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La nascita della sciantosa

Era una sera di fine Ottocento ed io ero seduto al solito locale nel centro di Parigi, café-concert. Bevevo e chiacchieravo con i miei commensali di musica, di belle donne, di arte. “Guarda lei” Mi indicò Jacques seduto accanto a me, lisciandosi con il pollice e l’indice il baffo che, come la moda voleva, portava rigorosamente all’insù. I miei occhi si fecero spazio tra la folla e, al di sopra delle tube di uomini eleganti e dei cappelli piumati di donne ingioiellate, vidi lei sul palco: la chanteuse.

Indiscussa regina dello spettacolo e cantante di professione, non era la sua sola voce ad essere protagonista dell’esibizione. Ammaliava il pubblico con le sue movenze sensuali e gli abiti eccentrici. Ed io restai seduto lì, attonito da quel luccichio frenetico e da quel fascino misterioso. In quei locali si respirava un’atmosfera suggestiva, erano destinati a diventare simbolo della spensieratezza e della bella vita. Eravamo nel periodo della luce, il lustro di quei salotti abbagliava la città e nascondeva le sue ombre. La Belle Epoque illuminava la Francia ma ben presto avrebbe raggiunto tutta l’Europa e fatto risplendere la città di Napoli.

La sciantosa a Napoli

Nella città di Partenope l’epoca d’oro del caffè concerto coincise con quella della canzone napoletana. Nel 1890 venne infatti inaugurato l’elegante Salone Margherita nella Galleria Umberto I. L’obiettivo era quello di ricreare l’atmosfera parigina: cartelloni, contratti degli artisti e menu erano scritti in francese, persino i camerieri parlavano la lingua straniera. Anche le esibizioni riprendevano quelle del café-concert, ma l’intrattenimento tipico di canto, ballo e varietà venne sostituito per lo più dalla messa in scena di arie tratte dalle più famose opere liriche del tempo. A recitarle era ancora una volta una donna, la chanteuse parigina. I proprietari dei locali andavano alla ricerca delle più belle artiste della città per poter attirare clientela.

Locandina salone margherita sciantosa
Locandina del Salone Margherita, la sciantosa

Con il passare degli anni il termine chanteuse venne poi napoletanizzato in sciantosa che, a poco a poco, perse il suo connotato di cantante. Con sciantosa infatti si denota la cosiddetta femme fatale, sensuale e misteriosa. Spesso le cantanti stesse inventavano un passato della loro vita intrigante o parlavano con un accento straniero per accrescere il fascino della propria figura. Era comune tra le più famose pagare dei claquer, ossia gruppi di persone che applaudivano e acclamavano le interpreti dietro compenso economico così da accrescerne la notorietà.

La sciantosa oggi

Con il passare degli anni e con la nascita di cinema e televisione, la sciantosa come figura professionale è scomparsa, lasciando il posto alle odierne soubrette o showgirl, ma è rimasta ben nota nell’immaginario collettivo ed è tornata protagonista in film e rappresentazioni teatrali.

Fu interpretata da Sofia Loren in Carosello napoletano e prima ancora da Anna Magnani, accanto al giovane Massimo Ranieri, nel film La Sciantosa del 1971.

Laura d’Avossa

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