall’adunco naso fallico, l’ampio camicione bianco rimborsato a vita, larghi pantaloni bianchi l’alto cappello bianco a forma di cono.
Il Fainelli, un giornale storico della Letteratura Italiana, fa risalire il nome di Pulcinella ad un veronese, tale Pulcinella delle Carceri, un intrigante che finì anche in carcere e visse di espedienti, ma non ci spiega come questo sarebbe finito a Napoli. Notissima è la versione secondo la quale il nome Pulcinella deriverebbe da quello di un attore che lo impersonava, tale Paolo Cinelli; costui sarebbe stato originario ,pare, di Acerra, e difatti proprio in questo paese si mostra ancora un palazzetto settecentesco denominato la casa di Pulcinella, detto Pullecenella Cetrulo.
Un bellissimo museo interamente dedicato a questo personaggio e al folklore contadino è ubicato al Palazzo Baronale di Acerra. Quest’ultimo è stato costruito nel 826 d.C. su un antichissimo teatro romano di cui sono ancora visibili le rovine, resistito alle innumerevoli incursioni fatte nel corso della sua storia, grazie alle sue imponenti mura perfettamente conservate. Anch’esso avvolto nel mistero e nella magia delle leggende popolari in quanto si narra che tra le sue stanze si aggiri lo spirito di un uomo acerrano morto suicida per l’amore non corrisposto di una nobildonna.
Per tutti gli amanti dello spettacolo, dell’arte e della storia un posto assolutamente da visitare!
-Anna Barone
Ringrazio Felice Leone e la Biblioteca Comunale di Pomigliano d’Arco per il materiale fornito.
Fonti
Vittorio Gleijeses- Feste, Farina e Forca.
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