Parlare delle estati a Villaggio Coppola Pinetamare fa scendere una lacrimuccia a qualsiasi napoletano che ha più di quarant’anni.

Tantissime famiglie hanno infatti vissuto per trent’anni tra le spiagge assolate, i porticati bianchi e le torri di una delle località vacanziere più esclusive d’Italia.

Oggi si presenta con un cielo asfittico, in una normalità fatta di ultimi fedeli residenti misti a immigrati irregolari, film che parlano di criminalità e macerie di residenze lussuose che ancora vivacchiano con qualche attività commerciale sopravvissuta.

Cosa andò storto? Cerchiamo di ripercorrere la storia.

Villaggio Coppola Parco Saraceno
Il Parco Saraceno oggi – Villaggio Coppola – Foto di Federico Quagliuolo

La nascita e la rivalità con Baia Domizia

I pini sono simbolo di tutto litorale domizio. E proprio “Pinetamare” era il nome della zona, dato che questi alberi bellissimi e secolari caratterizzavano l’intera costa che partiva dal Garigliano.

Negli anni ’60, il nuovo benessere economico cominciò ad ampliare le fila della borghesia italiana, con un’influenza che toccò anche Napoli, che fu letteralmente invasa dalle nuove costruzioni fra quartieri collinari e provincia, che si svilupparono in modo completamente incontrollato.

Era solo questione di tempo: con la scoperta delle lunghe vacanze estive, era necessario costruire nuovi edifici anche sulla costa.

A dare il via alle costruzioni sul litorale Domizio fu un’impresa veneta, che cominciò a costruire Baia Domizia nel 1960, dopo aver vinto un concorso indetto dal Comune di Sessa Aurunca. Il giovane villaggio riscosse un successo tanto travolgente, tanto da convincere l’imprenditoria locale a muoversi: i Coppola di Casal di Principe vollero quindi dar filo da torcere ai concorrenti nordici, costruendo quella che nei progetti sarebbe stata la località turistica da sogno per le vacanze di un borghese: a 15 minuti da Napoli, dotata di banche, ospedali, teatri e negozi di ogni necessità. Una città a misura d’uomo, a due passi dal capoluogo economico della Campania, che avrebbe potuto sostenere una permanenza anche durante la stagione invernale. La cittadina era inoltre pattugliata da una polizia privata e le strutture avevano accessi spesso esclusivi e ben controllati.

La famiglia Coppola possedeva un terreno dalle parti di Castel Volturno addirittura sin dal 1911, come pare emergere da alcuni documenti che, vagamente, menzionavano “i terreni della pineta bagnata dal mare“.

Era il momento di sfruttarlo creando quello che, ancora oggi, è considerato uno dei massimi esempi di abusivismo edilizio in Italia.
Il Comune di Castel Volturno rilasciò infatti 500 licenze edilizie nel 1964, ma Vincenzo e Cristoforo Coppola costruirono in brevissimo tempo ben 3000 unità abitative, più una darsena e un porto turistico.

Cartolina degli anni ’70 di Villaggio Coppola

Il successo di Villaggio Coppola

La campagna pubblicitaria riscosse un successo senza pari e in pochissimi anni Villaggio Coppola arrivò a rivaleggiare con Capri e Sorrento.

I Coppola infatti non badarono a spese e fecero un vero e proprio “Influencer Marketing“, invitando vip, artisti e personaggi del mondo politico a frequentare la nuova cittadina, come accade oggi a Forte dei Marmi. Negli anni ’70 si arrivò a toccare i 15.000 residenti estivi, che passavano l’intera stagione fra le serate in discoteca, i bagni in piscina e il fresco di ciò che rimaneva di una delle più grandi pinete d’Italia.

Il colpo di fortuna per la famiglia Coppola arrivò con le inchieste su Baia Domizia, che addirittura arrivarono al Presidente della Repubblica Giovanni Leone.

Proprio il presidente, da buon napoletano, era un grandissimo estimatore della pineta: acquistò addirittura tre ville con discesa privata sulla spiaggia in zona Licola Mare che, a dispetto proprio delle inchieste dell’epoca sugli abusivismi edilizi della zona, erano tutte perfettamente in regola.

Baia Domizia, oltre ad essere più lontana da Napoli, rimase anche incompleta: non furono mai costruiti il porto turistico nell’area nord e le altre attrazioni ricettive in programma.

Coppola Pinetamare, invece, riuscì a dotarsi di una darsena e di un porto capaci di ospitare qualsiasi imbarcazione privata, compresa la predisposizione per una linea di traghetti che, però, non fu mai attivata. Insomma, il piano ambizioso fu quello di costruire una “micro Dubai” italiana, quando la città araba era ancora uno scatolone di sabbia.

I grattacieli di Villaggio Coppola, palazzi di 14 piani costruiti in riva al mare, diventarono un vero e proprio simbolo della zona, riconoscibili anche a distanza di chilometri.

Grattacieli di Villaggio Coppola
Grattacieli Villaggio Coppola

Fra terremoto e Americani

Quasi tutti sono d’accordo nel dire che il terremoto del 1980 fu il colpo finale che distrusse il sogno di Villaggio Coppola. In realtà il problema fu molto più complesso.

