Lo chiamiamo Maschio Angioino, anche se in realtà il castello di Piazza Municipio è un vero monumento alle gesta dei re aragonesi. Lo scopriamo nella porta di bronzo di Castel Nuovo, voluta da Ferdinando I d’Aragona, e nelle decorazioni del castello che fu ricostruito dal padre Alfonso, che volle celebrare il suo ingresso in città creando una residenza reale bellissima.

Concentriamoci però sul portone d’ingresso, che, nonostante una bellezza straordinaria, con le sue cicatrici porta visibili tutti i danni di battaglie, invasioni e guerre che Napoli ha sostenuto negli ultimi 500 anni, proprio come uno specchio della città.

Oggi c’è anche un buco che, fino al 2018, ospitava una palla di cannone conficcata al suo interno che pochi riuscivano a spiegare. Si tratta della più viva fotografia che racconta i momenti finali dell’indipendenza di Napoli.

Dettaglio Castel Nuovo Alfonso IV
Il dettaglio di Castel Nuovo con Alfonso IV che entra a Napoli. Foto di Federico Quagliuolo

Scopriamo la porta di bronzo di Castel Nuovo

La porta di bronzo fu la ciliegina sulla torta del nuovo castello costruito dagli Aragona sulle rovine dell’antico Maschio Angioino, molto più piccolo e modesto. Fu però abitato per relativamente poco tempo dai suoi nuovi proprietari, dato che Alfonso d’Aragona, che lo volle ristrutturare, lo vide completato solo alla fine del suo regno, intervallato da tanti viaggi fra la Catalogna e Napoli.

Nello specifico, la porta fu commissionata nel 1475 da Ferrante I allo scultore Guglielmo Monaco per celebrare il più grande trionfo della sua carriera militare. Il re, infatti, passò invece tutta la sua vita in guerra, fra i nobili napoletani che lo volevano morto e gli angioini che volevano tornare sul trono, sostenuti dal Papa e da parte degli stessi Sedili contrari al sovrano di origini catalane.
Ed è proprio il trionfo di Ferrante su Giovanni d’Angiò che è raccontato sui battenti decorati in modo raffinatissimo, che ancora oggi sono in ottimo stato di conservazione nonostante i tantissimi danni che ha subito la porta.

Nei bassorilievi della porta ci sono infatti proprio i momenti salienti della carriera, tutti descritti con una frase in latino.

  • Primo quadrante: l’agguato di Teano del 29 maggio 1460, dopo l’incontro fra Ferrante e Marino Marzano
  • Secondo quadrante: Ferrante che sconfigge i nemici
  • Terzo quadrante: la presa di Troia del 21 agosto 1462
  • Quarto quadrante: la battaglia di Troia sulle rive del Sannoro, del 18 agosto 1462
  • Quinto quadrante: la ritirata degli angioini da Accadia verso Troia
  • Sesto Quadrante: la presa di Accadia del 9 agosto 1462
Porta di bronzo di castel nuovo originale
La porta di bronzo di Castel Nuovo originale, con tutti i suoi danni

La misteriosa palla di cannone sulla porta di bronzo di Castel Nuovo

Oggi c’è un buco che sembra quasi un atto vandalico andato a male, contornato da tantissime altre deformazioni del portone. Nel portone del palazzo non c’è più la palla di ferro conficcata, ma un tempo era possibile vederla.

C’è però un fatto strano: rispetto agli altri danni alla porta di bronzo di Castel Nuovo, quello maggiore proviene da un’angolazione incompatibile: la palla conficcata nel bronzo proviene infatti dalla parte posteriore, come se il colpo di cannone fosse stato sparato dalla piazza d’armi del castello e non dall’anteriore.

Ci sono in merito tante teorie.

Quadrante Castel Nuovo
Uno dei quadranti della porta di bronzo di Castel Nuovo. Foto di Federico Quagliuolo

Un portone sul mare in battaglia

Dopo la morte di Ferrante I di Napoli, i francesi e la nobiltà locale continuarono a tramare contro gli Aragona. Fu così che l’ambizioso venticinquenne Carlo VIII di Francia, usando come pretesto l’aver ereditato la pretesa al trono di Napoli da parte della nonna paterna, marciò contro la capitale del Regno di Napoli dopo aver conquistato Firenze e Savoia.

