A Napoli, il 9 marzo del 1562 furono vietati i baci in pubblico.
Chiunque fosse stato sorpreso a scambiare effusioni di qualsiasi genere in luoghi cittadini sarebbe stato condannato a morte.
Questa notizia assai curiosa è riportata negli Almanacchi dell’epoca ed ancora oggi esistono diverse testimonianze riguardanti questa bizzarra vicenda. Ma perché furono vietati i baci?
I baci nell’Antichità
Nella storia della nostra bella terra ritroviamo i baci più antichi nella eterea Pompei o al Museo Archeologico di Napoli, nel Gabinetto erotico.
I latini avevano stimato tre diversissimi tipi di bacio: l’osculum, il bacio amichevole e fraterno, che incarnava il rispetto ed era vissuto per l’amore filiale, il basium, il bacio d’amore, era dedicato alle mogli. Infine c’era il suavium, il bacio carnale, era quello dato dalle prostitute, espressione di pura libidine e perdizione.
Il bacio visto dalla scienza
Esiste addirittura una scienza che analizza il bacio nelle sue sfaccettature sociali e fisologiche: la Filematologia. I baci hanno tanti aspetti positivi: sanciscono le relazioni, le vedono nascere agli albori della loro fioritura, aiutano gli amori a
germogliare e a mettere radici profonde e durature nel tempo. Aumentano i livelli di ossitocina e diminuiscono invece quelli di cortisolo, che causa invece stress e malumore nella vita di tutti i giorni, rinforzano così legami e sentimenti. Insomma, non c’è niente di più naturale ed istintivo di un bacio!
Bacio nella Letteratura Greca
Ma ritorniamo allora alla vecchia domanda, perché in quella mattina del 9 marzo, baciare il proprio amato divenne un reato così grave da dover essere punito con multe e distorsioni amministrative, o peggio, nei casi più gravi, con la vita dei poveri malcapitati?
Cronaca del 1562
Le ragioni che condussero il Vicerè Fernando di Toledo ad istituire tale reato dalla sera alla mattina, furono essenzialmente due.
La prima era inerente alla protezione di tutte le donne della città: era una brillante soluzione atta a limitare le aggressioni, gli abusi e le violenze su giovani e non, tutelandole con il seguente articolo: ”Gli atti violenti esercitati contro l’altrui pudicizia, che non consistono nella congiunzione carnale, tutti indistintamente noverano nella categoria degli stupri tentati”, come riporta anche Agnese Palumbo nel suo libro “101 storie su Napoli che non ti hanno mai raccontato”. Era perseguibile dunque, chiunque avesse tentato di ottenere un bacio senza consenso.
Considerando però i baci “rubati” nei romanzi d’amore dei giorni nostri, nei film e nelle sitcom, tutto ciò sembra difficile da accettare o immaginare, si aprono dibattiti interessanti che possono andare per le lunghe con amiche e amici, ma che vi consiglio davvero di affrontare ogni tanto. Ad esempio, quando e come si può definire una violenza? Quando è abuso? Come si comporta la legge nel 2019? ( ecco, easy peasy)
Sportelli di tutto il mondo si confrontano e definiscono linee su come agire a seconda dei casi personalizzati e generali. Esistono delle pietre miliari e grandi “passi avanti” fatti e dettati dalla consapevolezza del genere femminile acquisita nel corso di decenni, inoltre tantissimi tabù sono stati scoperchiati, trattati e discussi. Oggi esiste molto più ascolto e sensibilità, anche se c’è comunque ancora moltissimo da fare.
Il secondo motivo della legge tanto singolare del 1562 era invece legato a ragioni igienico-sanitarie.
Da poco infatti era stata debellata l’epidemia di peste che aveva inginocchiato le città di Venezia e Torino. Era quindi probabile che al manifestarsi dei primi sintomi della malattia, la precauzione del Viceré fosse quella di eliminare possibili vie di contagio quali, per l’appunto, i baci.
Dunque due motivi socialmente utili ed importantissimi che si nascondono dietro ad un decreto un po’ strambo, che ci fa arricciare il naso.
Ma come, non ci si poteva baciare?
Incredibile!
Sitografia&Bibliografia
[1] 101 storie che non ti hanno raccontato su Napoli, Agnese Palumbo. Newton editori
[2] https://www.vocedinapoli.it/2016/03/02/9-marzo-1562-napoli-baci/ Voce di Napoli.it
[3] http://www.informazione.campania.it/napoli/212994-rubrica-napoli-e-dintorni-a-cura-di-enzo-longobardi-5.html Rubrica Napoli e dintorni a cura di Enzo Longobardi
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