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Napoli è giallorossa e Roma è bianconera.

No, non si parla di calcio, ma dei colori cittadini.
Chi lo avrebbe mai detto, infatti, che Napoli ha uno stemma giallorosso da molto più tempo, rispetto a Roma?
Anche durante l’Impero Romano, infatti, la città di Roma era identificata con la figura della lupa e con il colore rosso, mentre Napoli ha mantenuto i suoi colori inalterati sin dal momento della nascita del simbolo.

Eredità dell’imperatore Costantino?

Il momento della creazione dello stemma napoletano si perde nella notte dei tempi e ci sono diverse teorie in merito:
la prima lo ricollega all’imperatore Costantino, che volle legare alla città il colore dell’oro (che ora è diventato giallo), il colore del Sole e, di conseguenza, di Dio, al colore rosso, che è il colore regale per eccellenza, oltre a testimoniare il valore della giustizia e della nobiltà.

Barcellona stemma
Lo stemma di Barcellona

Un legame con la Catalogna

la seconda teoria avvicina la città al dominio spagnolo degli Aragona, che avevano nello stemma della casata i colori giallo e rosso, gli stessi della città di Barcellona e della Catalogna.
Spagna e Italia, d’altronde, hanno un’infinità di influenze culturali reciproche e proprio Napoli è probabilmente una delle città più spagnole d’Italia. In questo caso, però, ci sono diverse obiezioni: alcuni studiosi di epoca angioina già parlavano di Napoli colorata di giallo e rosso.

Diverso, ad esempio, è il caso dello stemma di Lecce: quello è quasi sicuramente figlio della dominazione aragonese.

Pergamena Dalorto
Una mappa di Angelino Dalorto,con i simboli delle città.

I tempi oscuri del Ducato di Napoli

La teoria catalana, infatti, è stata smentita da una pergamena del 1388 di Angelino Dall’Orto (in altri casi si trova anche con il nome di Dalorto o Dulcert), che, in una mappa della città di Napoli, disegna vicino uno scudetto con i colori giallorossi…che non si tratta dello stemma del Reame, ma solo della città“, a detta dello scrittore, risalgono “ai tempi in cui Napoli era un Ducato libero.

La corona dello stemma, infatti, indica in araldica “la comunità“, la Napoli indipendente in quel periodo che va dall’ VIII secolo D.C. fino alla conquista dei Normanni. Sulla Napoli ducale, però, non abbondano gli studi e sono giunte poche testimonianze, ma non ci sono ragioni per credere che Dalorto abbia detto una notizia falsa.

Sedile del Popolo
Il sedile del Popolo, copyright Eccellentissima Deputazione del Tesoro di San Gennaro

Altra teoria, fra le più accreditate, ricollega l’origine dei colori di Napoli al Sedile del Popolo, che era praticamente identico all’attuale stemma cittadino, ma con una grande P al centro.

I sedili della città erano le unità amministrative dei quartieri di Napoli, composti esclusivamente dalle famiglie nobiliari tranne, appunto, il sedile del Popolo. La città, sin dai tempi dell’antica Roma, era governata dalle Fratrie, che erano delle rappresentanze di determinati settori che si riunivano per decidere il bene comune. Erano identificate attraverso una divinità che li tutelava.
Queste, con molta probabilità, trovarono la loro evoluzione nei Sedili. Il sedile del Popolo non aveva poteri decisionali, ma poteva esporre le lamentele e i bisogni del popolo alle classi nobili ed era frequentato dai borghesi, ovvero avvocati e medici. Aveva sede inizialmente nei pressi di Piazza Grande Archivio, poi a Sant’Agostino alla Zecca. Nacque intorno al XIII secolo, quindi circa un secolo prima della mappa di Dalorto.

Stemma fascista Napoli
Lo stemma del Comune di Napoli in un orologio del Vomero

Le varianti dello stemma in epoca fascista

Peculiarità del simbolo del Comune di Napoli: inizialmente il fascio littorio era affiancato al simbolo del Comune

La Napoli giallorossa fu, come tutte le città d’Italia, oggetto della riforma culturale fascista, ma con una particolarità: quello napoletano uno dei pochi stemmi che vide affiancato un secondo scudetto fascista (e non inserito al suo interno), introdotto nel 1928 e rimosso nel 1944. A partire dal 1933, quando una direttiva ministeriale volle uniformare l’araldica cittadina, il fascio littorio fu inserito nella metà gialla dello stemma di Napoli, anche se molti arredi pubblici ancora oggi lo mostrano nelle posizioni più fantasiose per questioni di design.

Ci sono alcune eccezioni, come ad esempio l’ascensore del Ponte di Via Chiaia: in quel caso lo scudetto è addirittura diviso in tre parti.

Dettaglio dell’ascensore di Via Chiaia

E Roma bianconera?

Roma, invece, dopo la caduta dell’Impero Romano vide disegnato “d’ufficio” più volte il suo simbolo. Nelle varie evoluzioni alternò i colori giallo-bianchi-rossi della Chiesa ad una lupa in bianco e nero, con una fascia rossa.
Fu Papa Pio VII, il giorno dopo la sua elezione nel 1800, impose alla città di Roma i colori bianco e oro, gli stessi che ancora oggi adotta il Vaticano, scagliandosi contro il precedente stemma, che considerava davvero brutto.

colori comune di Roma
Lo stemma del Comune di Roma fino all’arrivo di Pio VII

Roma tornerà giallorossa solo nel 1884, quando il sindaco Leopoldo Torlonia volle riprendere simbolicamente il rosso, che identificava la potenza dell’impero che fu capace di civilizzare il mondo intero, e il giallo, simbolo della potenza dell’antico Vaticano.

E così, quando un giorno qualcuno dirà che “Napoli è giallorossa“, non si parlerà di calcio, ma del grandissimo orgoglio della città campana.

-Federico Quagliuolo

Riferimenti:
http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3504

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