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La tomba di Francesco Solimena, uno dei più famosi artisti d’Italia, è in una piccola chiesa del quartiere Barra di Napoli. Si chiama Santa Maria della Sanità e non è un caso l’omonimia con la chiesa più famosa nel centro storico di Napoli: fu infatti fondata circa 5 secoli fa da un gruppo di frati che volle spostarsi in provincia. La stessa zona che, cent’anni dopo, diventò la casa dell’artista. Era soprannominato “Abate Ciccio”, in quanto terziario domenicano.

Solimena era infatti particolarmente affezionato a Napoli e in particolare al piccolo casale di Barra, dove creò una villa che assomigliava al paradiso terrestre e stabilì una scuola frequentata da tutti i pittori dell’epoca. Buona parte dei suoi dipinti che si trovano in tutto il mondo furono prodotti nella sua casa e poi spediti ai committenti.
Oggi la villa non esiste più: fu bombardata durante la II Guerra Mondiale. I resti del pittore, invece, sono sepolti proprio nella sua città adottiva.

Alla fine della storia ci sarà qualche opera di Solimena da ammirare.

Francesco Solimena autoritratto
L’autoritratto di Francesco Solimena. La sua parrucca è conservata nella tomba

Conosciamo Francesco Solimena

Francesco Solimena non fu solo l’autore di decine di dipinti straordinari come l’intero affresco del soffitto di San Domenico Maggiore, ma fu anche un eccezionale architetto: la ed ebbe una vita parecchio lunga: visse 90 anni, (Nacque a Canale di Serino nel 1657 e morì a Barra nel 1748) e dipinse per buona parte della sua esistenza prima nella bottega di suo padre, fra Nocera e Pagani. Poi si trasferì a Napoli e strinse amicizia con Luca Giordano e Mattia Preti.

Per intenderci, i suoi dipinti si trovano a Londra, in Catalogna, a Strasburgo e sparsi più o meno in tutte le regioni d’Italia. Ovviamente il suo centro d’interesse maggiore fu Napoli, dove disegnò in prima persona edifici come la chiesa di San Nicola alla Carità o la facciata della sua stessa chiesa a Barra.

Più in generale i Domenicani erano molto presenti nella zona di Barra e, non a caso, erano i maggiori committenti del pittore irpino.

Barra fra il ‘600 e il ‘700 era poco più di un casale immerso nel verde, con una vasta palude che lo separava da Napoli. Era frequentato da numerose famiglie nobiliari, come i Caravita di Sirignano, che crearono una villa bellissima che ospitò addirittura la regina d’Ungheria. Lungo Corso Sirena, che è la strada principale, ogni mattina Solimena si incamminava dalla sua villa per raggiungere la chiesa di Santa Maria della Sanità (chiamata anche “San Domenico” dai residenti) e pregare. Poi cominciava a lavorare e chiamava a sé i suoi studenti. E questa fu la sua routine quotidiana fino a 90 anni: amava talmente tanto dipingere che, nonostante fosse diventato quasi cieco ed era ormai infermo, firmò il suo ultimo dipinto alla veneranda età di 89 anni. E, se avesse trovato il modo per tornare giovane, probabilmente ancora oggi starebbe dipingendo.

Solimena Reliquiario
Un vero e proprio reliquiario di Francesco Solimena all’interno dell’ipogeo della chiesa di Santa Maria della Sanità. Foto di Federico Quagliuolo

La tomba di Solimena nella chiesa di Santa Maria alla Sanità

Dopo la morte il pittore decise di rimanere nel suo paradiso personale. E si fece seppellire proprio nella chiesa che lui stesso restaurò: la lapide che ricorda la sua tomba è stata messa solo nel 1997, ben . Ma, nell’ipogeo della chiesa è rimasta per 200 anni una piccola cassettina che contiene la testa e la parrucca originale di

Suore Azzurre
I vestiti delle suore, fotografia dal sito dell’ordine

Di azzurro in azzurro: una chiesa che fa viaggiare nel tempo

Santa Maria alla Sanità di Barra è un luogo davvero fuori dal tempo. A partire dal vestiario dei frati e delle suore, che non è cambiato di una singola cucitura in 500 anni. O meglio: è cambiato solo l’ordine che gestisce l’edificio religioso, che oggi è la comunità delle Suore Adoratrici del Cuore Regale di Gesù, guidata dal francese don Similien Waché De Corbie. Ma le cerimonie religiose sono rimaste le stesse del ‘500.

Le messe si svolgono in latino e i canti sono uno spettacolo di colori e di musica: le suore infatti sono vestite con particolarissimi manti turchesi, dai riflessi brillanti e dai dettagli bianchissimi. Gli uomini, invece, hanno un lungo vestito nero con il colletto bianco che, nelle cerimonie, cambia colore a seconda dell’evento. Il dettaglio interessante riguarda però l’azzurro delle suore, che conquista l’occhio proprio come le tinte accese che il pittore irpino amava.

Scommettiamo che la buonanima di Francesco Solimena, che riposa quieto nelle fondamenta della chiesa, sarà molto felice per questa colorata coincidenza.

-Federico Quagliuolo

Grazie ad Anna Paola Napoli per averci mostrato la chiesa e averci fatto scoprire questa meravigliosa storia!
Informazioni biografiche da Achille della Ragione
Suore adoratrici del cuore regale di Gesù Cristo Sommo Sacerdote

Carlo V
Carlo V
Diana ed Endimione
Solimena, Diana e Endimione
Sacrestia San Paolo Maggiore
Un’opera incredibile: la sacrestia di San Paolo Maggiore, tutta affrescata da Solimena. Mozzafiato.

Di Mentnafunangann – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37168855

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