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Ogni quartiere è una miniera di storie sommerse rappresentate dall’artigiano sotto casa. E l’unico modo per salvare l’identità dei Quartieri Spagnoli è raccoglierle tutte e valorizzarle. Parola di Salvatore Iodice, il padre dell’associazione che, non a caso, prende il nome di “Miniera“.
L’idea di Salvatore è semplice e nobile: salvare i ragazzi dalle strade insegnando un mestiere, recuperando tutto ciò che di buono ci hanno lasciato in eredità anziani che non hanno voce nel mondo digitale, dal tarallaro di quartiere al venditore di brodo di polipo, passando per i sarti, ramaioli e lavoratori del legno. “Quand’ero giovane sognavo di entrare nella bottega di un vecchio falegnamespiega Salvatore– ma lui mi ha sempre allontanato per paura che gli rubassi il lavoro. Tantissimi artigiani fanno la guerra ai giovani, anzi, spesso sono in guerra anche fra di loro e non riescono a fare squadra. A causa di questa miopia, tanti mestieri non si sono rinnovati: stiamo perdendo un patrimonio immenso di botteghe e cultura”. Per questa ragione si è dato una missione: aprire le porte dei negozi antichi e moderni, raccontandoli e coinvolgendo giovani dei Quartieri.

Salvatore Iodice Miniera
Salvatore Iodice, fotografia di Gennaro Giugliano

Gli attrezzi di un artigiano antico, un sogno di ragazzino

Il laboratorio di Miniera è un caos artistico, proprio come la personalità di Salvatore: sulle pareti ci sono insegne abbandonate con ancora la dicitura “Via Roma” al posto di Via Toledo alternate a dipinti, quadri e una gigantesca parete carica di martelli, seghe, pialle e altri strumenti, tutti appesi come trofei. “Lo strumento è il cuore di un artigiano. Non te lo darà mai, non lo può vendere. In questo luogo è invece successo un miracolo: tutte le botteghe che hanno chiuso i battenti ai quartieri ci hanno portato i loro attrezzi, noi li appendiamo alla parete per omaggiare il senso del lavoro. Ci ricordano valori antichi per non perdere la bussola oggi“.

Lo stesso Salvatore, alla fine, ce l’ha fatta a realizzare il suo sogno.Ho commesso molti errori nella mia vita. Ad un certo punto, quando non avevo più nulla da perdere, decisi di riprendere quel sogno che avevo da bambino: aprire una bottega di falegnameria, anche se non avevo mai lavorato prima come falegname. Non è stato facile all’inizio, ma oggi sono felice di vedere opere costruite con la mia fantasia. Piuttosto, sono passati 40 anni e ancora non mi sono tolto lo sfizio di scoprire che c’era nella bottega di quel falegname. La mia, invece, ha le porte sempre aperte”.

Parete con gli attrezzi Miniera
La parete con gli attrezzi

Fabio, Gennaro e la “macchia” dei Quartieri Spagnoli

Miniera è tutt’altro che un luogo di vecchietti nostalgici. Al progetto collaborano anche Fabio e Genny, con le loro storie che si sono intrecciate con quella di Salvatore Iodice.

Fabio De Rienzo, che oggi lavora in un’agenzia di comunicazione, ha avuto una storia di odio e amore verso il suo quartiere natale. “Mi sono allontanato per vent’anni dai Quartieri, non avevo un buon rapporto con queste strade e volevo trovare il mio percorso. Alla fine la strada la persi“.

La vita di Fabio sembrava lontana da casa, “poi ho conosciuto Salvatore e sono tornato qui per rimanere e migliorare la mia terra, consapevole dei pochi mezzi che abbiamo. Miniera è un patrimonio che appartiene a tutti i Quartieri Spagnoli“.

Diversa invece è la storia di Gennaro Giugliano, di appena vent’anni, che lavora per diventare un fotografo professionista. “Sono sempre stato timido e introverso. Scoprii la mia passione per la fotografia, paradossalmente, quando al liceo fui mortificato da una docente, che definì il mio quartiere come “il peggiore di Napoli”, snocciolando spesso tanti luoghi comuni sulle strade di casa mia. Punto nell’orgoglio, decisi di portare alla maturità una tesi dedicata ai Quartieri Spagnoli, introdotta con un breve video che suscitò un enorme successo sui social sui quali era stato caricato. In quel momento capii che la mia strada era parlare attraverso le immagini“. Ed oggi, nei locali di Miniera, Gennaro lavora per diventare un fotografo ritrattista e di moda, esercitandosi proprio sui tantissimi personaggi che popolano il suo quartiere.

