Ammettiamolo: tutti noi, fra una partita allo Stadio e un evento alla Mostra d’Oltremare, siamo rimasti incuriositi dalle tre torri di Piazzale Tecchio. Se i bambini giocano cercando di risalire le scale della torre di legno e i vecchietti si siedono sulla base del cilindro di cemento, quella di metallo ha invece uno schermo spento e cupo, con la base devastata dai graffiti.
Le tre torri hanno vari significati: presente, passato e futuro e, in secondo luogo, tre aspetti della vita, dall’informazione alla natura alla memoria. L’idea di fondo dei progettisti era quella di creare una versione moderna delle macchine da festa di epoche antiche.
Scopriamone la storia.
“Facciamo Piazza Pulita”: le tre torri di Fuorigrotta al centro del mondo
Questo fu il nome del tavolo pubblico del Comune di Napoli che, dopo l’assegnazione dei mondiali di calcio 1990 all’Italia, diede il via a un gigantesco progetto di ristrutturazione della città: dalla leggendaria Linea 6, una metropolitana che doveva collegare Fuorigrotta con il Centro Storico riprendendo i progetti dell’antichissima, alla riqualificazione di Fuorigrotta, rimasta praticamente intatta sin dai tempi del fascismo.
Il rifacimento di Piazzale Tecchio fu affidato allo studio Pica Ciamarra, che pensò di creare un percorso di sensazioni da attraversare in un’area pedonale che avrebbe collegato la facoltà di Ingegneria di Piazzale Tecchio ai laboratori di Via Claudio. Il progetto in realtà risaliva addirittura agli anni ’70, ma in occasione dei mondiali di Italia ’90 fu arricchito anche con il sottopasso, oggi famoso per i continui allagamenti in occasione delle piogge, e per i parcheggi del San Paolo, oggi abbandonati. I sogni dei progettisti, però, erano ben diversi e il piazzale doveva diventare un luogo di ritrovo dell’area fieristica più grande d’Europa, con le tre torri che dovevano essere legate da raggi laser e giochi di luce.
D’altronde, dopo i cubi di cemento del boom economico, gli anni ’80 e ’90 furono i tempi delle opere di architettura moderna, le stesse che nel 1992 trasformarono Barcellona nella capitale delle Olimpiadi e la resero una delle città più trendy d’Europa.
La torre del tempo e dei fluidi
La prima torre è al centro della piazzetta di fronte alla Mostra d’Oltremare. Fra le tre torri di Piazzale Tecchio è la protagonista dello scenario: dovrebbe rappresentare il senso del movimento della natura e la scala (che sulla base non ha i gradini per ovvie ragioni di sicurezza!) dovrebbe rappresentare il senso dell’evoluzione e della progressione del tempo. I materiali, principalmente il legno, doveva poi rappresentare il senso del passato.
La “vela” che si trova al centro della struttura non è messa a caso: si tratta di un congegno che doveva attivarsi con il vento in modo da produrre un suono delicato, oltre a fungere da meridiana. Aveva anche una seconda funzione: doveva ricevere le proiezioni luminose della vicina torre dell’Informazione.
La torre della Memoria
I cittadini la reputano la più brutta delle tre installazioni, che “ingombra” il marciapiede con i suoi sostegni ormai arrugginiti e la sua strana forma cilindrica, che ricorda un pilastro di Palazzo Ottieri perso per strada. In realtà doveva rappresentare il presente e, piazzandosi sotto la torre, doveva riuscire a mostrare il mare di Bagnoli grazie a un complesso sistema di specchi.
La Torre dell’Informazione
La terza installazione, che si trova in direzione Via Claudio: sembra una vecchia torre radio, che in un certo senso richiama la famosa Torre Mediaset di Cologno Monzese. Rappresenta il futuro, con le sue antenne, il suo metallo e lo schermo che avrebbe dovuto proiettare informazioni sulle partite. C’erano poi alcuni puntatori laser che avrebbero dovuto inviare giochi di luce sulla vela della torre dei fluidi. Ovviamente non esiste più nulla adesso.
Oggi è “arricchita” dalle telecamere di sorveglianza, che in un certo senso descrivono ancora meglio un futuro che negli anni ’80 era inimmaginabile.
La cascata dimenticata
L’ultimo elemento, in realtà, è una cascata che si trova proprio alle spalle della torre dell’Informazione. Nella vasca della fontana si riescono a notare solamente i tubi di scarico delle acque, ormai arrugginiti ed esposti all’aria da anni, e la forma effettivamente insolita: è fisicamente una piramide con un muro rigato.
La ragione è spiegata proprio dallo studio Pica Ciamarra: quando fu inaugurata la fontana, il getto d’acqua doveva rompersi sui vari mattoni, azionando un meccanismo che avrebbe riprodotto rumori e sensazioni di una piccola cascata. Troppo bello per essere vero.
Trent’anni dopo gli scandali e i mondiali di Italia ’90, le tre torri di Fuorigrotta ricordano l’ennesima storia di progetti grandiosi che, per l’incuria del tempo e la disaffezione dei cittadini, segnano un futuro ben diverso da quello immaginato dai progettisti.
-Federico Quagliuolo
Riferimenti:
https://www.nagora.org/era-la-nuova-piazza-di-fuorigrotta
http://www.pcaint.com/it/pavia-restauro-teatro-dei-4-cavalieri-2/