Più nello specifico, il terremoto dell’Irpinia, con il suo gigantesco dramma sociale, costrinse lo Stato a prendere misure drastiche per trovare una sistemazione per gli sfollati. Fu così che il commissario straordinario Zamberletti decise, con una ordinanza, di far espropriare 5000 appartamenti di Villaggio Coppola, annientando letteralmente il valore economico delle proprietà e costringendo tanti a svendere le proprie case per trasferirsi, paradossalmente, proprio nella vicina Baia Domizia.

Alcuni, fiutando il disastro imminente, decisero di vendere le proprietà già dopo il disastro del Rione Terra nel 1978. Anche in quell’occasione furono ospitati gli sfollati a Villaggio Coppola.

L’operazione si rivelò un disastro: intere palazzine ospitarono non solo gli sfollati, ma anche tantissimi senzatetto e altri occupanti abusivi, come rivelarono poi le inchieste degli anni ’90.
Il colpo di grazia arrivò nel 1988, con gli americani che abbandonarono il villaggio perché la NATO non volle rinnovare la convenzione con i costruttori. E i grattacieli rimasero improvvisamente disabitati.

Furono poi gli stessi Coppola a costruire, pochi anni dopo, un nuovo villaggio per gli americani a Gricignano d’Aversa.

Architettura Villaggio Coppola
Le architetture futuristiche di Villaggio Coppola, oggi abbandonate. Un tempo questi porticati erano frequentati da tantissime persone in tenuta da mare!

Il problema dell’immigrazione clandestina degli anni ’90 e 2000 riuscì a peggiorare un quadro di abbandono: la criminalità trovò nelle case abbandonate il modo perfetto per stipare migliaia di immigrati nei vecchi appartamenti di lusso di Parco Saraceno, che diventarono peggio di una favela brasiliana.
Basta vedere la curva demografica del comune di Castel Volturno negli ultimi 30 anni per capire bene cosa è accaduto.

Non ultimo, già negli anni ’70 cominciarono ad arrivare le prime condanne per abusivismo edilizio, attività che aveva caratterizzato la realizzazione di buona parte delle strutture del litorale domizio. Questo contribuì a svalutare gli appartamenti.

Non si sa neanche con esattezza cosa sia abusivo e cosa no: negli anni ’80 un incendio bruciò l’intero archivio del Comune di Castel Volturno.

Fu così che Coppola Pinetamare si trasformò in un mulinello di degrado che risucchiò nel baratro anche le vicine Baia Verde, Ischitella, Mondragone e la stessa Castel Volturno.
Paradossalmente la distanza salvò parzialmente Baia Domizia, che soffrì un breve periodo di degrado, ma non fu mai abbandonata dai residenti: nel 1981 fu addirittura costituito un comitato “pro-Baia Domizia” per non far “invadere” le case vacanza sul litorale aurunco.
I risultati arrivarono e Pinetamare si ritrovò ad accogliere anche gli sfollati destinati al Garigliano.

Demolizione grattacieli
Demolizione delle torri di Villaggio Coppola nel 2003

Il futuro si chiama Coppola

Oggi, alle spalle di oasi come l’Holiday Inn, con il campo di allenamento della SSC Napoli, la città è appesa a progetti e promesse di ristrutturazione. L’ultima è stata proprio lanciata dal governatore De Luca, che ha promesso nel 2018 il rilancio dell’intero territorio domizio.

I fratelli Coppola furono invece condannati dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con obbligo di risarcire 800 miliardi di lire per danni ambientali. Nel 2003 si arrivò a patteggiare un risarcimento di 43 milioni di euro (circa 80 miliardi di lire), di cui ne furono pagati 7. La restante parte fu destinata alla ristrutturazione di alcuni edifici.

Lo Stato decise quindi di scendere a patti con chi aveva appena condannato.

E oggi siamo passati dai fratelli Coppola, oggi morti, alla figlia Cristiana Coppola, promotrice di numerose proposte per il rilancio dell’area: il destino di Pinetamare sembra legato per sempre al nome della stessa famiglia.

-Federico Quagliuolo

Villaggio Coppola ingresso
Cartolina di Villaggio Coppola negli anni 70

Riferimenti:
https://www.comune.castelvolturno.ce.it/index.php?option=com_content&view=article&id=36&Itemid=199
http://www.extranapoli.it/rubriche/cera-una-volta-villaggio-coppola-castelvolturno-prima-dellera-de-laurentiis
https://caserta.italiani.it/villaggio-coppola-il-principe-abusivo-del-litorale-domitio/
http://www.senato.it/documenti/repository/relazioni/archiviostorico/commissioni/X_LEG_BASILICATA_CAMPANIA_DOC_RELAZ/X_LEG_BASIL_CAMP_DOC_XXIII_27_VOL_3_TOMO_1.pdf
https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/caserta/notizie/cronaca/2014/18-giugno-2014/da-cristoforo-cristiana-il-declino-dinasty-coppola–223418070334.shtml
https://www.internazionale.it/reportage/angelo-mastrandrea/2017/02/25/castel-volturno-polveriera
http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=11522
http://vogliocapire.blogspot.com/2012/04/villaggio-coppola-pinetamare-caserta.html
https://kasavacall.wordpress.com/2016/05/27/cera-una-volta-castel-volturno/

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