Ferdinando II, nipote di Ferrante, era ancora giovanissimo e fuggì da Napoli con tutta la sua corte per evitare una battaglia in città, un po’ come fece Francesco II 400 anni dopo. I tempi erano però completamente diversi e il popolo napoletano si ribellò al re, che nel frattempo si era autoincoronato come “Carlo IV di Napoli”. Fu qui che, incalzato a sud dai napoletani e dalla resistenza organizzata da Ferdinando II, fu bloccato a Fornovo dalla lega degli Stati Italiani, Carlo VIII di Francia decise di ritirarsi, non senza portarsi via da Napoli un corposo bottino di guerra, fra opere d’arte, gioielli e altre cose. Fra questi oggetti compariva anche la bellissima porta di bronzo del Castel Nuovo, che fu caricata su una nave.

Fu allora in mare, nel 1495, che i genovesi e la Lega Italiana ingaggiarono una battaglia con le navi francesi. Fu così che, poggiata sulla tolda, la porta di bronzo di Castel Nuovo fu usata come scudo. Una versione più convincente immagina che il portone era poggiato con la facciata rivolta verso terra: una palla di cannone colpì quindi la parte posteriore e la resistenza del legno la fece rimanere all’interno della struttura.

I genovesi rispedirono quindi a Napoli il bottino del re francese, assieme alla porta di bronzo danneggiata.

dettaglio castel nuovo
Un altro dettaglio del Castel Nuovo, foto di Federico Quagliuolo

La porta di bronzo di Castel Nuovo e la fine dell’indipendenza del Regno di Napoli

La seconda teoria immagina che la palla di cannone si sia incastrata durante l’assedio di Napoli del 1503, appena 8 anni dopo gli eventi del re francese.

Il Regno di Napoli doveva essere infatti spartito fra la Spagna e la Francia, ma gli accordi finirono in una sanguinosa guerra. Il re Federico I d’Aragona fu infatti tradito dal cugino, Ferdinando il Cattolico, dopo un accordo segreto con la Francia per spartirsi un regno ormai indebolito da cent’anni di guerre e assedi.

Nel 1501 fu deposto Federico, mentre Ferdinando il Cattolico mandò nel Sud Italia il condottiero Gonzalo Di Cordoba, soprannominato “l’eroe di Spagna“, che assediò il Regno di Napoli per scacciare i francesi e annettere i territori alla Corona di Spagna.

Fu in quest’occasione, nel 1503, che si svolse una battaglia fra i francesi, asserragliati nel Castel Nuovo costruito in origine dai loro antenati a Napoli, e gli spagnoli. Fu probabilmente in quest’occasione che fu sparato un colpo di cannone di piccolo calibro contro le truppe francesi che stavano scappando, colpendo di fatto il portone alle spalle. Viceversa, più realisticamente, potrebbero essere stati i francesi a sparare un colpo di cannone contro gli spagnoli.

Questa teoria, per quanto complicata, è sostenuta anche da diversi storici dell’epoca. Quel che è certo è che questo portone, che abbia viaggiato per mare o sia stato protagonista di battaglie di terra, è probabilmente la testimonianza “vivente” più forte di quel momento in cui Napoli perse l’indipendenza, diventando per 200 anni una ricca provincia dell’immenso impero spagnolo. Tutto nato da un tradimento fra cugini.

-Federico Quagliuolo

Porta di bronzo castel nuovo
La porta di bronzo del Castel Nuovo oggi: la palla di cannone non è presente

Riferimenti:
Gio Antonio Summonte, Historia della città e del Regno di Napoli, Bulifon, 1671
Alfredo D’Ambrosio, le strade di Napoli antica nella città moderna, Edizione Nuova, Napoli, 1972
Carlo Celano, notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli, edizione 1798
https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1381

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