Fabio Miniera
Fabio di Miniera

Riciclarte e solidarietà

I progetti svolti dall’associazione all’interno dei Quartieri Spagnoli non si contano. Dalla segnaletica turistica, tutta realizzata in legno riciclato, all’installazione di cestini per la spazzatura realizzati con frammenti di mobili gettati per strada. “Il concetto di riciclarte è una mia filosofia di vita – spiega Salvatore – perché secondo me la spazzatura non deve nemmeno arrivare all’Isola Ecologica. Cerco di dare un senso anche alle cose. Tutti abbiamo una seconda possibilità nella vita, basta trovare il giusto impiego. Anche la spazzatura può essere valorizzata“.

Riciclarte riesce a riqualificare il quartiere in due aspetti da sempre drammatici: riesce infatti a togliere la spazzatura riversata da incivili in strada, ma anche a riqualificarle con oggetti utili e non solo semplici prodotti artistici fini a sé stessi. Il lavoro ha richiesto giornate intere di manodopera volontaria, fatta senza alcun compenso e con l’unico interesse di restituire dignità alle strade.
Più in generale, tutte le attività di Miniera non hanno scopo di lucro e sono svolte con la massima trasparenza e semplicità, aiutate solo dal supporto dei cittadini che, assicura Fabio, “non manca mai“.

Addirittura i computer sono nel nome della solidarietà – aggiunge Fabio- perché li abbiamo presi da un call center fallito. Erano in pessime condizioni, ancora oggi sono al limite dell’inutilizzabile. Ma ci siamo sempre arrangiati. Pensa che abbiamo girato un breve docufilm, ma non riuscivamo a montarlo: fu una vera odissea! Poi fortunatamente riuscimmo a trovare uno sponsor che, omaggiato con un nostro lavoro in legno, decise di donarci un computer moderno, che oggi mettiamo a disposizione di chi ne ha bisogno”. E conclude: “Adesso vogliamo realizzare una piccola sala prove, per permettere a ragazzi di esercitarsi nella musica senza sostenere costi proibitivi per molte famiglie“.

Base Miniera
La base di Miniera

Le storie dei mestieri antichi per salvare il futuro

Miniera è una sorta di “associazione del popolo dei Quartieri” perché, inutile negarlo, i Quartieri Spagnoli sono una vera e propria città all’interno della città. C’è un popolo dall’identità orgogliosissima fatto di personaggi che hanno vissuto per tutta la vita in quella griglia di vicoletti fra Corso Vittorio Emanuele e Via Toledo, come se Napoli fosse rimasta sempre quella delle fotografie di Giorgio Sommer.

Ci sono personaggi fuori dal tempo come l’ultimo impagliatore di sedie, oppure l’anziano pittore dei cartelli. E ancora, la signora Fernanda delle pizze fritte, Fortunato il tarallaro dei quartieri o Elio il sarto, che ha chiuso il suo negozio dopo 50 anni di attività vedendolo trasformato in un garage per motorini.

Questi personaggi antichi rinascono attraverso fotografie che vengono stampate e applicate sui muri dei Quartieri, come se potessero di nuovo farci compagnia le voci dei personaggi storici che oggi non ci sono più.

Fortunato il tarallaro
Fortunato il tarallaro, fotografia di Federico Quagliuolo

Il Premio Miniera, un esempio per giovani e adulti

L’associazione ha anche organizzato un premio morale per gli artisti e gli artigiani. “Di solito si invitano ai premi grandi intellettuali. Noi premiamo lo scarparo, perché il suo lavoro è nobilissimo e va riconosciuto con un piccolo momento di gloria“. La prima edizione, andata in scena nel 2019, ha fatto pienone al Gambrinus, mentre la seconda scena sarà svolta a Piazza Montecalvario.

Anche il premio agli artigiani, spiega Salvatore, è un evento importante come tutte le altre attività di Miniera. “Cerchiamo di mettere un seme nella testa dei giovani. Non sai quando germoglierà, ognuno ha i suoi tempi. Ma sai che, un giorno, i ragazzi si ricorderanno di quelle immagini o di quelle esperienze”.

A suo avviso, “con l’artigianato possiamo dare una possibilità a tutti quei giovani confusi che, senza alternative, diventano manovalanza della Camorra. Le strade a volte sono lunghe, ma tutti siamo creativi nell’animo. Dobbiamo solo arrivare a capire quale è il modo giusto per esprimere i nostri sentimenti e trasformarli in un lavoro onesto. Miniera cerca di fare proprio questo”.

-Federico Quagliuolo

Gennaro Giugliano fotografo
Gennaro, il fotografo

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