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Napoli è ed è sempre stata la patria della musica e della canzone e riuscì a conquistare anche LIszt.

Con il termine Canzone Napoletana si indicano tutte quelle composizioni scritte nell’ottocento da una schiera di prolifici autori che frequentavano la città Partenopea. Era il cosiddetto periodo d’oro della canzone classica napoletana , per intenderci quel periodo in cui vennero scritte canzoni come Te voglio bene assaje”, “Era de Maggio” e tantissime altre melodie famose in tutto il mondo ,riconosciute come patrimonio artistico musicale della città.

Ciò che rende speciale la canzone napoletana, oltre la sua melodia e armonia linguistica è il valore simbolico che le viene riconosciuto, essa infatti rappresenta l’anima di Napoli ed ha un origine leggendaria che si perde nella notte dei Tempi fino al Canto della Sirena Partenope, morta per amore di Ulisse.

Ma la storia raccontata in queste righe riguarda un grande pianista compositore ungherese vissuto nell’Ottocento. Franz Lizst.

Liszt è stato uno dei più grandi virtuosi dello strumento, tanto da alimentare delle leggende come il mito delle sue mani, considerate talmente grandi, da poter suonare il pianoforte al limite delle sue capacità sonore ed espressive.

Franz Liszt

Cosa c’entra Liszt con Napoli?

Ebbene, il famoso pianista compositore, come molti artisti ed intellettuali dell’epoca, trascorse nella prima metà dell’Ottocento un primo soggiorno in Italia con tappa a Napoli, per assecondare la sete di cultura e conoscenza in un viaggio-fuga con la compagna Marie d’Agoult.  

Dall’esperienza del Viaggio in Italia, partito in realtà dalla Svizzera, nacquero un insieme di tre suite per pianoforte intitolate Anni di pellegrinaggio , in cui possiamo ascoltare sia il grande virtuosismo tecnico che il grande senso melodico e intimista del compositore. Listz , ammaliato ed affascinato dalla cultura italiana dedicò al nostro paese la seconda suite intitolata  Deuxième année: Italie, pubblicata nel 1858 ed arricchita nel 1861 con supplemento di tre pezzi intitolato Venezia e Napoli .

In “Venezia e Napoli, a sua volta articolata in tre movimenti, ritroviamo un omaggio alla tradizione musicale nostrana, in particolare possiamo ascoltare Gondoliera, ovvero una variazione di un tema popolare veneziano; Un canto nostalgico tributo a Gioacchino Rossini, intitolato Canzone in mi bemolle minore ed in gran finale una strabiliante connessione con la città partenopea.  Il terzo e ultimo “ movimento”, infatti,  intitolato La Tarantella, è un brano basato sulla versione del compositore e musicologo Guillaume-Louis Cottrau (1797–1847) della bellissima canzone popolare Fenesta vascia.

Antica Canzone popolare napoletana risalente al 1500, scritta in dialetto, e di autore ignoto.  

Questa Canzone, come la conosciamo oggi, presenta un Testo del 1825  scritto da Giulio Genoino  adattato al dialetto napoletano dell’epoca, su una splendida melodia di  Guglielmo Cottrau . Il testo, considerato pura poesia, narra la vana attesa di un amante che attende la sua amata alla finestra. Il povero sventurato, deciso a desistere, immagina di diventare un venditore ambulante di acqua; ma alle popolane che chiederanno dell’acqua che vende lui risponderà che sono lacrime d’amore.

Guglielmo Cottrau

Questo famoso brano è stato interpretato da grandi nomi contemporanei come Sergio Bruni, Luciano Pavarotti e Massimo Ranieri; quest’ultimo ha addirittura intitolato l’ album “nun è acqua” riferendosi al testo della canzone.

Ci piace immaginare che in una sera d’estate, durante il suo soggiorno, il compositore ungherese abbia sentito intonare le note di questa splendida canzone per le strade illuminate dai lampioni della Napoli di una volta e dedicarle questa perla musicale, ammaliato dalla bellezza della canzone e della città, sulle orme dell’antica canzone napoletana.

Bibliografia

Te voglio bene assaje-  Luciano De Crescenzo

La canzone napoletana – Pasquale Scialò

Il meridione d’Italia nelle visioni musicali di Franz Liszt- N. Scardicchio

I grandi musicisti- Fabbri Editore

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